Pfas, con il sequestro Arpav indagati 9 dirigenti Miteni

VICENZA. La clamorosa svolta giudiziaria sui Pfas nasce da una denuncia presentata dalla Miteni in cui i vertici dell’azienda chimica di Trissino spiegavano di avere ritrovato nel loro terreno dei...

VICENZA. La clamorosa svolta giudiziaria sui Pfas nasce da una denuncia presentata dalla Miteni in cui i vertici dell’azienda chimica di Trissino spiegavano di avere ritrovato nel loro terreno dei «sacchi di plastica che contengono rifiuti industriali». Il fatto risale a una settimana fa, con tanto di filmato mostrato in tv, come presunta «prova del reato»: i veleni avrebbero contaminato le falde della «Poscola», un piccolo torrente che scende dall’Alto vicentino, nella stesse terre ora attraversate dalla Pedemontana, con i cantieri avviati e bloccati per la mancanza di fondi.

L’allarme lanciato dalla Miteni fa scattare l’intervento dell’Arpav che pone sotto sequestro tutta l’area, un tempo della Rimar acronimo di Ricerche Marzotto. I magistrati berici che stanno indagando sul caso Pfas, dopo la scoperta dei rifiuti, decidono di far rientrare gli scarti industriali all’interno dell’inchiesta sui composti perfluoroalchilici.

Non solo, perché, contemporaneamente al sequestro dell’area fanno partire anche dieci avvisi di garanzia iscrivendo nel registro degli indagati la stessa Miteni (come persona giuridica per illecito amministrativo) e altre nove persone fisiche; ovvero chi negli ultimi anni ha ricoperto delle posizioni apicali nella gestione dell’azienda chimica di Trissino.

I reati ipotizzati sono adulterazione dell’acqua e inquinamento ambientale andando ad allargare le indagini anche ai mini-Pfas, le sostanze a “catena corta”.

Gli avvisi di garanzia. I sostituti Barbara De Munari e Hans Roderich Blattner, quindi, oltre alla Miteni hanno spedito gli avvisi di garanzia ad Antonio Alfiero Nardone, 55 anni, ad della società di Trissino; Francesco Cenzi, 62, dirigente Miteni; Mauro Cognolato, 45, responsabile manutenzione; al manager 43enne Davide Drusian, e ancora, Mario Fabris, 55 anni, direttore di stabilimento dal giugno 2004 al dicembre 2009; a un altro dirigente, l’olandese Alexander Nicholaas Smith, 74 anni; infine al presidente del gruppo Icig di cui fa parte Miteni, l’irlandese Bryan Anthony McGlynn, 61 anni.

Pool di esperti. la procura di Vicenza per seguire l’inchiesta ha pensato di chiedere la consulenza di un pool di esperti in grado di riuscire a rispondere, sostanzialmente a due quesiti: se i Pfas e i cosiddetti mini-Pfas nuociano effettivamente alla salute e se, in caso affermativo, da quanto tempo la Miteni fosse stata a conoscenza degli effetti dannosi sul sangue dei cittadini. A coordinare il pool dovrebbe essere un super consulente, sembra straniero, che i pm berici avrebbero già individuato, ma che non avrebbe ancora ufficialmente accettato l’incarico.

La posizione dell’azienda. Per quanto riguarda gli avvisi di garanzia a manager e dipendenti Miteni, in una nota stampa, ha ribadito piena disponibilità e collaborazione con i pm titolari dell’inchiesta. Poi, la società ha precisato la propria posizione in merito ai rifiuti rinvenuti. «Il seppellimento di rifiuti ai margini dello stabilimento, avvenuto presumibilmente negli anni ’70, è un potenziale danno contro la collettività, contro i lavoratori di Miteni e contro l’azienda. Il sequestro e l’approfondimento dei fatti da parte della Procura vanno a tutelare tutte le persone, il territorio e chi ha sempre operato nel pieno rispetto delle leggi e dell’ambiente. Miteni ha investito oltre 2 milioni di euro per la depurazione della falda e la ricerca di eventuali contaminanti nel sottosuolo».

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