Ponte di Piave, il caso della Madonna che piange

Alcuni parrocchiani l'hanno vista lacrimare i primi due venerdì di agosto. Giovedì 15 il parroco ha deciso di metterla sotto chiave: "Serve prudenza". Ma intanto sono sempre di più i fedeli che vogliono vederla da vicino

PONTE DI PIAVE (Treviso). La statuetta della Madonna nella chiesa parrocchiale di Ponte di Piave lacrima. Sono almeno cinque i fedeli che giurano di averlo visto da vicino.

La statua che, da circa 40 anni, si trovava nella cripta della chiesa, per disposizione del parroco don Gian Paolo Bano è stata spostata e collocata nell’alterale laterale sinistro, di fianco a un’altra statua più grande raffigurante sempre la Madonna. Lo spostamento sembra sia stato disposto per ragioni di sicurezza.

Da quando nei giorni scorsi si è sparsa la voce della lacrimazione in molti, per pregare, si sono recati nella cripta raggiungibile attraverso una rampa di scale, e ciò costituiva un potenziale pericolo. Di qui la decisione di spostarla.Ad accorgersi per prima che gli occhi della Madonna trasudavano è stata casualmente un’anziana del paese, venerdì 2 agosto. Lo strano fenomeno si sarebbe ripetuto il venerdì successivo, il giorno 9, alla presenza di almeno altre quattro persone.

Il parroco – che in quei giorni si trovava in pellegrinaggio al santuario di Lourdes – avrebbe raccolto la notizia con grande prudenza e di ciò non ha dato alcuna pubblicità. Ma le voci hanno cominciato a girare prima tra i residenti di Ponte di Piave, superando poi i confini comunali. E così è cominciata una piccola processione, anche di alcuni ammalati provenienti da varie località della provincia e non solo. Ormai sono decine e decine i lumini che sono stati accesi in prossimità dell’altare, che è stato transennato. Un piccolo cartello raccomanda di non avvicinarsi troppo e di non toccare la statua. Qualcuno ha deposto sui due inginocchiatoi la “Supplica alla Madonna delle lacrime” ufficializzando così la notizia e richiamando quanto accadde nell’agosto del 1953 a Siracusa dove esiste il Santuario della Madonna delle lacrime che è visitato ogni anno da migliaia di persone.

agostini agenzia fotofilm ponte di piave lacrime madonna in cripta chiesa
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La Madonna che piange il giorno di Ferragosto è stata riportata nella cripta della chiesa parrocchiale di Ponte di Piave. Dopo il clamore suscitato dalla notizia del fenomeno delle lacrime ripetutosi per due venerdì consecutivi (il 2 e il 9 agosto) la Chiesa ha scelto la via della prudenza e del silenzio. Dalla mattina di Ferragosto, quindi, la statua non è più visibile a fedeli e curiosi. La cripta, infatti, è interdetta alle visite e la porta di accesso risulta chiusa a chiave. La decisione è stata presa dal parroco don Gian Paolo Bano in accordo con i superiori. «La gente», ha detto il sacerdote, «ha bisogno di segni e di prodigi, semplificando vorrebbe il miracolo. Ma la Chiesa su questo punto è da sempre vigile e prudente. Io dico preghiamo e riportiamoci al Vangelo». Il parroco ammette di aver visto anche lui il volto della statua della Madonna bagnato, ma non si sbilancia sulle possibili cause del fenomeno. Il sacerdote precisa che la cripta, dove è stata ricollocata la statua, è aerata ed abbastanza fresca. In questo ambiente non esistono condizionatori.


L’ESPERTO

Il caso della statuetta della Madonna della chiesa di Ponte di Piave fa riaffiorare alla memoria la vicenda della Madonnina di Civitavecchia. Quando nel febbraio del 1995 avrebbe per ben 14 volte stillato lacrime di sangue. E sebbene la Chiesa ad oggi non si sia ancora pronunciata sulla natura di quelle lacrimazioni, da allora la statua custodita in una teca della chiesa è esposta alla venerazione dei fedeli. A spiegare la necessità di muoversi con i piedi di piombo e l’atteggiamento di cautela della Chiesa di fronte a tutto ciò che nel “Documento della Congregazione della dottrina della fede” viene documento come «manifestazione straordinaria» è monsignor Stefano Chioatto, docente di Storia della Chiesa presso l’Istituto superiore di Scienze Religiose Giovanni Paolo I e direttore dell’Archivio storico della diocesi di Treviso.



Monsignor Chioatto perché le parole d’ordine della Chiesa di fronte a questi fenomeni sono prudenza e diffidenza?

«Perché la fede non si fonda su fatti miracolosi o miracolistici. E ci vuole molta prudenza per valutare».

A chi spetta il compito di verificare?

«La prima attestazione spetta al sacerdote responsabile del luogo, in questo caso il parroco. Qui viene fatta la prima valutazione generale del fatto. La maggior parte di questi fenomeni si rivelano non veri. In seconda istanza è il vescovo della diocesi ad essere chiamato a dare una valutazione, a verificare e a pronunciarsi sull’autenticità del fenomeno. Ad esempio il primo ad aver dato una valutazione negativa a Medjugorje è stato proprio il vescovo di quella diocesi. Sul caso a suo tempo si era espressa persino una commissione vaticana, ma quasi mai si arriva a questo».

Cosa fa dire alla Chiesa con certezza che non si tratta di un miracolo?

«Molto spesso manifestazioni non spiegabili si rivelano essere soltanto espressione di fanatismo e superstizione. E la fede non può mischiarsi a questo. Certo, possono essere diversi gli eventi non spiegabili scientificamente, ma il primo atteggiamento della Chiesa è sempre la prudenza. In alcuni casi, pur non essendosi pronunciata sull’autenticità dei fenomeni, non ha comunque detto di no alla devozione».

Cosa significa questo per i fedeli?

«Significa che là dove si dovesse sviluppare una devozione la Chiesa interviene per gestire la pastorale del fenomeno in modo da permettere ai pellegrini di avere un approccio corretto. Ci può essere devozione anche se non c’è stato il pronunciamento della Chiesa. Mi viene in mente un caso della diocesi di Vicenza dove il vescovo, pur non essendosi pronunciato in merito, ha provveduto subito alla cura della pastorale dei fedeli che hanno iniziato ad accostarsi».

Quando invece del miracolo c’è tutt’altro, di cosa si tratta?

«Certi fenomeni inspiegabili possono essere frutto semplicemente di illusione. Ma anche di dolo per interessi economici. Per tutto ciò che è contrario alla fede la chiesa interviene subito. Se c’è odore di imbroglio. Se c’è pericolo per la genuinità della fede».

Quando riconosce il miracolo la Chiesa?

«Ci sono tre livelli di giudizio. Il primo è affermare che non c’è nulla di soprannaturale. Il secondo che non ci sono prove che ci possa essere qualcosa di soprannaturale. Il terzo livello è quando si è certi della soprannaturalità dell’evento. A esprimere il giudizio a seconda dell’importanza del fenomeno può essere il vescovo, la conferenza episcopale e infine la Santa Sede. Ma il primo passo è sempre la prudenza». 

 


«Sì! Ho visto anch’io il volto della Madonna tutto bagnato». Il sacrestano non ha alcun dubbio: «Il primo che se n’è accorto», dice, «è stato un chierichetto che ci ha subito avvertito. Il fenomeno lo abbiamo constatato in tanti, anche don Paolo, il quale ha subito raccomandato prudenza e discrezione invitandoci a pregare».

agostini agenzia fotofilm ponte di piave lacrime madonna in cripta chiesa
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Nessuno si sbilancia, per ora, sulle cause e sulla natura della presunta lacrimazione. Di certo a detta del sacrestano «quella statua si trova nella cripta da decenni e mai, in precedenza, si era vista con le guance bagnate». Inoltre nella stessa saletta c’è anche una statua di sant’Antonio «e mai il suo volto si è presentato inumidito. Però», sottolinea, «per ora sarebbe sbagliato parlare di miracolo».

È cauta anche G. B. , signora di mezza età, che partecipa attivamente alle funzioni liturgiche della chiesa dedicata a san Tommaso di Cantherbury. «La statua», esordisce, «è in vetroresina e questo potrebbe spiegare il motivo per il quale si sia verificata la condensa, ma io ho visto una lacrimazione talmente copiosa da farmi pensare a un evento soprannaturale».

Molto scettico lo storico Claudio Rorato, il quale ricorda bene quanto successo il 14 e 15 luglio 1967: «Allora», dice, «qualcuno sostenne che la Madonna del capitello di Negrisia muoveva la testa. Del fatto ne parlò mezza Italia. A Ponte di Piave arrivarono televisioni, giornalisti, fedeli e tanti curiosi, ma poi tutto svanì nel nulla. Però devo ammettere che dopo oltre 50 anni i pontepiavensi si ricordano nitidamente dell’episodio».

Più possibilista lo storico di Salgareda Renzo Toffoli: «Da credente convinto», spiega, «attendo la risposta ufficiale della Chiesa. Sicuramente le autorità ecclesiastiche faranno un’accurata indagine su quanto successo e noi credenti attendiamo di sapere l’esito di questi accertamenti. Ad ogni modo è più importante la fede della ricerca del miracolo».

Pochi dubbi ha, invece, Brunella che  è arrivata appositamente da Montebelluna. «Volevo vedere la statua, ma non è stato possibile perché la cripta è chiusa. Un giovane mi ha assicurato che anche oggi gli occhi della Beata Vergine hanno lacrimato». Ma non c’è riscontro che qualche fedele abbia potuto vedere la statuetta chiusa a chiave. 

 

 

L’abbazia cistercense con la Madonna di Follina e il santuario della Madonna dei Miracoli di Motta faranno parte di un circuito di pellegrinaggi mariani che verranno organizzati nel 2020 dalla Pro Loco di Caorle, nell’ambito delle celebrazioni quinquennali della Madonna dell’Angelo di Caorle, che culmineranno in settembre con la processione via Mare della statua della madonnina caorlotta, tanto venerata dai pescatori. Lo ha annunciato Fabrizio Tonon, il presidente della Pro Loco di Caorle, durante i riti della madonna Pescheria a Ferragosto a Portogruaro. 

Il gemellaggio riguarderà Follina e Motta appunto, ma anche un santuario in Friuli, quello della Madonna di Rosa nella località Rodsa di San Vito al tagliamento, l’oratorio della Madonna della Pescheria, in territorio di Portogruaro; e appunto il santuario della Madonna del Mare, a Caorle, conosciuta anche come chiesetta della Madonnina.

«Siamo orgogliosi di questo lavoro di squadra. Daremo indicazioni ai turisti attraverso svariato materiale informativo e coinvolgeremo anche gli alberghi dei territori coinvolti, come Follina e Motta», ha raccontato Fabrizio Tonon, «vogliamo far conoscere i luoghi di culto mariani più vicini a noi e più importanti. Il culto per la Madonna non può limitarsi solo a Caorle, abbiamo pensato di proporre ai turisti che arrivano solo per la nostra Madonnina di visitare anche altre abbazie o santuari sparsi nel territorio triveneto in grado di stimolare la preghiera e la conoscenza». 

 

(Servizi di Alvise Tommaseo, Alessandra Vendrame, Rosario Padovano)

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