Presunti abusi sessuali in seminario a Treviso: "Minacciato per farmi tacere"
Il legale di Cecchin aggiusta il tiro. Oggi verrà presentato in Procura l’esposto del prof di Galliera. L’avvocato: «Le lettere anonime nascono dalle violenze di ventinove anni fa»

"Io abusato e poi minacciato da preti": Cecchin parla dell'esposto
PADOVA. Una settimana di esposizione mediatica per Gianbruno Cecchin. Originata dall’annuncio di una denuncia per presunti abusi sessuali che sarebbero stati subiti tra il 1990 e 1991 da lui, all’epoca seminarista e già maggiorenne, da due preti-educatori. L’imbarazzo della Diocesi di Treviso, nel cui seminario si sarebbero consumate le violenze.
E, dopo mille annunci, un’inchiesta che dovrebbe scaturire dalla Procura di Padova. Pare, per minacce. Pare, perché «l’esposto lo presenterò domani (oggi, ndr)».
Lo afferma con voce ferma Laura Bortolamei, avvocato, un passato da presidente del Lions di Cittadella, legale che assiste Gianbruno Cecchin, l’ex seminarista, oggi quarantanovenne, che denuncia due sacerdoti per le
violenze che avrebbe subito.
Perché, avvocato Bortolamei, depositerà alla Procura padovana?
«Per competenza territoriale».
Ma gli abusi sarebbero avvenuti a Treviso...
«Per gli abusi sessuali sono maturati i termini della prescrizione, da questi abusi però sono nate le minacce subite da Cecchin, anche di recente...».
Ci sono delle prove?
«Sì, abbiamo delle prove, dei documenti».
È possibile avere copia dell’esposto?
«Non ora. Si tratta di atti coperti dal segreto istruttorio, la magistratura dovrà fare i propri accertamenti».
Quindi non ci sarà analogo esposto indirizzato al vescovo di Treviso...
«Due mesi fa il professor Cecchin ha inviato al vescovo Michele Tomasi una lettera-denuncia; in questo arco di tempo non è mai stato sentito in Curia. Se ci verrà chiesto presenteremo una memoria dettagliata degli abusi e delle violenze subite in seminario. Nella lettera ci sono elementi sufficienti per far partire i necessari accertamenti relativi ai sacerdoti accusati».
Ventinove anni dopo i fatti, risulta però difficile accertare responsabilità.
«Come per tutti i reati che si consumano all’interno delle mura domestiche. Gli elementi probatori dipendono dalla affidabilità e credibilità dei soggetti coinvolti».
Per la cronaca, va detto che il vescovo di Treviso Tomasi ha avviato «da subito, un’indagine, secondo quanto indicato dalla Chiesa, al fine di far luce sulle gravi accuse formulate a carico dei due sacerdoti, persone unanimemente stimate per il loro servizio di educatori svolto per anni in seminario senza che mai sia stato sollevato da chicchessia il benché minimo sospetto sulla loro correttezza».
«Certo», afferma Gianbruno Cecchin, che si dice stanco («sono provato, non dormo da giovedì scorso») ma sereno, «gli abusi che denuncio sono prescritti, ma l’ultima lettera anonima contenente minacce mi è giunta quaranta giorni fa. Le prove degli undici abusi che ho subito? È tutta verità, non c’è nulla d’inventato. Io all’epoca dei fatti ho tenuto un diario in cui ho descritto tutto. Lo consegnerò ai giudici. A me interessa che i due preti siano perseguiti e che la Diocesi sappia che ci sono sacerdoti che hanno abusato sessualmente di alcuni seminaristi».
Cecchin esibisce due lettere che sono state imbucate nella sua cassetta postale di Galliera Veneta: «Sabato sera», recita una missiva, «abbiamo visto che eri a San Martino di Lupari. Ti ricordiamo di stare lontano dal paese e dal parroco. Lo sai che se parli sei morto».
Ma perché il professore di Filosofia, docente a contratto all’Università, è uscito solo adesso allo scoperto?
«Mi ha dato la forza il mio compagno con cui vivo da nove anni. E poi ha ragione papa Francesco, che invita chi è stato abusato a denunciare le violenze: anche lui mi ha trasmesso il desiderio di dire tutto.
Ho trovato finalmente il coraggio di buttar fuori questo peso che mi sono tenuto nel cuore per tanti anni. Solo così», conclude Cecchin, che in passato è stato anche assessore a Galliera, «potevo rinascere, ora mi sento leggero».
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