Primi licenziamenti nell’Alta

Diciassette gli esuberi alla Italfil, 15 alla Tecnomec
Si allunga la lista delle aziende dove la proprietà ha avviato la procedura di mobilità territoriale. Le ultime aziende dove sono stati chiesti licenziamenti sono l’Italfil con stabilimenti a Gazzo e Carmignano di Brenta, e la Tecnomec di Arsego di San Giorgio delle Pertiche. Entrambe sono aziende meccaniche.

 

ITALFIL.
L’azienda dell’Alta occupa 60 dipendenti, produce fili per saldatura ed è di proprietà della famiglia Gasparetto. Dopo un periodo di cassa integrazione ordinaria, la proprietà a causa della crisi del mercato del settore che perdura da oltre un anno, ha chiesto 17 licenziamenti, dei quali 12 nella sede di Gazzo e 5 in quella di Carmignano. La vertenza dell’Italfil è seguita dalla Fiom-Cgil e nello specifico da Dante Loi: «La proposta della proprietà potrebbe essere accettata soltanto se i licenziamenti venissero effettuati su base volontaria dei lavoratori - sottolinea il sindacalista - In caso contrario, respingeremo al mittente ogni tipo di “proposta indecente” e la Cgil si batterà, con tutte le forze possibili, per individuare una soluzione alternativa».


L’Italfil non è un’impresa meccanica qualsiasi: vi lavorano al 90% immigrati e, caso raro in tutta la provincia, le Rsu sono formate da un rumeno, un albanese e un senegalese. Tra l’altro, proprio in questi ultimi mesi, l’Italfil ha firmato un accordo di collaborazione economico con la Trader di Udine, azienda meccanica abbastanza nota che produce filo speciale per saldatura. Secondo fonti sindacali, la Trader sarebbe entrata in società con l’azienda di Gazzo sborsando una cifra pari a un milione e 600 mila euro.


TECNOMEC.
La proprietà ha chiesto 15 licenziamenti su 28 dipendenti. E’ un’azienda che produce manufatti di lamiera. Lo stabilimento si trova ad Arsego, nel comune di San Giorgio delle Pertiche. In pratica, il datore di lavorio chiede il dimezzamento dell’azienda. Differentemente dall’Italfil, alla Tecnomec i lavoratori sono quasi tutti italiani.

 

Sul fronte crisi che nella nostra provincia ha investito soprattutto il settore meccanico, le ultime notizie arrivano dalla Selco di Onara di Tombolo, dalla Sit-Group di Padova di Federico de’ Stefani e dall’Arneg di Marsango di Campo San Martino.

 

SELCO.
Nei prossimi giorni i sindacalisti della Cisl Andrea Bonato e Roberta Cabrelle firmeranno in questa azienda, che si trova a Onara di Tombolo e occupa 90 persone, un altro contratto di solidarietà. In pratica, anche in provincia di Padova, dopo un contratto simile sottoscritto all’Euroviti venti giorni fa, torna la formula molto cara alla Cisl del «lavorare meno, lavorare tutti».

 

SIT GROUP.
«Sit Group: nel colosso industriale guidato dal giovane amministratore delegato Federico de’ Stefani cresce ancora la cassa integrazione ordinaria (Cigo). Dopo il riposo forzato da Natale a oggi, effettuato a intermittenza per una parte dei dipendenti, la direzione ha comunicato a Fim, Fiom e Uilm che ci saranno altre due settimane di cassa anche dopo Pasqua. In questa seconda tornata sono coinvolti tutti i 600 lavoratori degli stabilimenti di Padova in viale dell’Industria, Pernumia e Rovigo.

 

ARNEG.
Ieri ieri pomeriggio i 700 lavoratori della grande azienda di Marsango, che produce banconi frigoriferi, hanno votato il referendum sulla flessibilità, che non piace molto né a una parte della Fiom né a Rifondazione. Sembra, invece, andare in porto il progetto che prevede la trasformazione dei 75 esuberi in cassa integrazione.
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