Quadri, mobili, argenteria Sequestrati i beni di Zonin

Gli avvocati dei risparmiatori nella villa del banchiere in centro a Montebello E i passanti: «Prendetegli tutto, ha rovinato i veneti e “ora semo tuti poareti”»
Zonin Copyright © 2008 Massimo Sestini - Tutti i diritti riservati.
Zonin Copyright © 2008 Massimo Sestini - Tutti i diritti riservati.

INVIATA A MONTEBELLO VICENTINO. «Lui ha rovinato il Veneto, ora semo tuti poareti». Josè, 88 anni, 35 dei quali passati a lavorare in un distributore, ha perso i risparmi di una vita dopo averli investiti in azioni Bpvi. La pensionata è ferma davanti alla villa di Gianni Zonin, in centro a Montebello. In strada c’è il mercato, dentro ci sono gli ufficiali giudiziari, impegnati nei primi sequestri dei beni mobili a favore dei risparmiatori. «Che gli portino via tutto, come lui ha portato via tutto a noi», dice Josè guardando la porta del palazzo che domina via XXIV Maggio, la strada principale del piccolo centro vicentino di 6 mila abitanti.

Nella villa intestata dal 2016 al figlio Michele, ma sulla quale l’ex presidente di Popolare di Vicenza mantiene il diritto di abitazione, sono arrivati alle 11.15 di ieri mattina gli avvocati Renato Bertelle e Michele Vettore, accompagnati da due ufficiali giudiziari e da un esperto d’arte. Sono i primi legali dei risparmiatori a varcare il “fortino” dei Zonin, i primi a dare corso ai sequestri conservativi autorizzati dal giudice di Vicenza Roberto Venditti. Si inizia con l’inventario dei beni sui quali gli ex azionisti potranno rivalersi a processo finito, in caso di condanna definitiva;sono gli oggetti ritenuti di proprietà del banchiere.

Quando gli avvocati suonano al civico 40, risponde un custode. «Il dottor Zonin non c’è», dice secco. E fosse per lui avvocati e ufficiali giudiziari potrebbero tornarsene indietro, che ad aprire la porta senza il consenso dei padroni lui non ci pensa proprio. Ma i legali sono espliciti: in mano hanno l’autorizzazione del tribunale di Vicenza, devono entrare e se sarà necessario chiameranno il fabbro. Di fronte alla prospettiva della serratura forzata e dopo una telefonata di mediazione delle forze dell’ordine, il portone infine si apre.

Nel frattempo arrivano separatamente anche i figli di Zonin, Michele e Domenico e l’avvocato Enrico Ambrosetti. Avvertono il padre telefonicamente di quello che sta accadendo perché lui in quel momento è in Toscana, a Firenze; sarebbe partito di buon mattino. «Piacere», allunga la mano Bertelle presentandosi a Domenico Zonin. «Piacere fino a un certo punto... magari in un’altra occasione lo sarebbe stato», risponde lui di rimando. Per il resto tutto si svolge all’insegna del massimo fair play e dell’assoluta cortesia. I figli del banchiere accompagnano la piccola “delegazione” nelle 24 stanze della villa e se ne vanno all’ora di pranzo lasciando soltanto il custode. Le operazioni cominciano dal primo piano: quattro camere da letto, quattro bagni e un salone da passare al setaccio. Che lì dentro ci sia tanta roba è presto chiaro: l’inventario di una sola stanza richiede quasi l’intera mattinata e la stima provvisoria è di oltre 12 mila euro. Vengono catalogati quadri del XVI, XVII e XIII secolo, forse c’è anche un’opera cinquecentesca di Jacopo da Bassano, ma per quella serve il perito. E poi sculture, mobili del Settecento, argenteria, tappeti e anche due casseforti. Dentro c’è una piccola somma di denaro, poco più di mille euro e ci sono monete antiche dei diversi Paesi del mondo, chiuse in buste. C’è una terza cassaforte, con i gioielli della moglie di Zonin, Silvana Zuffellato. Ma quella non viene toccata perché non appartiene all’ex banchiere.

Le otto stanze del primo piano vengono completate alle 17. A quel punto è tardi, avvocati e ufficiali giudiziari decidono di chiudere il lavoro e riprenderlo il giorno successivo. Per cui oggi, dalle 8.30, si ricomincia. Si partirà dai sotterranei perché lì ci sarebbe un vero e proprio tesoretto. «È un’area della casa considerata interessante», confermano Vettore e Bertelle. Si tratta di una sorta di museo dove sono custoditi i vini più datati e preziosi della famiglia e i regali ricevuti da Zonin nel corso dei suoi numerosi viaggi. Quindi si passerà al piano terra, con l’ampia sala di ingresso e le stanze che si aprono lateralmente. A quel punto l’inventario sarà pronto e i legali faranno la stima. E una stima verrà redatta anche dalla famiglia Zonin, che punterà ad alzare il valore dei beni per evitare sequestri ulteriori. La somma autorizzata dal giudice è di oltre 15 milioni di euro per Bertelle e di 3,8 milioni per l’avvocato Vettore; i risparmiatori rappresentati sono circa 300. I beni rinvenuti hanno un valore decisamente inferiore ai 19 milioni complessivi, almeno secondo le primissime valutazioni. Gli oggetti non lasceranno la villa fino alla chiusura del processo, non sono possibili atti di disponibilità degli stessi. Custode è stato nominato Michele Zonin, il padrone di casa: è lui che avrà la responsabilità di preservare il patrimonio in vista di un eventuale ristoro per i risparmiatori.

E la villa di Montebello è destinata ad essere per qualche tempo un porto di mare: altri avvocati che hanno chiesto e ottenuto i sequestri dovranno a loro volta renderli esecutivi se vorranno consentire ai loro assistiti di agire sui beni in questione.

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