Quotidiani veneti Gedi in sciopero venerdì 17
Sito non aggiornato venerdì e niente giornali in edicola sabato. Le motivazioni dell'astensione decisa dalle redazioni di tutto il Gruppo nel comunicato del cdr

Il 17 febbraio, i giornalisti e le giornaliste de Il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia e Mestre. La Tribuna di Treviso e il Corriere delle Alpi - insieme ai colleghi e colleghe di tutte le testate del Gruppo Gedi – sono in sciopero.
Il sito venerdì 17 non sarà pertanto aggiornato e sabato 18 i nostri giornali non saranno in edicola, come neppure i quotidiani nazionali Repubblica e La Stampa.
Le redazioni sono in sciopero per protestare a seguito della “messa sul mercato” di singole testate o gruppi di testate, con i loro siti e giornali di carta e digitali.
Come ha detto l’amministratore delegato di Gedi Maurizio Scanavino, nell’incontro di mercoledì con i Comitati di redazione: “Dipende dall’offerta e dagli interlocutori”, confermando che sono in corso contatti con gruppi interessati all'acquisizione delle storiche testate del Nordest (il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto e Il Piccolo) a cui si aggiungerebbe la Gazzetta di Mantova. Ma il principio può essere esteso anche a La Stampa, la Repubblica, Il Secolo XIX, la Provincia Pavese, la Sentinella del Canavese, le radio: non c’è più il “perimetro di riferimento aziendale” che lo stesso Ad aveva delineato solo a dicembre.
Quello che è stato il più grande gruppo editoriale italiano e che – dalla sera alla mattina – ha già venduto in tre anni testate storiche come la Nuova Sardegna e Il Tirreno, le Gazzette, La Nuova Ferrara, L’Espresso, Micromega, si apre nuovamente al mercato.
La logica del vantaggio economico si è rapidamente sostituita a quella dell’interesse per i territori e l’informazione, per la quale tutti i giornalisti hanno lavorato in questi anni e lavorano quotidianamente anche affrontando da tempo sfide e incognite di una non facile transizione digitale. Lavoro messo ora sul mercato con tanta leggerezza con una logica puramente imprenditoriale che non possiamo accettare.
La proprietà privata nel libero mercato ha facoltà di vendere – pur assumendosi la responsabilità di disperdere l’eredità di un gruppo editoriale che ha fatto la storia dell’informazione in Italia, proiettandosi per primo e in posizioni di primato anche nel mondo della comunicazione digitale – ma bisogna fare attenzione: l’informazione libera è un “bene sensibile” essenziale alla democrazia. Serve massima trasparenza su chi ne avrà la proprietà e garanzia sul rispetto dei diritti di lavoro dei giornalisti.
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