Regione, si insedia la giunta Zaia Pdl diviso sulla presidenza del Consiglio

Martedì mattina, alle ore 11, a palazzo Balbi a Venezia, è previsto l'insediamento della nuova giunta regionale del Veneto guidata da Luca Zaia. E' la prima volta di un governatore della Lega Nord. Nel Pdl è scontro tra componenti e tra province per la scelta del presidente del Consiglio
Luca Zaia
Luca Zaia
VENEZIA. Conoscendo come lavora, avremo le tv di mezza Europa domani mattina, alle ore 11, davanti a palazzo Balbi per immortalare il piede destro di Luca Zaia nel fatidico momento in cui attraverserà la soglia del portone d’ingresso (non vorrà mica entrare con il sinistro!).


E’ il passo della storia, cari voi, o forse della storiella, perché ci vuol poco a fare la differenza tra le stelle e le stalle. La politica ci ha abituati alle trombonate, basterà aspettare un po’ per capire se questa è la più grossa. Zaia arriva per fare la rivoluzione nel Veneto, sempre con la minuscola, stiamo bassi. Ma avete letto bene: rivoluzione. Vuole tenersi i soldi delle tasse, gestire in proprio la televisione, la scuola, il demanio. Ha un gruppo di lavoro, un cenacolo lo chiama, che si cimenta sull’autonomia del Veneto da 7-8 mesi. Ben prima della sua candidatura a presidente della Regione, a dimostrazione che è la Lega che lavora con lui. L’obiettivo è arrivare a negoziare con il governo, prima di ogni finanziaria, la “parte” spettante al Veneto. Esattamente come procede in Alto Adige la Svp. Si tratterebbe di un’autonomia concreta, misurabile, anzi “spendibile”, al netto solo della parte da destinare alla solidarietà nazionale. Un passaggio storico vero.


I leghisti vogliono sfruttare il momento. Sanno di essere sulla cresta dell’onda - e questo è sicuro - ma è ancora da vedere se hanno le capacità, intese come professionalità, per cavalcarla. Tutt’altra musica sulla riva opposta del Canal Grande, a palazzo Ferro Fini, dove il Pdl è alle prese con la nomina del presidente del Consiglio regionale. L’ombra di quello che fu il partito di maggioranza relativa si avvia alla prima resa dei conti. Al tracollo elettorale si sono aggiunte nuove divisioni. Il negoziato sugli assessori, condotto da Alberto Giorgetti e Marino Zorzato, ha rilanciato la faida tra i colonnelli.


A Padova, a Verona e a Belluno, le scelte per la giunta sono avvertite come un’ingiustizia. La componente veronese di Aldo Brancher è rimasta a bocca asciutta: Davide Bendinelli (24.580 preferenze) è stato sacrificato alla logica territoriale ma è difficile non tener conto che a beneficiarne è Massimo Giorgetti (legittimato da 26.360 preferenze ma al quarto mandato) mentre a fare la scelta c’era suo fratello Alberto. A Padova Valdo Ruffato (14.586 preferenze) ha subìto la stessa sorte (e sarebbe la seconda volta!), con l’aggravante che è il primo degli eletti e a defenestrarlo è stato Marino Zorzato, non certo un campione di consensi (il Pdl nel suo comune di San Martino di Lupari, unico dato di confronto disponibile, è precipitato al 14,3%).


La defenestrazione più brutale riguarda la provincia di Belluno, che non è rappresentata in giunta. Essendo 7 le province del Veneto e 6 i posti del Pdl a Palazzo Balbi, era giocoforza che qualcuna rimanesse senza assessore. Ma questo non consolerà Dario Bond, primo degli eletti con 9.246 preferenze, unico consigliere che batte un assessore uscente (Oscar De Bona, 5.759 preferenze) invertendo una legge di gravità che sta aprendo un altro incandescente dibattito nel Pdl. In due parole: se il partito continua a candidare gli assessori uscenti, questi avranno sempre vita facile - per ovvi motivi - nei confronti degli altri candidati. Con il risultato di mandare Massimo Giorgetti in giunta per 20 anni (come Formigoni in Lombardia peraltro) o Renato Chisso e Maria Luisa Coppola per 15. Come si ottiene il rinnovo della classe dirigente nel Pdl: con gli infarti, i tumori, gli incidenti stradali mortali?


Nel frattempo, va da sé che la scelta del nuovo presidente del Consiglio è ristretta al terzetto composto da Bendinelli, Ruffato e Bond. Forse in quest’ordine di probabilità. Con l’aggiunta di una commissione chiave per i rapporti tra Pdl e lega: quella della sanità.

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