Renzi a Treviso, patto con le imprese

Il premier all'assemblea generale di Unindustria: «Io non mollo sulle riforme, vi chiedo di sentirvi parte di questa scommessa»
AGOSTINI AG.FOTOFILM SPRESIANO ASSEMBLEA DI UNINDUSTRIA TV. A LOVADINA
AGOSTINI AG.FOTOFILM SPRESIANO ASSEMBLEA DI UNINDUSTRIA TV. A LOVADINA

SPRESIANO. Renzi conquista il cuore degli industriali trevigiani. Lo applaudono convinti in tremila - molti in piedi – quando termina il suo discorso nel grande tendone alla Bandie, alla settantesima assemblea provinciale di Unindustria. «Io non mollo di un centimetro, sulle riforme», chiude, «vi chiedo di sentirvi parte di questa scommessa». È il patto che il premier propone agli industriali trevigiani. Con un ercorso e una colonna sonora graditissimi agli imprenditori, come confermano le richieste di selfie finali con il premier.

Renz«i si presenta come a un cda: il consuntivo 2015 (le riforme fatte), il preventivo 2016 (la nuova legge di stabilità), il piano industriale. Che va fino al 2018, perché Renzi è netto: non ci saranno elezioni e tempo per le battaglie elettorali, per 30 mesi. «Si lavora sulle riforme», è il suo mantra.

E non solo perché tocca corde emotive, nel discorso a braccio. «Se all’Onu vi conoscessero non mi chiederebbero se possiamo davvero sfidare la Germania, perchè voi qui siete meglio della Germania». E dà alla Marca l’Oscar di «provincia più dinamica d’Italia». Sa di giocare “in trasferta” - platea certo renziana, ma non di centrosinistra – e così mescola comunicativa e ironia. Insiste sul superamento degli steccati, archivia pagine della sinistra («ha sempre fatto guerra alla ricchezza invece bisogna farla alla povertà»). E mette sul piatto le scintille, per accendere l’economia nel 2016 «l’anno chiave per consolidare la ripresa: in primis il jolly dei superammortamenti, (140%, ma solo per il prossimo anno) gli sgravi sulle assunzioni, l’Ires ridotta. Ma tocca i cuori anche con la fiducia e l’orgoglio non patriottico e retorico. Il made in Italy («mette i brividi a schiena e braccia quando lo vedo all’estero: è la nostra cultura, i nostri valori)», i grandi del passato. Figurarsi, per industriali che esportano come pochi altri al mondo.

Così si scaglia contro la Lega e Salvini, e scatena l’ovazione quando contesta il blocco di tre giorni proposto dal leader leghista. «Bisogna sbloccare l’Italia, non bloccare tutto». A Zaia solo una battuta («i sindaci sono lì, a sinistra di Zaia: beh, non è difficile»), prima di sfidare l’ex ministro sul terreno dell’’agricoltura: via le tasse nel settore, richiamo al ritorno alla terra, inni ad agroalimentare e cucina, citando Masterchef. Ce n’è anche per Grillo e grillini, sul reddito di cittadinanza: «L’articolo 1 della Costituzione dice che lo Stato deve dare lavoro, non un reddito a prescindere: bisogna premiare il merito, non dare sussidi». Musica soave per la sala.

Ammalia e blandisce. Concede, ma chiede il giving back, la restituzione sociale al territorio. Ecco il pressing per assumere entro fine anno, o il forte appello finale perché l’industria sostenga cultura e arte con l’art-bonus. Evoca Dante, Leonardo e Michelangelo, ma anche il trevigiano Riccardo Donadon, simbolo delle nuova impresa italiana in Borsa. Disegna un’Italia protagonista del mondo, dall’Africa al Medio Oriente, che non isola la Russia ma è «ponte» per le zone calde e combatte il terrorismo. Boccia «i bombardamenti fatti d’acchito e d’istinto, ricorda la lezione (amara) della Libia,

Lo fa anche perché al suo arrivo da Verona aveva ascoltato la relazione di Maria Cristina Piovesana, presidente di Unindustria Treviso. La prima dei tremila associati, con centomila dipendenti, ha offerto al premier una leale collaborazione per una pubblica amministrazione moderna ed efficiente.

E dalla coraggiosa e tenace presidente – prima inter pares davvero, ieri – aveva incassato il sostegno alla riforma Madia della pubblica amministrazione; un convinto incoraggiamento sulle riforme; l’impegno di Unindustria sui profughi («sulla solidarietà, quando serve, non ci tiriamo indietro, da Refrontolo alla Riviera del Brenta. E anche sui profughi, ne abbiamo accolti 50 nelle nostre case); una stoccata a Salvini e grillini («no a chi va in ordine sparso e non fa sistema»), il plauso ai sindacati per la «collaborazione sul modello Treviso di contrattazione di secondo livello», ora un riferimento nazionale.

Mai come ieri, forse, i vocabolari di Renzi e Unindustria Treviso sono stati così ricchi di echi e rimandi, lontani da pance e proteste. «Orgoglio» e «merito»; «intraprendenza» e «impegno»; «rete» e «sistema»; «consapevolezza» e «efficienza». Fino a «futuro» e «rinascita».

Un filo rosso. Non sarà luna di miele; e certo, nessuna cambiale in bianco.

Ma ieri alla Bandie è nata una convergenza che sarebbe sbagliato non cogliere in tutti i suoi significati. Gli imprenditori ci sono, sulla partita di Renzi da qui alle urne del 2018. Trenta mesi di «rispettosa alleanza», per il futuro del paese.

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