Ricercatore dell'Università di Padova finanziato con un milione e mezzo di euro

Fabrizio Mancin, 40 anni, ricercatore del dipartimento di Chimica dell’Università di Padova guiderà un’équipe impegnata in uno studio sulle nanotecnologie
Da sinistra Scrimin, il ricercatore Mancin, Zaccaria e Bozio
Da sinistra Scrimin, il ricercatore Mancin, Zaccaria e Bozio
Immaginate se i mattoncini del Lego si montassero da soli. O se i minuscoli componenti di un robot più piccolo di una cellula si autoassemblassero per operare all'interno del corpo umano, come fanno gli enzimi. Fantasie, verrebbe da dire. Eppure, quando nel '600 Leibniz, matematico-filosofo-scienziato-giurista-storico-bibliotecario tedesco, elaborò il calcolo binario nessuno poteva immaginare che grazie a quel sistema sarebbe nato il computer.


Questi piccoli esempi li ha fatti ieri Fabrizio Mancin, 40 anni, ricercatore del dipartimento di Chimica della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali del Bo, per spiegare l'idea che gli ha permesso di ottenere un finanziamento da 1,5 milioni di euro dalla Commissione Europea. Si tratta di uno dei finanziamenti che da Bruxelles vengono stanziati dal 2008 per far fronte alle risorse insufficienti stanziati per i giovani ricercatori. Gli ERC Starting Grants, che premiano in le ricerche di base indipendenti, avventurose ed innovative (indipendent, high-risk and groundbreaking research), non collegate ad applicazioni a breve termine ma destinate ad aprire nuovi campi di ricerca, hanno lo scopo di individuare leader scientifici a livello europeo che possano diventare punti di riferimento in ambito internazionale.


Fabrizio Mancin è uno di questi. Il finanziamento del suo progetto, che guiderà una squadra di giovani ricercatori, è un riconoscimento particolarmente significativo per il Bo. E' infatti il secondo anno consecutivo (su tre) che viene vinto da un ricercatore del nostro ateneo. L'anno scorso toccò a Leonard Prins, anche lui chimico. Quest'anno, per questa disciplina scientifica, è l'unico finanziamento assegnato ad un progetto di ricerca di base italiano. L'obiettivo di Mancin è aumentare la conoscenza delle nanotecnolgie per arrivare in futuro a creare molecole organiche in grado di organizzarsi spontaneamente per formare nanosistemi intelligenti.


Le possibili applicazioni? «Molteplici - spiega Mancin - Realizzare dei catalizzatori chimici intelligenti, paragonabili agli enzimi, per applicazioni industriali; dei sensori molecolari capaci di analizzare istantaneamente i componenti di un prodotto o di un alimento; oppure applicazioni biologiche, per curare malattie».


Orgogliosi del riconoscimento il Rettore, Giuseppe Zaccaria, il preside della Facoltà di Scienze, Renato Bozio, e il direttore del dipartimento di Scienze chimiche, Paolo Maria Scrimin. «In ambito europeo è la creatività che porta valore aggiunto alla ricerca e i risultati del nostro dipartimento lo testimoniano - ha sottolineato Scrimin - Non essere alle dipendenze di qualcuno, come ha potuto fare Mancin, significa rischiare, assumersi responsabilità e imparare ad utilizzare e a spendere risorse. Se non si fa ricerca autonomamente, è molto più difficile maturare ed essere innovativi».

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