Rischio di abbinata Covid-influenza: in Veneto scatta una campagna vaccini senza limiti d'età

Non solo infanzia e over 65: l'obiettivo regionale è estendere la copertura all'intera popolazione. In arrivo 4,5 milioni di dosi
Un bambino viene vaccinato in un ambulatorio della Asl di Napoli, 3 novembre 2016. ANSA / CIRO FUSCO
Un bambino viene vaccinato in un ambulatorio della Asl di Napoli, 3 novembre 2016. ANSA / CIRO FUSCO

VENEZIA. Il virus è clinicamente morto, affermano Alberto Zangrillo e Paolo Navalesi. Sciocchezze, la verità è che non ne sappiamo abbastanza, obietta Andrea Crisanti. Se tra gli scienziati c’è discordia, il linguaggio delle cifre è inequivocabile: un solo paziente “superstite” nelle terapie intensive del Veneto, giunte a un passo dalla saturazione e ora deserte; 82 i casi non critici nei reparti ordinari già affollati da oltre mille ricoveri; 0,3 per mille, infine, l’attuale indice di contagi tasso pressoché insignificante - sentenziano gli infettivologi - a fronte di una pandemia capace di mietere 2 mila vittime ma infine depotenziata nella carica aggressiva.

Indice infettivo sotto lo 0,3 per mille

Eccesso di ottimismo? Sottovalutazione dei rischi in agguato? «Non ho titoli per azzardare diagnosi, da ingegnere constato che il nostro algoritmo previsionale colloca alla fine di giugno la cessazione dei contagi e dei nuovi malati. Dall’inizio della crisi, si è rivelato attendibile con un margine d’errore inferiore al 5%», è il commento dell’assessore alla protezione civile Gianpaolo Bottacin, che insieme agli statistici della sanità lavora all’aggiornamento quotidiano del modello matematico. Il recente, lievissimo, incremento dei positivi, peraltro, non sembra associato alla ripartenza: «Al momento il monitoraggio esclude agenti riconducibili alla movida o alla ripresa delle attività lavorative, si tratta piuttosto di contagi in ambito parentale oppure di strascichi dei focolai nelle case di riposo». «Sì, l’andamento è incoraggiante e ci spinge ad accelerare il completamento del programma di riapertura», fa eco Luca Zaia «tuttavia, il rischio non è svanito: mascherine, gel e distanze di sicurezza ci accompagneranno per mesi, fino all’autunno almeno». L’accenno non è casuale: «Stavolta il coronavirus ha intercettato la coda dell’influenza invernale ma se ad ottobre l’eventuale seconda ondata coincidesse con l’avvio della stagione influenzale, allora ci ritroveremmo di nuovo gli ospedali gremiti».

Personale dell'Ospedale pediatrico Meyer di Firenze al lavoro nel laboratorio di immunologia della struttura sanitaria, 23 novembre 2016..ANSA / MAURIZIO DEGL'INNOCENTI
Personale dell'Ospedale pediatrico Meyer di Firenze al lavoro nel laboratorio di immunologia della struttura sanitaria, 23 novembre 2016..ANSA / MAURIZIO DEGL'INNOCENTI

I medici di famiglia in campo

Il pericolo è duplice: l’effetto congiunto delle patologie sulle fasce di popolazione a maggiore rischio (malati cronici e immunodepressi in primis ) e l’ulteriore complicanza diagnostica determinata dall’analogia dei sintomi. Per scongiurarlo, sono in cantiere misure straordinarie: «Quest’anno la campagna influenzale e anti pneumococco non privilegerà i target d’età tradizionali, infanzia e over 65, ma sarà rivolta a tutti attraverso un piano d’informazione veicolato dai social, che coinvolgerà anzitutto i medici di i famiglia», fa sapere l’assessore alla salute Manuela Lanzarin «la Regione non può, legalmente, obbligare i cittadini a vaccinarsi, perciò ci affideremo alla moral suasion e faremo di tutto per convincere la popolazione veneta ad aderire alla nostra proposta di prevenzione. A riguardo siamo fiduciosi, tangto che abbiamo prenotato 4,5 milioni di dosi, circa il doppio rispetto al passato».

Il malessere degli specializzandi

A proposito di collaborazione medica, nella fase più acuta della crisi un aiuto prezioso - e volontario- è giunto dagli specializzandi, i giovani laureati che completano la formazione in ospedale. Generosi ma negletti («Ci è negato l’accesso alla mensa universitaria, dobbiamo provvedere da soli a sterilizzare indumenti e dispositivi indossati in corsia») reclamano un trattamento più rispettoso: «Richiesta legittime, stamani ne abbiamo discusso con gli Ordini professionali, la Regione si impegnerà a favorirne accoglimento», promette Lanzarin.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova