Rolex contraffatti venduti sul webDenunciati in 22, multe per i clienti
Il blitz eseguito dalle Fiamme Gialle padovane. Business da almeno un milione di euro. Ventidue persone denunciate, nei guai anche 36 clienti che rischiano multe da cento a 7 mila euro. I cervelli dell'organizzazione erano due napoletani di 40 e 29 anni. Rolex, Cartier, Iwc, Panerai e Patek Philippe i più falsificati, venduti con finti certificati di garanzia

PADOVA. La Guardia di Finanza ha denunciato ventidue moderni vu’ cumprà. Sono tutti italiani. Vendevano Rolex e altri orologi di lusso falsi via internet a 400 euro a pezzo.
La loro piazza, a differenza dei colleghi senegalesi, era soltanto virtuale, ma gli affari erano assicurati. Affari per milioni di euro. I militari del Nucleo di polizia tributaria agli ordini del tenente colonnello Antonio Manfredi partendo da due siti on line (www.oredirelax.com e www.replicaorologi.com) sono arrivati a una banda specializzata nella contraffazione e nella commercializzazione on-line di orologi di lusso falsi, ma talmente simili agli originali che anche il perito della Rolex chiamato in causa dalla Procura padovana ha faticato a riconoscere le repliche.
I militari delle Fiamme Gialle, comunque non si sono limitati a oscurare i due siti e a scoprire l’organigramma della banda, ma ha anche individuato tutti (o quasi tutti) gli acquirenti (molti veneti) che ora rischiano una multa da cento a 7mila euro per aver comprato merce contraffatta (è ciò che rischiano coloro che comprano le borse finte sul
Listòn
in centro città). Pesanti le accuse a carico dei membri della banda: associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione e alla ricettazione.
A capo dei vu’ cumprà italiani c’erano due persone di Napoli: Davide Mungiello, 40 anni, responsabile del sito www.oredirelax.com (fra i primi a comparire quando su Google si digitava la parola Rolex), e Antonio Mezzacapo, 29 anni, responsabile del sito www.replicaorologi.com. I due ricevevano gli ordini sia direttamente sul sito dai clienti che da «sub agenti» sparsi per la Penisola, da Lecco (quel “rivenditore” acquistava con un 30% di sconto perché aveva un ottimo giro) a Palermo e da Piacenza a Brindisi, passando per Lucca e Roma.
Gli orologi (oltre a Rolex anche Iwc, Frank Muller, Audemars Piguet, Cartier, Officine Panerai), ceduti con tanto di certificati di garanzia, contrassegni, numeri di serie e libretti di istruzioni, venivano piazzati a una media di 400 euro al pezzo e il giro d’affari era di dieci orologi venduti al giorno. In un anno la banda era in grado di fatturare più di un milione di euro (gli investigatori coordinati dal maggiore Andrea Bergamo non hanno ancora stabilito da quanto durava il business).
Ad assemblare gli orologi ci pensava un artigiano napoletano Francesco Marchionni, 72 anni, orologiaio in pensione che vive nei quartieri spagnoli del capoluogo partenopeo. La sua bravura era tale che solo un occhio esperto poteva accorgersi che si trattavano di «patacche». «Patacche», comunque di lusso, dato che costavano 400 euro l’una, ricavate con pezzi simil originali (fabbricati in Cina) montati attorno a un movimento al quarzo acquistato da una ditta svizzera.
Fra gli acquirenti i militari della Guardia di Finanza hanno scoperto anche alcuni gioiellieri che si sono giustificati in varie maniere. Il sospetto è che immettessero nel mercato orologi falsi al prezzo di quelli veri. Tutti i clienti, comunque verranno contattati. I finanzieri, infatti, hanno sequestrato una agenda con i nomi, gli indirizzi e i soldi versati da ognuno. Per tutti loro è solo questione di tempo: e non servono orologi per sapere quando scatterà la multa.
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