Rossi: «Investimenti da 40 milioni per Coin, nel 2020 ristrutturiamo Padova e Treviso»

Parla il presidente dell’insegna fondata a Venezia, tornata in mani italiane grazie all’iniziativa del manager Stefano Beraldo. Nel capitale anche Marchi di Liu Jo

Nessuna paura della crisi del retail. Anzi. Un piano di investimenti nelle più belle città venete, si parte con Treviso, poi Padova e Verona. Perché lo shopping è anche questione di bellezza.

La nuova via di Coin è stata inaugurata con il ritorno, avvenuto circa due anni fa, in mani italiane della nota insegna nata a Venezia. Ora con la presidenza di Giorgio Rossi si entra in pieno con la fase del rilancio. Trevigiano, 65 anni, cafoscarino, un passato come imprenditore del tessile (negli anni ottanta era il proprietario del marchio Norton&Wilson azienda che ha siglato numerosi accordi di licenza con prestigiosi brand tra cui Ritz Saddler), è stato presidente del sistema moda di Treviso. Poi cedute le attività di famiglia si è dedicato all’immobiliare per tornare al mondo della moda con Coin.

È stato nominato al vertice del gruppo nel novembre del 2018. Rossi è uno degli imprenditori che Stefano Beraldo (ad di Ovs e lui stesso azionista di Coin pur non avendo conservato ruoli aziendali) è riuscito a coagulare attorno all’insegna.

Presidente all’inizio di novembre avete annunciato l’ingresso di Marco Marchi nell’azionariato, con un aumento di capitale ora detiene il 15% della società.

«Marchi è una persona straordinaria, un imprenditore di successo a capo di un’azienda, Lui Jo, che è perfettamente in target con il nostro posizionamento. Beraldo è stato un ottimo aggregatore per l’operazione portata a termine 20 mesi fa che ha visto Coin tornare interamente italiana e ora ha centrato di nuovo l’obiettivo. Marchi ci ha osservato con attenzione prima di finalizzare l’accordo ed è bello che anche lui abbia creduto nel nostro progetto e nel mondo del retail».

Mentre il travel retail va bene, quello fisico è sempre più schiacciato dall’ecommerce, con tanti vostri competitor, anche molto grandi, che decidono di abbandonare i centri storici o di andare solo su piazze molto internazionali.

«Oggi stiamo assistendo ad una inversione di tendenza e Coin ha il pregio di aver mantenuto il traffico perché è un aggregatore capace di attrarre sempre nuovi marchi, servizi, idee che consentono ai clienti di trovare sempre una ragione di visita. Dyson e Camelia Bakery sono due esempi».

Il problema è portarcele le persone nei negozi…

«La strategia di Coin passa per un doppio binario: da un lato eventi e servizi che possano far crescere il numero di passaggi in negozio, trasformandolo in luogo di incontro, dall’altro il brand mix. Il tasso di conversione in Coin è oggi in media superiore al 30%, in pratica un visitatore su tre acquista da Coin. E questo in una fase in cui il mercato dell’abbigliamento sta performando negativamente».

Il brand mix è uno degli elementi di successo per un department store, nella vostra fascia di prezzo forse la sfida più difficile. Non siete lusso, non siete low cost o fast fashion.

«Abbiamo contato 120 nuovi ingressi in un anno. Nell’ultimo anno nei Coin Excelsior e nei Coin sono entrati, solo per dirne alcuni, nei gioielli Damiani e Raspini, nell’abbigliamento abbiamo L'Autre Chose, Momonì, Pinko e Chiara Ferragni nella donna, nell’uomo, cito solo alcuni, Barbour e Manifattura Ceccarelli, per l’uomo e la donna abbiamo Blauer e Ciesse piumini. Poi c’è la profumeria che è luxury e il grande successo che abbiamo ottenuto con Nespresso. Faremo altro: caffetteria, ristorazione e market, possono diventare ulteriori asset per portare altro traffico nei negozi».

Come svilupperete la rete?

«Con un investimento complessivo di circa 40 milioni di Euro, nel biennio 2020-21 Coin ristrutturerà nove department store nelle più belle città d’Italia. Nel 2020 Milano Corso Vercelli diventerà un Coin Excelsior e interverremo a Genova, Treviso, Sassari passando per Livorno e Padova. Il 2021 sarà la volta di Bologna e Como e, infine, di Verona che sarà trasformato in Coin Excelsior».

A fine gennaio chiudete il bilancio: come è andato il 2019?

«Abbiamo fatto un ottimo Black Friday, 17,5 milioni solo nei giorni delle promozioni, circa il 19-20% in più rispetto 2018. In questo momento stiamo registrando un +0,6% nelle vendite anno su anno. Coincasa, il nostro brand dedicato all’home decoration che racchiude tutta la filiera verticale, sta registrando un +10%. A gennaio ci aspettiamo di chiudere in linea con lo scorso anno a 450 milioni lordi sotto insegna». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova