«Sapevo che la verità sarebbe venuta a galla»

VENEZIA. «Ho sempre avuto fiducia che prima o poi la verità sarebbe venuta fuori e che sarebbe stata fatta giustizia». Ieri per Monica Busetto è stato il giorno del riscatto, il giorno tanto atteso e sognato da quel lontano 30 gennaio 2014, quando il mondo le è caduto addosso come un macigno irremovibile. «La consapevolezza che avevo ragione - ha raccontato alla mattina, sull'uscio di casa e nel corso di una breve conferenza stampa alla sera nell'oratorio dei salesiani a Castello - è stata la forza che mi ha permesso di sopportare tutto».
Per 762 giorni in carcere (condannata per il delitto di Lida Taffi Pamio, in viale Vespucci a Mestre) ha aiutato Suor Gabriella in mansioni come volontariato e tenere in ordine la chiesa, ha letto qualche libro e ha cucito a punto e croce, sfruttando quelle poche ore d'aria permesse. «Come mi sento ora? - ha esordito - Dopo tutto questo tempo sono sconvolta, ma cerco di farcela e di riprendermi la mia vita». Un primo passo lo ha fatto ieri mattina, quando ha smesso di piovere ed è uscita presto: «Sono andata in Via Garibaldi - ha raccontato, con voce calma e uno sguardo orgoglioso - dove sono cresciuta e tutti mi conoscono. Volevo affrontare a testa alta quello che era successo e guardare le persone negli occhi. Tutti mi hanno accolta, mi hanno fermata, mi hanno abbracciato e baciata».
Monica ha ancora il volto contratto dall'emozione. È uscita dal carcere mercoledì pomeriggio dopo la confessione di Susanna Lazzarini. Fatica a sorridere, quasi come se non riuscisse ancora a concedersi la gioia di essere finalmente libera, ma quando lo fa i suoi occhi scuri brillano di felicità. Sembra essere in bilico tra la tensione accumulata durante la detenzione e la consapevolezza di essere tornata padrona della propria vita. In questo periodo si è dovuta costruire una dura corazza per proteggersi dalle accuse che tribunali, televisione e giornali le avevano appiccicato addosso. Ieri, quando le si è chiesto cosa provasse nei confronti di Susanna Lazzarini, la corazza si è rotta, lasciando fuoriuscire con qualche lacrima lo strazio stratificato nel tempo di reclusione: «Ha rovinato la mia vita - ha pronunciato a bassa voce, soffocando un pianto che spingeva da dentro contro ogni muscolo del suo volto - e quella della mia famiglia».
La rabbia c'è, ma ci vorrà molto tempo per scioglierla. Busetto ha ricordato che non ha mai avuto il minimo sospetto sulla Lazzarini, nemmeno quando si sono ritrovate per un periodo in carcere insieme: «Lei mi ha chiesto se abitavo in Via Vespucci - ha detto - e io le ho confermato. Poi basta. Non l'avevo mai vista». Il sostegno delle persone non le è mai mancato ed è servito per sapere che chi la conosceva non aveva mai dubitato di lei: «Non sono mai stata guardata con sospetto - ha detto con fierezza - Anche in carcere le mie compagne di cella mi hanno sempre creduta. Sarà difficile dimenticare, ma piano piano voglio provarci».
Tra le altre cose che ha fatto ieri mattina c'è stata una telefonata al Fate Bene Fratelli, l'ospedale che non le ha mai rescisso il contratto, concedendole l'aspettativa come segno di fiducia: «Quando mi hanno sentita erano felicissimi - ha raccontato alla mattina, vicina a suo padre e alla compagna del genitore - volevano venire subito a trovarmi. Ho voglia di tornare a lavorare».
Fino al 9 marzo gli avvocati di fiducia Alessandro Doglioni e Stefano Busetto desiderano che non si parli più del caso perché è ancora in corso un'indagine e, fino a quando tutto non si sarà concluso, mantengono cautela e riservo: «Andremo avanti fino a quando non ci sarà la completa assoluzione - hanno detto i legali».
Per adesso la donna, 54 anni, è tornata a vivere a Castello, cercando di recuperare il calore che le è stato strappato: «Quello che mi è mancato di più in questi due anni - ha - è stata proprio la mia famiglia». Monica è stata scarcerata mercoledì alle 16.35. Quando lo ha saputo, si è sentita mancare. Poi è andata a casa in taxi, guardando la sua città come se fosse la prima volta. Alla sera, dopo aver riabbracciato i suoi familiari, è riuscita a dormire, anche se si è coricata tardi: «Sono rimasta a fumare alzata fino alle 2 - ha detto, con uno sguardo ancora incredulo - Continuavo a guardare fuori dalla finestra, finalmente senza sbarre».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova