Sartori e Maltauro rimessi in libertà

Scandalo Mose: decorrenza dei termini per l’ex europarlamentare. Inchiesta Expo: niente più esigenze cautelari a carico del costruttore
22 giugno 2005 Povolaro di Dueville, "La fabbrica del programma" , Enrico Maltauro (SALMASO) FABBRICA DEL PROGRAMMA , DUEVILLE - SALMASO
22 giugno 2005 Povolaro di Dueville, "La fabbrica del programma" , Enrico Maltauro (SALMASO) FABBRICA DEL PROGRAMMA , DUEVILLE - SALMASO

VICENZA. Tornano in libertà due degli indagati eccellenti dei due maggiori scandali di appalti e mazzette del Nord Italia nella nuova tangentopoli: Enrico Maltauro e Amalia «Lia» Sartori. Il primo finito in carcere in seguito all’inchiesta sugli appalti dell’Expo Milano 2015; la seconda, arrestata appena insediato il nuovo parlamento di Strasburgo, per un finanziamento illecito che l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, sostiene di averle consegnato.

L’imprenditore vicentino Enrico Maltauro, una delle persone arrestate nell’ambito dell'inchiesta della Procura di Milano sulla presunta «cupola degli appalti», è ritornato in libertà, in quanto il gip milanese Fabio Antezza, su richiesta della difesa e con parere negativo dei pm, ha revocato gli arresti domiciliari a cui Maltauro era stato posto prima dell’estate. L’imprenditore vicentino era finito in carcere lo scorso 8 maggio assieme, tra gli altri, all’ex parlamentare Gianstefano Frigerio, all’ex funzionario del Pci, Primo Greganti, all’ex senatore del Pdl Luigi Grillo e all'ex esponente ligure dell'Udc-Ndc Sergio Cattozzo per presunte irregolarità nella gestione di alcuni appalti tra cui anche quello chiamato “Architettura dei servizi” indetto per Expo. Maltauro è il primo degli arrestati a ritornare libero (gli altri sono ancora ai domiciliari). Si presume, secondo quanto è stato riferito, che siano venute meno le esigenze cautelari.

Lo stesso Enrico Maltauro è uscito dall'azionariato del Gruppo Maltauro cedendo l'integrale quota da lui detenuta in Maltauro Partecipazioni. La cessione è annunciata in una nota del Gruppo Maltauro che comunica che «in data 23 settembre Enrico Maltauro ha trasferito l'integrale quota di partecipazione posseduta dal medesimo in Maltauro Partecipazioni Spa (controllante l'Impresa di Costruzioni Giuseppe Maltauro), alla Maltauro Partecipazioni Spa».

Anche Lia Sartori da stamattina è una donna libera. Dopo tre mesi agli arresti domiciliari, nel suo attico in centro a Vicenza, l’ex eurodeputata di Forza Italia oggi rimette piede fuori casa. È infatti scaduta, senza che la procura chiedesse per lei il processo con rito immediato, che avrebbe allungato i tempi della detenzione, la carcerazione preventiva. Era stata catturata il 2 luglio scorso dalla guardia di finanza: lei aspettava i detective in casa, visto che sapeva da un mese che il giudice Scaramuzza aveva firmato a suo carico un’ordinanza di custodia cautelare ipotizzando l’illecito finanziamento nell’ambito della maxinchiesta sul Mose. Ieri, il giudice del tribunale di Venezia ha decretato che sono decorsi i termini, per cui Sartori da oggi è libera. Non solo; mentre la procura aveva chiesto che alla politica di centrodestra venisse applicato il divieto di espatrio, il giudice lo ha negato ritenendo che non vi fosse alcun pericolo di fuga. «Ora aspettiamo con serenità il processo», ha detto l’avvocato Alessandro Moscatelli, che difende Sartori con Franco Coppi di Roma.

La vicenda giudiziaria di Sartori, 66 anni, a lungo presidente del consiglio regionale del Veneto, e dal 2000 europarlamentare (non è stata rieletta alla tornata di maggio scorso), è nota. Gli inquirenti lagunari, con il procuratore aggiunto Carlo Nordio, le contestavano di avere incassato, in cinque diverse occasioni, delle somme di danaro senza registrarle, o senza indicare correttamente chi gliele aveva consegnate. In realtà, il tribunale del Riesame (molto duro: le aveva confermato i domiciliari, perchè non doveva entrare in contatto con imprenditori) aveva cassato due di queste dazioni, ritenendole non provate.

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