Sbloccati i fondi per la cassa integrazione, boccata d'ossigeno per 70 mila lavoratori veneti
PADOVA. È arrivata ieri nel pomeriggio la prima tranche dei 765 milioni di euro che il governo ha previsto per il pagamento della cassa integrazione artigiana da Covid19. Un assegno atteso da quasi 70 mila dipendenti veneti del settore. Secondo i conti dell’Ente bilaterale dell’Artigianato Ebav (che di fatto eroga gli assegni in arrivo dal Fondo Fsba), più o meno i due terzi degli oltre 100 mila lavoratori delle imprese artigiane che attualmente si affidano all’ammortizzatore sociale, attendono da ormai quasi 2 mesi il saldo di quanto dovuto.
Ad annunciare lo sblocco della prima tranche dei fondi promessi (248 milioni di euro) dopo lunghi giorni di attesa in cui le casse del Fondo erano completamente vuote, è stato ieri, subito dopo pranzo, il direttore del Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato Valter Recchia con una mail a tutti i direttori degli enti bilaterali regionale di Paese. Sebbene ancora nulla si sappia in merito alla ripartizione regionale delle risorse, il Veneto di fatto abbisognerebbe ad oggi di circa 46 milioni di euro per saldare il mese di aprile a tutti gli aventi diritto.
E la situazione, fino alla mattinata di ieri era pesantissima: sindacati e categorie economiche erano quotidianamente sommersi dalla telefonate dei lavoratori e delle imprese che chiedevano notizie in merito al pagamento dell’ammortizzatore sociale. Tra le province venete quella ad avere sofferto di più è stata quella di Vicenza dove oltre 16 mila lavoratori di 5. 500 imprese artigiane (su di una platea di lavoratori coperti dallo strumento pari a circa 24 mila unità) a tutt’oggi si trovava senza l’assegno di aprile. A seguire Treviso e Padova con circa con 15 mila dipendenti artigiani scoperti su un totale di 22 mila circa in ciascuna delle due provincie.
A Verona in questa condizione versano ad oggi 11 mila lavoratori (su circa 16 mila), a Venezia poco meno di 10 mila, a Rovigo sono più di 3.500 a Belluno oltre 2.300. Una situazione assolutamente inedita per il giovane fondo artigiano, istituito solo nel 2012 dall’allora Governo Monti. Una cassa solida che poteva godere alla fine del 2019 di un tesoretto accumulato di circa 250 milioni euro, tale da permettere al Fondo di allargare addirittura la copertura dello strumento dalle 13 settimane previste inizialmente (nell’arco di 24 mesi) alle attuali 20.
Un tesoretto che è spazzato via in meno di un mese di emergenza sanitaria. D’altra parte per tutto il 2019 i lavoratori coperti da Fsba in regione erano stati pari a circa 9.400, una cifra oltre 10 volte inferiore agli oltre 100mila interessati dei soli mesi di marzo e aprile 2020. L’eventualità tuttavia era stata ampiamente prevista e il Governo aveva annunciato fin da marzo con il decreto Cura Italia che avrebbe provveduto in prima persona al pagamento dell’ammortizzatore causato dal Covid-19.
Aveva chiesto comunque al Fondo Artigiano di anticipare i primi pagamenti. Operazioni attivate con tutta la rapidità permessa da un emergenza inedita: in Veneto Ebav, l’ente bilaterale (dove siedono Cgil, Cisl e Uil assieme a Cna Confa rtigianato e Casartigiani), ha speso circa 29 milioni di euro in poche settimane per l’erogazione degli assegni a copertura delle richieste di circa 80 mila lavoratori per tutti il mese di marzo 2020. Ma 29 milioni sono meno della metà di quanto necessario per saldare l’ammontare complessivo dell’Fsba di aprile ad oltre 100 mila lavoratori.
In quel mese infatti non solo i richiedenti sono aumenti del 25% circa (dagli 80 mila di marzo ad oltre 100 mila di aprile), ma anche i giorni sono più che duplicati coprendo in questo caso l’intera mensilità. In denaro, il conto è di poco meno di 70 milioni di euro, la dotazione per l’erogazione, fino a ieri ammontava a 23 milioni, tutti già spesi. Ora, si spera in tempi ragionevolmente brevi, il Fondo Fsba procederà con la ripartizione regionale dei fondi e di conseguenza l’ente bilaterale veneto potrà iniziare ad erogare quanto dovuto per aprile. Si spera poi che rimanga qualche cosa anche per un maggio ancora tutto da verificare nelle consistenze e nel numero delle richieste ma che comunque si stima non sia molto diverso, anche se meno impegnativo, rispetto ad aprile.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova