Scandalo parentopoli, Ancona"Favoritismi che sporcano tutti"

«I veri baroni possono piazzare i figli ovunque, questi sono baroncini»
«Una storia in cui ci saranno solo sconfitti. Ed i primi ad uscire con le ossa rotte da questa vicenda, a prescindere dal suo epilogo, saranno tutti i colleghi che lavorano dodici ore al giorno e che non hanno mai dovuto dire grazie a nessuno per il ruolo che ricoprono».


Ermanno Ancona lo sa. Una lunga carriera di chirurgo costellata di successi che lo hanno portato a dirigere la Clinica chirurgica terza dell’ospedale di Padova. Sessantotto anni, dei quali oltre quaranta passati con il bisturi in mano. Ne ha viste di tutti i colori. Principi, baroni, baronetti e baroncini.


Posti regalati, favoritismi talmente palesi da sembrare schiaffi al buon gusto. Sei mesi fa ha deciso che era tempo di togliersi qualche sassolino. Tra chi si è sentito preso in causa dalla e-mail contro il nepotismo all’Università inviata da Ancona a tutti i colleghi c’era anche lui, Antonio Ambrosini. Suo figlio Guido lavora nella stessa clinica. «E’ una questione di buon gusto e di potere reale.


Chi è un vero barone può permettersi di “piazzare” i propri figli dove vuole. Il baroncino, invece, deve tenerseli sotto la propria ala», è il sarcastico commento del professore. «Staffieri padre e figlia, D’Amico e nipote, i fratelli Favero e gli Ambrosini. Quattro casi mi sembrano più che sufficienti per riflettere». Ancona torna su valori quali l’etica, la deontologia professionale, la giustizia. Con doti da preveggente aveva dipinto il quadro già mesi fa. «Fa male all’intero reparto che tra i medici in servizio ci sia un parente di chi lo dirige. Non si crea complicità, nascono dissidi interni».


Ermanno Ancona non boccia a priori i «figli di»: «Hanno il sacrosanto diritto di proseguire le orme dei genitori. Ma non cercare o accettare supinamente la loro protezione. E’ un’arma a doppio taglio. I padri vanno in pensione. I figli restano. In quel momento iniziano a pagare a caro prezzo i vecchi privilegi a prescindere dalla propria caratura». Di nepotismo ne ha visto tanto lungo la sua carriera. «Sono macchie che sporcano tutti. Solo per il fatto che non sia vietato non significa che si debba fare. Siamo ancora in tempo per rimediare. Anche la presidenza della facoltà, il rettore hanno le proprie colpe. Permettono che queste situazioni continuino a crearsi. Non oppongono resistenza. Possiamo dotarci di un regolamento etico da perseguire.


Bisogna sollevare il velo di indifferenza che copre queste prassi collaudate». Ermanno Ancona vuole far leva sul senso morale dei medici, universitari e ospedalieri. Nessuno escluso. «Fa male all’intero sistema. Soprattutto nel mondo medico dove devono essere i più bravi ad andare avanti, ci va di mezzo il progresso della disciplina». E se non interessa il progresso della scienza medica, basta tradurlo in «sopravvivenza delle persone».

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