Scatta il pugno di ferro contro l’azzardo. Ecco le nuove regole

PADOVA.
Il rischio che il gioco d’azzardo prenda piede c’è. E allora l’amministrazione comunale cala il pugno di ferro, con l’approvazione in consiglio comunale del regolamento sulle sale giochi, voluto dall’assessore al Commercio Marta Dalla Vecchia. Ed ecco quindi le nuove norme, redatte prendendo l’interpretazione più stringente di quelle nazionali e aggiungendoci qualcosa: non potranno essere aperte sale giochi a meno di 500 metri da scuole, centri civici, impianti sportivi e parrocchie. Via la parola «casinò» dalle insegne, e nei bar o altri luoghi pubblici le macchinette mangiasoldi devono essere installate in locali separati e ben controllabili. Questo il telaio su cui regge il documento.
Sia il Pdl che la Lega hanno votato contro in consiglio comunale. I primi chiedendo più coinvolgimento di tutte le parti in causa, il Carroccio perché voleva almeno un chilometro di distanza da eventuali luoghi frequentati da bambini. «Belle scuse per non votare: il regolamento è stato scritto assieme alle forze dell’ordine, al Sert e alla Usl 16. La distanza ci pare congrua, tenendo conto che per la maggior parte dei Comuni d’Italia non esiste proprio il limite. Avrei anche potuto accettare un emendamento che portasse ad un chilometro, ma nessuno l’ha presentato», ricorda l’assessore. E poi altri limiti: una macchinetta ogni 30 metri quadrati al massimo, parcheggi obbligatori per le sale giochi, e tanto controllo da parte di chi gestisce. «Baristi o altre figure, devono chiedere il documento ai ragazzi. Altrimenti scatta la sanzione». Intanto aumentano i minori che spendono soldi per il gioco. Se uno su cinque effettua scommesse in agenzia e uno su dieci va al Bingo, preoccupante la percentuale (14%) di quelli che usufruiscono più o meno regolarmente delle slot machine. Più di mille ragazzi solo nel Comune di Padova: un’attività oltretutto illegale, visto che è vietata ai minori di 18 anni. A Padova per il gioco legale d’azzardo si sono spesi, nel 2008, 636 euro a cittadino. E 420 persone sono definibili come «malati di gioco», attualmente seguite da specialisti.
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