Schianto mortale contro ambulanza, giallo sulle responsabilità

Il mezzo di soccorso è passato col rosso a sirene spiegate, alla guida un maresciallo dell'esercito. La vittima aveva il verde. Sono in corso accertamenti sulla dinamica e sulla velocità dei mezzi

«Una tragedia che ci lascia attoniti. Di fronte ad un dramma così lacerante, la cosa migliore è quella di essere vicini ai familiari di Riccardo Pedergnani». All'indomani della morte del giovane farmacista, investito da un'ambulanza mentre percorreva in moto l'incrocio di piazzale Boschetti, Marco Borraccetti, consigliere della Croce Verde, ritiene «inopportuno e prematuro» ogni commento, sia sul profilo tecnico che su quello etico: «Le parole risulterebbero inadatte, fuori misura», aggiunge. E ribadisce, a nome dell'intera associazione, il cordoglio dei volontari che ogni giorno svolgono un'attività tesa a «prevenire proprio questo genere di dolore che ora strazia i familiari di Riccardo».

Alla guida del mezzo della Croce Verde che si è scontrato con la Kawasaki 600 di Pedergnani c'era un maresciallo dell'Esercito che ha alle spalle migliaia di ore al volante. «Un uomo prudente e giudizioso», assicurano i suoi compagni. Nello scontro è rimasta ferita anche Federica Mario, volontaria che viaggiava in quell'ambulanza. Ha riportato una contusione lombare e le sono stati trovati frammenti di cristallo sulla testa, ma senza alcuna lesione grave. Guarirà in tre giorni.

Lo psicologo Maurizio Bari fa da anni l'autista volontario alla Croce Rossa. Racconta come si comporta quando attraversa l'incrocio tra via Gozzi e via Trieste: «Quando un mezzo di soccorso è in emergenza, i lampeggianti sono accesi e la sirena attivata. L'ambulanza che da piazzale Boschetti procede in emergenza verso la stazione deve, in presenza del semaforo rosso, rallentare fino quasi a fermarsi. Io, di solito, avanzo pian piano per consentire a quelli che provengono da sinistra, ossia da via Trieste a 4 corsie, di notare il muso dell'ambulanza con le bande rifrangenti e i lampeggianti sul tetto. Riprendo la marcia e accelero solo quando vedo tutti fermi. Ma quando i veicoli provenienti da sinistra hanno velocità superiori, la percezione diventa ancor più difficile. Inoltre, la propagazione delle onde sonore rispetto al senso di marcia dell'ambulanza avviene ad una velocità di circa 340 m/s superiore. In questo caso, in senso ortogonale alla marcia dei veicoli provenienti da via Trieste. Negli Stati Uniti questo non succede perché ci sono semafori intelligenti che riconoscono i mezzi di soccorso e danno loro sempre la precedenza. In Italia questo non avviene.

«I mezzi di soccorsi hanno la possibilità ma non il diritto assoluto di passare. In un caso analogo, in passato, al conducente dell'ambulanza è stato attribuito il 70% di colpa. Ogni caso, però, va valutato in sé». Non esiste una sola verità. Ne è convinto Maurizio Girardi, responsabile sinistri di una importante compagnia assicurativa, tirato in ballo come esperto. «Una sentenza della Cassazione recita così: il conducente del mezzo di soccorso non deve anteporre il proprio diritto di urgenza e precedenza, alla sicurezza e alla vita degli utenti della strada».

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