Sentenza: baciate nulle, soci liberi dai debiti

Il Tribunale di Venezia: illegittimo finanziare l’acquisto di azioni proprie. I risparmiatori: «Ora è da capire quante sono le operazioni simili»



Le “baciate” non si potevano fare. E quindi sono nulle. Ovvero: niente è dovuto dai sottoscrittori di operazioni che il codice civile vieta. Una sentenza emessa dal Tribunale delle Imprese di Venezia stabilisce quello che il Codice Civile da sempre afferma. Cioè che non è consentito l’acquisto di azioni proprie tramite un finanziamento fornito dall’emittente stesso dei titoli. Nello specifico una banca non può finanziare i propri azionisti per acquistare azioni proprie. A meno che non ci sia una delibera assembleare che lo consenta.

La sentenza è stata depositata il 23 luglio dalla sezione imprese del Tribunale di Venezia. Il ricorso nei confronti della Bpvi era stato mosso da un azionista della Popolare, assistito dall'avvocato Mario Azzarita dello Studio Legale Sat di Padova. Si tratta in particolare - informa lo studio legale con una nota- degli acquisti di azioni della Vicenza mediante provvista fornita dalla stessa banca. Applicando l'articolo 2358 del Codice Civile, il collegio ha chiarito che questo divieto si estende anche alle società cooperative, come era appunto la Bpvi all'epoca dei fatti, e in particolare alle banche popolari (quindi riguarderà anche i casi di Veneto Banca, anche se gli importi sono molto più bassi). Nel caso specifico, si trattava di un collocamento di azioni della banca con finanziamento collegato per circa 1,4 milioni di euro. Il collegamento tra finanziamento e acquisto di azioni è stato considerato dimostrato vista la vicinanza temporale tra le due operazioni, e la conferma della strumentalità del finanziamento da parte dei funzionari della banca.

La conseguenza della nullità libera l'azionista dall'obbligo di restituire le somme utilizzate per comprare le azioni stesse. Il Tribunale mette inoltre in dubbio anche la validità dei finanziamenti per l'acquisto di obbligazioni convertibili della banca (in particolare, quelle emesse in sede di aumento di capitale nel 2013).

«Si tratta di un precedente fondamentale nella delicata vicenda delle Banche Venete - dice l’avvocato Azzarita - che si spera possa aprire la strada ad una definitiva soluzione uniforme delle operazioni baciate». Soddisfazione dai vari attori coinvolti nella vicenda del crac della Bpvi sulla sentenza. Renato Bertelle, legale di numerosi ex azionisti: «Conferma quello che ho sempre detto non c’è il diritto al credito perché l’operazione è nulla. Questo non varrà però per tutti gli azionisti: chi è diventato socio con i miniaumenti di capitale, dove l’acquisto di azioni tramite finanziamento era stato deliberato dall’assemblea dei soci, si trova davanti ad un’operazione legittima. Le altre baciate invece non lo sono». «Ogni volta che si è andato in tribunale contro la banca si è avuto ragione» rileva infine Luigi Ugone di “Noi che credevamo”. «Ora bisogna capire quante sono queste baciate». —



Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova