Servizi segreti a Ca’ Foscari per reclutare i nuovi 007

L’intelligence si presenta agli studenti e sollecita progetti di ricerca agli atenei Minniti: «Possiamo vincere la sfida della pace con le armi della democrazia»
Di Giorgio Cecchetti
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 02.12.2015.- Marco Minniti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega della Sicurezza. Cà Dolfin, Università di cà Foscari. Nella foto con il Rettore Michele Bugliesi.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 02.12.2015.- Marco Minniti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega della Sicurezza. Cà Dolfin, Università di cà Foscari. Nella foto con il Rettore Michele Bugliesi.

VENEZIA. Prevenzione, con la raccolta di informazioni e la capacità di analisi; intervento militare, per fronteggiare e distruggere l’esercito nemico con un’ampia coalizione; iniziativa diplomatica, per disegnare il dopo. È questa la ricetta di Marco Minniti, sottosegretario dem alla Presidenza del Consiglio con delega ai Servizi segreti, per sconfiggere il terrorismo dello Stato islamico. L’occasione è l’incontro nell’università veneziana di Ca’ Foscari di «Intelligence live», l’ulteriore tappa che vede i rappresentanti dell’Intelligence dialogare nei principali atenei italiani con i giovani studenti, con i neo laureati e con i docenti. I nostri servizi segreti sono a caccia di nuovi 007 e li cercano tra i giovani. Prima dell’esponente del governo Renzi, hanno parlato i professori di Ca’ Foscari Marcello Pelillo e Riccardo Focardi: il primo ha parlato delle grandi possibilità offerte dall’intelligenza artificiale nel settore della sicurezza, ad esempio grazie alla biometria. Il secondo ha relazionato sulla vulnerabilità dei sistemi crittografici, in particolare quelli delle banche.

Infine, è intervenuto il responsabile della comunicazione istituzionale del comparto dei servizi segreti Paolo Scotto di Castelbianco, il quale ha spiegato: «Siamo qui per farci conoscere dagli studenti, che poi possono essere protagonisti lavorando con noi, mentre con le università possono nascere progetti di ricerca». Scotto ha aggiunto che è necessario sgomberare il campo dai luoghi comuni, quelli che identificano il lavoro di Intelligence in James Bond e nella sua licenza di uccidere: «Ora l’adrenalina non arriva a causa delle sparatorie, ma dalla sfida intellettuale per il Paese» ha concluso.

Minniti ha sostenuto che la battaglia contro lo Stato islamico può essere vinta mettendo assieme varie fasi. Anzitutto, la prevenzione fondata su informazioni e analisi per scongiurare attentati sulla carta imprevedibili. Poi, ha aggiunto, «si vince sul piano militare, perché bisogna liberare i territori occupati e questo si deve fare con la più ampia coalizione internazionale possibile: l’obiettivo deve essere mettersi insieme per sconfiggerlo, guardando al domani ma anche al dopodomani, tenendo assieme l’Europa, gli Usa, la Russia, i Paesi arabi moderati». «Per vincere», ha spiegato, «serve anche l’aspetto diplomatico: in passato siamo stati particolarmente bravi a sviluppare iniziative militari ma non altrettanto sul dopo». Nel caso dell’Is, ha esemplificato, è «chiaro che Raqqa va liberata, ma va pensato anche il suo ruolo nel nuova Siria». Dietro l’espansione dell’Is, ha detto Minniti, c’è «la crisi di un modello», con l’assetto disegnato nel 1916, che «è entrato in crisi» e con «confini disegnati col righello che non sono più capaci di contenere un mondo in movimento»; di fronte a questa situazione lo stato islamico risponde «con una forza evocativa» a cui noi dobbiamo contrapporne «una diplomatica, che nel momento in cui combatte il terrorismo costruisce un mondo nuovo». «Dobbiamo garantire», ha affermato, «la sicurezza delle nostre popolazioni; bisogna essere capaci di sconfiggere l’Is, ma anche di vincere la pace», ha affermato.

Secondo Minniti, «l’Is ha la più imponente legione straniera dell’epoca moderna: si parla di circa 25 mila giovani che provengono da circa cento Paesi del mondo», ha detto, sottolineando che il tema dei foreign fighters è «la cosa che tiene assieme» il lato simmetrico, sul terreno, e quello asimmetrico e terroristico della sfida che l’Is ci lancia sul fronte militare e terroristico». «Diverse migliaia, forse 5 mila, sono europei e il risultato è evidente: combattono in Siria o in Iraq ma poi tornano per fare i terroristi in altri paesi», ha concluso il sottosegretario, perciò «il quadro della minaccia è imponente. La forza che abbiamo nei confronti del terrorismo è quella di un mondo libero: noi siamo più forti perché siamo in democrazia, perché ci rispettiamo. Se rinunciamo ai nostri valori fondamentali perdiamo noi stessi ed è proprio ciò che terroristi si augurano».

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