Si è spento Sanson Partito da un chiosco diventò re dei gelati

Il suo impero aziendale nel Veronese, a Colognola ai Colli Nel periodo d’oro produsse un milione di pezzi al giorno

VERONA. Nel tardo pomeriggio di venerdì è morto Teofilo Sanson. Era nato a Conegliano nel 1927. Era stato il «re» del gelato italiano e grande uomo di sport, tra i protagonisti della vita economica del Veneto nel dopoguerra. Ultimo di dodici fratelli, ha cominciato la sua carriera imprenditoriale nel 1948 da un modesto chiosco di gelati, a Torino. Ha poi fondato un laboratorio, evolutosi nella Sanson Gelati con sede a Colognola ai Colli (Verona) dal 1968. Ha lasciato la direzione attiva dell'azienda nel 2000. L'azienda fu poi ceduta alla Barilla nel 2000, per poi passare otto anni dopo alla Sammontana. Nel 2012 il marchio è scomparso definitivamente. Era arrivata a sfiorare i 100 miliardi di lire di fatturato, producendo oltre un milione di gelati al giorno. Le sue attività si sono rivolte anche ai settori immobiliare e turistico. Nel 1986 è stato nominato cavaliere del lavoro. È stato consigliere della Cassa di Risparmio di Verona e poi della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone.

La Sanson è stata una delle primissime aziende insediatesi in quella che successivamente sarebbe diventata la zona industriale di Colognola, oggi una realtà tra le più significative nel panorama economico veronese. Sulla sua scia altre grandi realtà produttive sono approdate in un secondo momento all'imbocco della Val d’Illasi. L’azienda alimentare ha contribuito a cambiare la fisionomia del paese che, da rurale, ha iniziato a modificare il proprio assetto in industriale, sia in termini occupazionali che sociali. È stata la prima anche a stringere legami internazionali nel 1970, quando la Sanson è entrata in società con la Beatrix Food di Chicago, e a portare il nome di Colognola nel mondo, esportando i gelati in Germania e in Svizzera e i prodotti da forno in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. La nuvoletta colorata, per molti decenni simbolo dell’azienda, è stata sinonimo di benessere e fiducia sia per il Comune che per i dipendenti, i quali conservano un ricordo speciale degli anni trascorsi a lavorare alle dipendenze di Teofilo Sanson. «Oltre che il nostro datore di lavoro è stato soprattutto un padre, presente nello stabilimento, dove ci chiamava per nome», ricordano operai e impiegati, «partecipando alle nostre gioie e ai nostri dolori. Ci siamo sempre sentiti compresi anche nello svolgere la nostra mansione quotidiana, non priva di fatica, e per questo Teofilo ci augurava di arrivare un giorno a percepire la pensione, vista come giusta ricompensa, ricordandoci il suo impegno anche economico nel versarci puntualmente i contributi». Grazie a Teofilo Sanson sono approdati a Colognola vari personaggi celebri dello sport e del mondo della cultura, tra cui Francesco Moser e Vittorio Sgarbi, per fare qualche nome, che Sanson non esitava a portare nello stabilimento. Da tempo Sanson non appariva più in pubblico, si stava spegnendo lentamente, ma la sua morte, avvenuta a 86 anni nel tardo pomeriggio di ieri a Verona, ha segnato a lutto la città.

Con Sanson il Veneto perde uno dei più grandi protagonisti di un'epopea imprenditoriale che ha fatto grande l'economia regionale. «Lo conoscevo bene e l'ho stimato come uomo che ha sempre vissuto vicino al suo popolo, come imprenditore e come appassionato sportivo». Così il presidente della Regione Luca Zaia ha espresso il suo cordoglio: «È stato un grande esempio di sellf made man».

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