Si spoglia e balla per lavoro nel metrò

Forse più furba che santa. Lisa Dalla Via, 29 anni, è la «misteriosa donna gatto» padovana, che nei giorni scorsi è comparsa all'improvviso dentro i treni della metropolitana di Milano, cimentandosi in uno spettacolo di
lap
dance
tra i passeggeri. Lisa, originaria di Pisa, vive e studia all'Università a Padova. Il sogno nel cassetto è fare l'attrice. Più semplicemente si accontenta di frequentare una scuola di teatro e il centro Pedro, partecipando a qualche manifestazione di protesta contro il politico di turno.


Ieri il sito www.corriere.it ha pubblicato la notizia che la misteriosa ballerina della linea verde era una studentessa padovana. Bingo. Il sito www.sickgirl.it è andato in tilt. Tutti matti per Lisa: lei però non risponde al cellulare. Ha promesso l'esclusiva. La conferma arriva anche dal fotografo che cura il sito internet, Mattia, 27 anni, vicentino, reticente e fedele alla promessa. «Non possiamo parlare se non con il Corriere della Sera», spiega. A Vicenza c'è il quartier generale - come dicono loro - delle «sick girl», copia pasta e fagioli delle «sucide girl» statunitensi: un gruppo di artiste burleque (circa 40). Nel frattempo il tg Studio Aperto di Italia 1 manda in onda il filmato di Lisa Dalla Via vestita in latex con un fiocchetto sul didietro che balla tra i passeggeri divertiti. Sul filmato mostrato sul sito del tg di Mediaset si vede Lisa che si appoggia sulle ginocchia di una donna bionda e la giornalista sottolinea con la voce il «bacio saffico» tra le due. Alle 18,30 il servizio è più pudico. Zac, un bel taglio di fotogrammi. Niente bacio. «Le sick girl sono una compagnia che fa spettacoli burleschi. L'idea del video in metropolitana fa parte di un progetto più ampio.


Stiamo creando un programma televisivo di ragazze briose che combinano guai in giro per le città. Invaderemo le strade italiane con la nostra comicità sexy», aggiunge Mattia-dal-cellulare-che-scotta. «Lisa si esibirà altre volte in metropolitana. Tra qualche giorno ci saranno anche le sue foto sul nostro sito. Questa popolarità improvvisa ci ha sorpreso». Che sia da credergli? Perché no. Fatto sta che chi si immaginava uno spettacolo improvvisato con tanto di questua finale che fa tanto «artisti da underground» come se ne vedono a Londra o a Parigi, è rimasto deluso. Lisa si muove in gruppo. Uno che riprende con la videocamera, gli altri che controllano che a qualche viaggiatore non gli si surriscaldino troppo le valvole. Poi attendono le offerte: serate in discoteche, sfilate, interviste. Marketing aggressivo, genere Marylin Manson verrebbe da dire.


Ma forse è troppo irriverente. Non si sa per chi delle due parti. Lisa è solo una ragazza che si dà da fare, suvvia. Studia, fa la cameriera per mantenersi (dicono al Pachuca e allo Spaccone), frequenta i no global sponda Pedro e Collettivo Scienze politiche (quest'ultimo fino a un anno e mezzo fa). E non è mai finita nei guai. Insospettisce, tuttavia, che nessuno ne voglia parlare. Forse perché è carina e più di qualcuno le ha messo gli occhi addosso? O per non creare turbative al business? Anche Max Gallob si chiama fuori. «Non posso parlare - spiega il leader del Pedro - dirò tra qualche giorno il perché». Forse non vuole che l'attività del centro sociale finisca nel calderone mediatico deflagrato all'improvviso? Ma soprattutto deflagrato per caso? Chissà.


Certo è che se voleva farsi conoscere Lisa Dalla Via è stata bravissima. Dieci e lode. Anzi, trenta e lode e bacio accademico per quegli occhi azzurro-viola che incantano. Impossibile non correrle dietro. Moltissimi hanno visti i tg e la sua performance sul sito del Corriere della Sera. Tutti hanno letto che è padovana. E allora giù a perdifiato a cercare notizie anche a pezzi. Ecco fatto. Un passo indietro: ma chi sono le «sick girl»? Dicono di loro stesse: «Dolcezze sbandate, creature incantevoli, quelle che fa girare la testa, spauracchio delle fidanzatine buone e premurose. Le pin up del 2000». E che fanno? «Erotismo teatrale con un pizzico di ironia, decadenza oltraggiosa e demolizione delle regole». Il loro motto è: rivisitiamo il concetto di pin up con un bagaglio culturale aggiornato. Guai a chiamarle veline del terzo millennio. Sarà.

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