Stava atterrando dalla parte sbagliata

Il forte vento imponeva di fare la manovra in un'altra direzione. Aperta un’inchesta per omicidio colposo: i funerali giovedì, dopo l'autopsia
I due fidanzati
I due fidanzati
Giovanni Piccoli avrebbe sbagliato la direzione d’atterraggio. Forse perché era stanco e non vedeva l’ora di scendere, forse perché ha sottovalutato il vento. Sabato a mezzogiorno, sopra il campo di volo di Tenuta Tannoia a Castel del Monte (Andria), soffiava un Maestrale forza 8-10 nodi. E qualsiasi ultraleggero si sarebbe trovato in difficoltà ad atterrare col vento forza 8 in coda, anche perché c’è sempre il rischio che il velivolo venga «schiacciato» a terra. Tra l’altro, il titolare del campo di volo, ieri mattina, ha riferito al pm di Trani titolare dell’indagine (che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti) che Giovanni Piccoli non l’ha chiamato per comunicare l’intenzione di atterrare, altrimenti gli avrebbe consigliato di girare attorno alla pista e scendere dall’altro lato per evitare problemi.


Nel frattempo il magistrato ha conferito l’autopsia al professor Andrea Sinigaglia del policlinico di Bari e nominato un perito perché svolga un’indagine tecnica sul Pioneer 200. Anche i familiari dei due fidanzati morti carbonizzati - Giovanni Piccoli, 39 anni di Padova e Michela Segantin, 41 anni di Ca’ Bianca di Chioggia - hanno nominato un loro perito. Le ipotesi formulate dal pm sono quattro: blocco del motore e in questo caso potrebbero essere iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo il costruttore del veicolo o il manutentore (Giovanni aveva speso da poco 8.000 euro per revisionare l’ultraleggero); un malore del pilota (è strano, infatti, che Giovanni, pilota provetto e meticoloso, non abbia contattato i responsabili della Tenuta Tannoia via radio); uno sbalzo sulla pista del Pioneer 200; il vento di Maestrale sulla coda che ha «schiacciato» l’ultraleggero al suolo. Esclusa, invece, l’ipotesi il piccolo aereo sia rimasto senza benzina: Giovanni, proprio per poter affrontare voli più lungo rispetto alle canoniche due ore di volo per ogni tratta, aveva fatto istallare un serbatoio supplementare. Che si è incendiato al momento dello schianto.


«E’ un incidente che nessuno di noi riesce a spiegare - commenta a voce alta Silvano Paganin, amico di Giovanni Piccoli - io lo conoscevo da cinque anni. Condividevamo la passione del volo. Per esempio, io non riesco a spiegare perché non abbia contattato i responsabili del campo ad Andria. Giovanni era uno che parlava sempre in volo. Anche in inglese. Forse era stanco e ha sottovalutato il vento in coda: anche a me è capitato una volta di fare un errore del genere».


Oggi, dopo l’autopsia il magistrato dovrebbe firmare il nulla osta e le due salme potrebbero ritornare nei rispettivi paesi d’origine. I familiari di Michela - mamma Lia (ha riconosciuto la figlia dal contenuto di uno zainetto) e il fratello Alberto - nella notte sono ripartito per Chioggia. A Trani era arrivato anche il fratello maggiore di Giovanni Piccoli, Gregorio, mentre i genitori del giovane sono rientrati dalle vacanze nella loro abitazione in riviera San Benedetto in attesa di fissare le esequie che dovrebbero celebrarsi nella chiesa della parrocchia di San Benedetto con tutta probabilità giovedì.


Ieri i carabinieri della Compagnia di Piove di Sacco, sono andati nuovamente al campo di volo di Cambroso di Codevigo da dove i due erano partiti alle 8 di mattina alla volta di Agrigento per trascorrere una vacanza.

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