Strade a Norest, chi sbaglia paghi
Dalla statale Del Santo alla Pedemontana, i danni li subiscono gli utenti
Bisognerebbe calcolare i minuti e le ore in cui migliaia di automobilisti e camionisti sono quotidianamente condannati all’isolamento nelle loro celle di rigore fatte di lamiera. Bisognerebbe calcolare le settimane e i mesi che gli abitanti di Pontevigordarzere, di Campodarsego, di Camposampiero, di Loreggia, di Borgoricco, di Resana, di Castelfranco e di tutti i paesi che si affacciano o che in qualche modo offrono un’alternativa alla statale Del Santo vivono di meno per colpa del piombo, dell’ossido di carbonio, delle Pm10 e di tutte le schifezze espulse dai motori che inalano. Bisognerebbe calcolare i morti che quel budello che è la vecchia statale Del Santo causa per ogni mese di ritardo nella conclusione dei lavori della nuova arteria che, per inciso, si aspetta da mezzo secolo. Lo stesso discorso si potrebbe fare per la superstrada Pedemontana, per la terza corsia dell’A4, per il Passante di Mestre, per la Romea commerciale, se non ci fosse che qui c’è di peggio: il cromo.
Veleno che dovrà essere neutralizzato con una bonifica che ritarderà di mesi l’apertura della strada. Perciò bisognerebbe calcolare il prezzo delle lunghe ore in coda dell’operaio, dell’imprenditore, dell’impiegato o del rappresentante, del camionista e della mamma in ritardo che deve andare a sostituire la baby sitter. Bisognerebbe calcolare la lievitazione del costo delle merci per passare da un’azienda all’altra o da queste alla distribuzione a causa dei soliti ritardi e delle solite code. Bisognerebbe calcolare i punti persi e i soldi in multe pagate perché qualcuno esasperato schiaccia il piede sull’acceleratore per azzardare l’impossibile sorpasso di un camion lungo la stretta carreggiata fiancheggiata da due fossati. Bisognerebbe pesare la faccia di chi, con una barca da qui a là, se la sta spassando in qualche mare grazie ai soldi incassati illegalmente per aver infarcito di cromo il sottofondo della maledetta statale Del Santo-Bis, mentre i forzati della strada continuano a smoccolare contro tutto e tutti.
È ora di finirla: smoccolare non serve a nulla. Bisogna agire e mettere chi ha sbagliato di fronte alle proprie responsabilità. La politica e la magistratura non possono più latitare. Chi ha avvelenato il sottofondo della strada e la vita dei veneti costretti alla prigione di lamiera deve pagare. La magistratura deve scoprire con celerità chi è responsabile dell’inquinamento e chi l’ha lasciato commettere senza controllare e intervenire. Costruttori, fornitori, sindaci, presidente di provincia e tecnici e assessori regionali devono rispondere della calamità che hanno causato. Perciò bisogna dire basta ai soprusi ai danni di tutti come fossero a carico di nessuno. Pensiamo che le imprese danneggiate, le famiglie ferite, il tempo rubato abbiano un valore e perciò debba essere conteggiato e messo in conto ai responsabili di questa ennesima ingiustizia compiuta nella nostra regione condannata anch’essa all’immobilità dalle troppe chiacchiere e dai troppi progetti irrealizzati, dal dio schéo fatto non importa come, perché alla fine è l’unica cosa che conta senza badare a chi paga veramente.
Bene, se è così che sia per tutti e che sia consentito a tutti, in particolare alle associazioni imprenditoriali, unioni industriali in particolare, artigianali e commerciali che hanno il dovere di farlo per i loro associati, ma anche i singoli operai, impiegati, autisti, imprenditori, mamme o nonni che siano, di costituirsi parte civile quando e se mai ci sarà un processo. Perché, diciamocelo, il rischio è che tutto finisca con una multa, o ben che vada con un patteggiamento, alla faccia di quanti hanno l’esistenza stritolata nel traffico e con buona pace di chi continuerà a navigare per i mari con una barca lunga da qui a là, magari ridendo di noi condannati per sempre alla cella di rigore fatta di lamiera.
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