Strozzato dagli usurai, si uccide
E' un assicuratore di Bassano indebitato con il clan dei casalesi

Zaia e Maroni. Sotto: inquirenti alla conferenza stampa dopo gli arresti del 14 aprile («operazione serpe»)
VENEZIA.
Si è suicidato il 24 gennaio scorso nel garage di casa, con il gas di scarico. Abitava a Bassano, faceva l'assicuratore. Gli avevano prestato 80.000 euro ma ne volevano indietro 30.000 di interessi a stretto giro. Pensava di farcela. Ma lo incalzavano, lo minacciavano. Gli hanno tolto il respiro, il sonno. Si è ammalato. E quando l'hanno dimesso dall'ospedale l'ha fatta finita. Il recupero crediti era affidato ad Aspide srl di Selvazzano Dentro.
Un nome che è tutto un programma. La società lavorava per i casalesi, proprio quelli di cui parla Saviano nel libro Gomorra. Si dimostra che sulle infiltrazioni mafiose aveva ragione lo scrittore e torto il ministro Maroni, che si risentì come se fosse un problema collegato alla Lega che comanda nel Nord. La mafia va dove c'è odore di soldi, chiunque sia al comando. Maroni si deve mettere d'accordo con Luca Zaia, che il 19 febbraio 2010, quand'era ancora ministro, dunque suo collega, denunciava «rischio di infiltrazioni mafiose nel tessuto economico del Veneto». Oggi il presidente del Veneto Luca Zaia riceve una busta con 2 pallottole avvolte in una sua fotografia: messaggio mafioso che non ha bisogno di commenti. Nel 2010 il presidente degli industriali veneti Andrea Tomat giudicava le preoccupazioni di Zaia «senza dubbio condivisibili». E Marco Pozza, presidente di Confartigianato Treviso, spiegava che in giro per il Veneto c'era gente pronta a rilevare, soldi alla mano, la contabilità di piccole ditte in difficoltà. Denuncia che fu presentata alla Guardia di Finanza. Oggi abbiamo i testi delle intercettazioni telefoniche fatte dai carabinieri (a proposito del fatto che le intercettazioni non dovrebbero esistere in un paese libero, come va raccontando Silvio tra una barzelletta e l'altra), che illustrano i metodi di Aspide srl, finita nella rete il 14 aprile scorso, dopo 7 mesi di indagini, con 29 arresti tra Veneto, Lombardia e Campania. Le ha pubblicate il Giornale di Vicenza. Ecco un saggio: «Perché lo sapete come andrà a finire se non mi date i soldi... l'avete visto come tratto le persone». E ancora: «Devo far salire qualcuno che vi viene a rompere le ossa a mazzate? Qualche detenuto che vi farà uscire sangue... Non sto scherzando, vi faccio lasciare a terra». A parlare, intercettati dai carabinieri, sono due arrestati, Mario Crisci e Antonio Parisi, che danno indicazioni su come comportarsi. Crisci spiega che i soldi devono essere spediti in Campania a persone in galera: «Il problema è che questi soldi giù li aspettano tante persone... Tu sei mai stato in carcere? Voi non sapete quanto è triste quando state in carcere perché non avete i soldi perché non ve li mandano... allora quando i soldi non arrivano la gente, quello che sta in carcere, s'incazza... e poi quando esce cerca con chi se la deve prendere». Parisi racconta a Crisci che altri due dell'organizzazione, il 4 novembre 2010, sono all'interno della sede di Aspide intenti a «trattare in maniera brutta il debitore C.». «Lo abbiamo picchiato - spiegano costoro - lo abbiamo colpito in testa con il calcio di una pistola». Le minacce sono dirette: «Ci stanno un sacco di gente in carcere che viene a farvi il servizio... vi fanno un servizio che non dimenticate più. La vedete quella cosa? Ve la faccio piccare su per il sedere». Oppure: «Non vi fate male da solo voi, vi fate male tutto il resto della famiglia, vale la pena? Finché non mi darai tutti i soldi non vivrai tranquillo». Uno dei 29 arrestati, Ivano Corradin, 48 anni, di Marostica, ritenuto «il commercialista» dei casalesi, viene interrogato oggi nel carcere di Tolmezzo. Lo assistono gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo: mera nota di cronaca per dire che non ha certo problemi di parcella. A questo elenco si devono aggiungere le vittime della Catapano, il gruppo campano che operava nel Veneto, estorcendo aziende in crisi ai titolari. Qui risulta inquisito dalla procura di Padova per bancarotta fraudolenta in concorso e falso Tiberio Businaro, leghista, sindaco di Carceri, mediatore d'affari. Particolare poco simpatico per Palazzo Balbi: Businaro è stato nominato da Zaia consigliere di Finest spa, la finanziaria delle Regioni Veneto e Friuli che opera con le aziende italiane nell'Est Europa. Businaro si è autosospeso dalla Lega e da Finest ma non da sindaco. «Ce n'è abbastanza - sostiene Piero Ruzzante del Pd - perché Luca Zaia venga a riferire su queste vicende in Consiglio regionale».
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