Tambre, la casa museo dell'alchimista

Tra alambicchi, pozioni e ricettari, il polo museale ripercorre una vicenda che da sempre anima i filò, tramandata di padre in figlio, e arrivata fino ai giorni nostri

TAMBRE. Una fuga rocambolesca da Alessandria d’Egitto fino alla tranquilla Valdenogher di Tambre. Una storia tra mito e realtà racconta che lassù, tra le montagne bellunesi, sia giunto un alchimista.

«Siamo nel Cinquecento al tempo dell’Inquisizione ma anche della potente Repubblica di Venezia che avrebbe offerto all’alchimista protezione dopo che l’uomo era stato condannato a morte dalla Chiesa con l’accusa di stregoneria» racconta Giorgio Zampieri, socio della Prealpi Cansiglio Hiking e membro del Consorzio Alpago Turistico che fa promozione culturale in zona.

Nella casa signorile il fuggiasco avrebbe quindi trovato riparo dalla persecuzione continuando a praticare indisturbato l’arte dell’alchimia. Uno spazio particolare, avvolto dal mistero, che oggi è diventato la Casa Museo dell’Alchimista.

«La tradizione racconta che i simboli di pietra e i bassorilievi che abbelliscono le pareti esterne dell’edificio siano legati al proprietario di casa, forse un nobile, che aveva beneficiato dell’aiuto della Serenissima per vivere ai margini continuando a operare gli studi alchemici che aveva intrapreso nell’altro capo del Mediterraneo» prosegue Zampieri. Tra alambicchi, pozioni e ricettari, il polo museale ripercorre una vicenda che da sempre anima i filò, tramandata di padre in figlio, e arrivata fino ai giorni nostri. Nessuno conosce la vera identità dell’enigmatico personaggio che trovò rifugio nella valle e venne ribattezzato Alessandro Lissandri, ma nella memoria collettiva resta di lui un ricordo benevolo che ha spinto il piccolo borgo a preservare con cura la sua storia.

La biografia di Alessandro Lissandri l’alchimista di Tambre è impressa sulle pareti della sua casa cinquecentesca divenuta museo. Una serie di bassorilievi attira l’attenzione.

Sono davvero curiosi i triangoli di pietra incastonati sotto alle finestre gotiche e agli archi romanici, mentre una serie di riquadri rossi incornicia le vetrate disegnando un reticolo di simboli difficili da decifrare all’occhio inesperto. In questo caso l’estrosità del proprietario non c’entra, gli strani disegni sarebbero delle allegorie alchemiche. Una teoria che viene rafforzata entrando nella curatissima Casa Museo dell’Alchimista aperta solo d’estate, da giugno a settembre. L’architettura interna è altrettanto sorprendente: non esistono camini ma le pareti sono annerite dalla fuliggine dei focolari domestici che il nobile alchimista avrebbe acceso per i suoi esperimenti.

«Gli spazi della Casa museo sono popolati di libri e tappezzati di riproduzioni alchemiche, strumentari di vetro e video che raccontano la pratica. I tre piani della casa rappresentano altrettante fasi dell’opera alchemica: Nigredo, Albedo e Rubedo per raggiungere la Pietra Filosofale capace di trasformare il metallo in oro. «Il piano terra è il Nigredo caratterizzato dal nero, salendo si incontra la stanza dell’Albedo che rappresenta il bianco con un cigno, all’ultimo piano il Rubedo, la parte divina di colore rosso» sottolinea l’esperto. «Il nostro alchimista cercava la trasformazione dei metalli vili in puri, provando cotture e pozioni per mutare il ferro e il rame in oro». L’alchimia nel suo significato più profondo è una ricerca filosofica sul senso della vita, capire chi siamo, da dove veniamo e dove siamo diretti.

Casa Museo dell'Alchimista Valdenogher di Tambre (BL) Via X Settembre 1944

Aperto dal 15 giugno al 15 settembre sabato (10-12) e domenica (15-18)

Ingresso a offerta responsabile

Per informazioni e prenotazioni visite guidate e didattiche 340 844532

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