Tangenti per i restauri delle ville venete «Corruzione e truffa»

VENEZIA. Cinque proprietari di ville veneti, alcuni imprenditori di gran nome, fra gli indagati nell’inchiesta veneziana per le tangenti sui finanziamenti regionali ai restauri. Al centro dell’indagine l’architetto veneziano Marco Brancaleoni, il funzionario dell’Istituto Ville Venete che era finito in manette nel marzo dello scorso anno, in un primo tempo accusato di concussione. Ora, chiudendo le indagini e apprestandosi a chiedere il rinvio a giudizio, il pm di Venezia Paola Tonini parla di corruzione, abuso d’ufficio e truffa aggravata ai danni della Regione. Dunque, i proprietari delle storiche ville avrebbero corrotto l’architetto in modo da far crescere le spese sostenute per i restauri ottenendo così un mutuo più alto per alcune decine di migliaia di euro e truffando la Regione, che finanzia l’Istituto. Per questo sono finiti sotto inchiesta, e gli atti processuali sono stati depositati anche per loro, Oreste Fracasso, 89 anni, ex presidente degli industriali di Venezia e proprietario di Villa Soranzo a Fiesso d’Artico, il milanese Lorenzo Borletti, 56 anni, oggi vice presidente del Consorzio vino doc di Bagnoli e proprietario di Villa Widmann Borletti a Bagnoli, Nicola Marzaro, 43 anni, proprietario di Villa Ferramosca Sesso Beggiato di Grisignano di Zocco, Alberto Bergamini, 65 anni, imprenditore rodigino nel settore delle pelli e proprietario di Villa Martelli Piccioli a Canaro, Bruno Carraro, 57 anni di Aviano, proprietario di Villa Menegozzi Brazzodoro. Tra gli indagati ci sono anche l’architetto padovano Ferruccio Tasinato e il geometra di Fiesso Stefano Guzzonato, infine la moglie di Brancaleoni, Chiara Catalano.
Stando alle accuse del pubblico ministero, Brancaleoni avrebbe ricevuto, tra il 2010 e l’anno successivo, da cinquemila a diecimila euro per ogni pratica per fare in modo che i proprietari delle ville ottenessero contributi regionali più consistenti per restaurare gli storici edifici. «Per il buon fine della pratica sono cinquemila euro». «Per le mie competenze sono cinquemila». Queste le frasi che i coniugi Ennio Caggiano e Paola De Lazzari, entrambi medici di Dolo, riportarono al pm Tonini, ricordando con esattezza le parole scandite dall'architetto dell’Istituto, il quale si era offerto di far ottenere due finanziamenti, per complessivi 900 mila euro, ben 337 mila euro in più di quelli che davvero spettavano loro per restaurare la barchessa e il corpo centrale di villa Bembo-Da Mosto-Mocenigo-Molin Rova. La ricostruzione dei fatti si poteva leggere nell'ordinanza di custodia cautelare. Erano stati i due medici a rivolgersi al direttore dell'Istituto regionale Ville venete Carlo Canato, che poi avrebbe presentato l'esposto alla Procura in cui riferisce il loro racconto. L'architetto Brancaleoni non avrebbe avuto remore, quella richiesta di cinquemila euro l'avrebbe avanzata subito, minacciandoli che altrimenti la loro richiesta di finanziamenti per i restauri della villa non sarebbe andata avanti e non sarebbe stata accolta. Per quel tentativo, non riuscito grazie al rifiuto dei coniugi di Dolo, il professionista veneziano dovrà rispondere di istigazione alla corruzione. Lui si è sempre difeso sostenendo che, seppur inopportune, le sue erano consulenze che si faceva pagare.(g.c.)
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