Torna l’inafferrabile Papillon: ecco l’orso a zonzo vicino al Veneto

L'orso fotografato venerdì pomeriggio fra le province di Trento e Vicenza. Ha danneggiato due rifugi. «L’ho visto a 400 metri, spero non mi succeda più»

VENEZIA. A guardarlo così, attraverso il teleobiettivo, sembrerebbe simpatico, socievole e desideroso di coccole. Peccato che M49 sulla bilancia pesi 140 chili. D’altra parte, per quanto carino e cucciolo (ha solo 4 anni e mezzo), rimane sempre un orso bruno.

Che, come tutti gli orsi che si rispettino, non guarda le conferenze stampa di Conte, né legge i suoi dpcm, infischiandosene dell’isolamento imposto.

E allora, non solo eccolo scorrazzare indisturbato tra le valli trentine, ma persino superare i confini regionali e arrivare in Veneto, con i primi avvistamenti in Lessinia riportati venerdì. D’altra parte, M49 è sempre stato un orso indisciplinato. Un’indole che gli è valsa il soprannome di Papillon, affibbiatogli simpaticamente per una fuga piuttosto rocambolesca, che lo avvicina ad Henri Charrière.



Catturato dai forestali trentini in Val Rendana il 14 luglio dell'anno scorso, trasportato al centro faunistico di Casteller, l’orso era riuscito a fuggire all’alba del giorno dopo, superando un recinto elettrificato a 7 mila volt e un muro di oltre 4 metri. Da quel momento, M49 è diventato Papillon: l'orso più ricercato d’Italia. E la caccia ora prosegue tra le montagne della nostra regione. Perché, dopo i mesi di letargo, Papillon è pronto a una nuova stagione estiva, che evidentemente non ha mai visto tanto bella e silenziosa.

E così, dopo le scorribande in Trentino, ora è al confine con il Veneto, dove sono stati in molti ad avvistarlo nel tardo pomeriggio di venerdì, sul fianco del monte Plische, condiviso dalle province di Trento e Vicenza. Lì ha "incontrato" Silvia Marcolin: proprietaria del rifugio Scalorbi, ad Ala, non aveva mai visto un orso. «E francamente spero di non vederne mai più».

La sua è stata una disavventura a lieto fine. «Ero a casa come tutti. I carabinieri mi hanno chiamato, dicendomi che dei vandali avevano provato a introdursi nel rifugio, così sono andata a vedere. Sulla strada ho incontrato i forestali, che mi hanno fermato perché era stato avvistato un orso. Ho girato la testa e l’ho visto, a 400 metri, spaparanzato sulla neve a prendere il sole».

Papillon era lì: incurante della presenza umana. Ogni tanto si alzava sulla due zampe, per poi tornare disteso sulla neve: a volte prono, altre supino, altre ancora sul fianco. «Se ho scattato fotografie? No, chi si aspettava di trovarsi a tu per tu con un orso? Se lo avessi saputo, me ne sarei rimasta a casa. Anzi, non tornerò al rifugio finché non mi assicureranno che Papillon se ne è andato. Quando lo abbiamo visto, siamo rimasti a fissarlo per un po’. Capito che era innocuo, abbiamo seguito le impronte sulla neve che ci hanno portato al rifugio. C’erano le sue orme su ogni porta. Ha provato invano a entrare, riuscendo solo a sfondare uno scuro, trovando poi un’inferriata». Non è stato altrettanto fortunato Carlo Baschera, gestore del vicino rifugio Fraccaroli. «Ha sfasciato parte del rivestimento del bivacco invernale, ha divelto due porte e la bussola in legno per entrare nel rifugio» la conta dei danni. «Non ha lavorato solo di forza, ma di astuzia, essendo riuscito a scardinare porte e serramenti, non limitandosi ad abbatterli. Si vede che aveva fame». Per questo la comunità montana della Lessinia ha messo in guardia allevatori e proprietari di malghe, consigliando l'adozione di misure straordinarie per mettere al sicuro il bestiame. —


 

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