Tra i 12 big c’è anche un ex magistrato

Oggi a Venezia l’udienza preliminare: con Matteoli, Lia Sartori e Orsoni nei guai Vittorio Giuseppone, ex della Corte dei Conti
Di Giorgio Cecchetti
20090208 - MOGLIANO - TREVISO - POL - COSTITUZIONE: BERLUSCONI,LA RISPETTO MA PUO' EVOLVERSI. Da sinistra: il ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Altero Matteoli, il presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia durante l'inaugurazione del passante di Mestre, stamani a Mogliano (Treviso). ANSA/ANDREA MEROLA/DRN
20090208 - MOGLIANO - TREVISO - POL - COSTITUZIONE: BERLUSCONI,LA RISPETTO MA PUO' EVOLVERSI. Da sinistra: il ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Altero Matteoli, il presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia durante l'inaugurazione del passante di Mestre, stamani a Mogliano (Treviso). ANSA/ANDREA MEROLA/DRN

VENEZIA. Scandalo tangenti del Mose: potrebbe essere un’udienza lampo quella di oggi davanti al giudice veneziano Andrea Comez. Già alcuni avvocati della difesa hanno annunciato che chiederanno al magistrato di usufruire del tempo per leggere ed esaminare la documentazione che depositeranno le dieci parti civili che si costituiranno con altrettanti avvocati. Si tratta di atti che dovrebbero dimostrare il loro diritto di poter essere presenti nel processo contro tutti gli imputati o comunque contro alcuni ed è probabile che il giudice dell’udienza preliminare, se i documenti saranno corposi, non darà soltanto alcune ore rinviando l’udienza al pomeriggio ma alcuni giorni, rinviando tutti alla prossima settimana.

Tra i dodici imputati c’è l’ex ministro ed attuale senatore di Forza Italia Altero Matteoli, che non vuole farsi processare dai giudici veneziani: sostiene che se davvero è stato corrotto è accaduto a Roma, dove il presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati ha raccontato di avergli consegnato almeno 200 mila euro per le sue campagne elettorali. Anche Giorgio Orsoni mette in discussione le richieste del procuratore aggiunto Carlo Nordio e dei pubblici ministeri Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, che hanno chiesto per l’ex sindaco di Venezia il processo davanti al Tribunale collegiale assieme agli altri imputati per connessione probatoria. I suoi avvocati, invece, affermano che Orsoni debba rispondere di finanziamento illecito al Pd davanti al giudice monocratico, competente a decidere su quel reato. Lo stesso sostiene Lia Sartori, ex europarlamentare di Forza Italia, accusata dell’identico reato dell’ex sindaco di Venezia eletto col centrosinistra. Un sistema bipartisan. Anche se a pagare le campagne elettorali di Orsoni e della Sartori sarebbe stato sempre Giovanni Mazzacurati, lo stesso che avrebbe versato le tangenti a Matteoli, al giudice della Corte dei conti Vittorio Giuseppone, all’ex presidente del Magistrato alle acque Maria Giovanna Piva, due dei dodici imputati di oggi, in combutta con imprenditori come Nicola Falconi, un altro degli accusati.

A costituirsi parte civile oggi saranno la Presidenza del Consiglio del ministri assieme ai ministeri dell'Ambiente, dell'Economia e dello Sviluppo economico, il Comune di Venezia, la Regione Veneto, la Città metropolitana, il Consorzio Venezia Nuova, il Codacons, Legambiente e altre associazioni ambientaliste, l'avvocato Mario D'Elia (candidato sindaco che sostiene di essere stato danneggiato dai pagamenti illeciti per la campagna elettorale a Orsoni), infine Mauro Scaramuzza, amministratore delegato di una società legata alla Mantovani danneggiato da Lino Brentan, ex presidente della società Autostrada Venezia-Padova. Tutti chiederanno risarcimenti piuttosto consistenti, ma prima devono superare lo scoglio dell’ammissione in giudizio.

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