Tre minuti per scegliere i nuovi leader
PADOVA. Non sono la fighetteria che si crede (le signore ad esempio sanno esibire una tg 46 e tenersi la tinta fatta in casa), i maschi forse indulgono a qualche vezzo british (ieri sera all’Hotel Sheraton di Padova tenevano il loro speech corner), ma non è di questo che devono preoccuparsi. È che, a forza di aspettare Luca Cordero di Montenzemolo, si sono crozzati anche loro, sospettati per di lui tramite di vanità e condannati a sembrare vanesi e vaporosi.
Né l’uno né l’altro. Francesca Zegio, ad esempio, si guadagna un doppio applauso, il secondo alla discesa dal podio (una caduta bushiana senza conseguenze), il primo per la sincerità che ha messo nel microfono. Il tacco non c’entra, l’emozione neppure, conta - ed è stata determinante - l’esperienza fatta come assessore allo sport e alla cultura al comune di Lendinara (Rovigo) nelle file del Pdl. «Sono entrata nel Pdl e ora me ne esco, facevo parte di un partito di nominati, una classe elitaria di eletti. Altro che popolari». Se ne va da Berlusconi la signora Zegio ed entra in Italia Futura.
Come lei molti altri. Manfredi Ravetto, presidente vicario di IF del Veneto, in disparte sornione conta i pesci: «Questa estate eravamo 4 mila, ora siamo in 6.100».
L’asso, l’uomo che attiverà lo smottamento, l’ispiratore e il demiurgo di cui il nome non viene fatto se non con parsimonia, quello che i malevoli chiamano ancora mister Cinzano e gli adoranti Cavallino Rosso, l’Italo di Crozza, verrà presto e scioglierà l’arcano. Si presenta? E con chi? Va con Monti? Fa fuori Monti?
Tutto questo sapremo «presto, molto presto». Il presidente vicario Manfredi vela e svela, «sarà qui in Veneto a breve». Dove? A Venezia? «Uh, troppo scontato». A Padova? «Ma ci siamo già noi». Allora a Verona? «Troppo lontano. Non lo sa che tempo fa era a Trebaseleghe?». Ecco una vera sciccheria british, èpater geograficamente le bourgeois.
Tre i minuti concessi ad ognuno, referee Antonella Cimagalli, ex giornalista di Sky News, inflessibile.
I militanti di Italia Futura in fondo non sono molto diversi da tutti noi elettori incazzati (ce l’hanno con la casta, il magna magna, la spesa pubblica, le tasse, la persecuzione ladresca dello Stato ai danni del lavoro), ma questi, al dunque, sanno almeno fermarsi e cedono il microfono. Già questo basta a distinguerli dai politici politicanti.
Gianluca Masiero, giovane imprenditore, copre i tre minuti in modo encomiabile. Doppio applauso anche a lui. Inoltre ha parlato a braccio senza il minaccioso bigliettino degli appunti che si sono portati gli altri. Tre minuti «perché il tempo è scaduto per tutti», per dire è stufo di «essere più schiavo che cittadino». Fabio Vazzola (IF fin dall’inizio) parla di credito e di banche, Gianpaolo Pinton di sé «cittadino massacrato da 18 anni di berlusconismo», Mirta Chiaretto (del direttivo IF) di povertà come un montezemoliano non si pensava potesse fare. E invece sì: «I pasti gratis forniti dalla Caritas sono aumentati a dismisura, la povertà assoluta è salita del 13%». Elio Piovesan (consulente del lavoro) si raccomanda: «Non prendete solo i colti e i raffinati. Dovete conoscere l’idraulico, far partecipare la gente semplice».
Jacopo Silva, responsabile del programma IF inVeneto, è raggiante, l’idea dello speech corner, all’inglese, gli è sembrata subito bellissima. Etichetta England su tessuto italiano, di common purtroppo sopravvive quest’ansia di distinguersi, di sembrare nuovi e diversi, che tutti ha preso e tutti accomuna nella gara trafelata al nuovo. Effetti indesiderati dello speech corner, rubacchiare la sobrietà delle brume londinesi quando se l’è già presa tutta Monti, smanaggiare sulla casta come fa Grillo, tirarsi l’età come fa Renzi, così che sotto il sole non rimane più niente di nuovo, né di veramente sorprendente. Effetti aglio, asparagi e fagioli, indesiderati quando si vuole essere informali, alla mano e persino un po’ eccentrici. Difficile tenere alla larga un partito mentre lo si fonda.
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