Tutto sul caso Pandolfi, il super scienziato destinato a Padova e accusato di molestie a Harvard

PADOVA. Forse in Italia qualcuno potrebbe provare a liquidarlo come un (inaccettabile) corteggiamento troppo spinto. Ma nell’America del Me Too è un grave inciampo nella carriera di uno dei più quotati ricercatori italiani nel mondo.
Pier Paolo Pandolfi, il nuovo direttore scientifico del Vimm, l’istituto d’eccellenza padovano che si occupa di ricerca in biologia cellulare e molecolare, avrebbe lasciato Harvard in seguito ad alcune accuse di stalking e molestie sessuali nei confronti di una giovane ricercatrice.
Sarebbe dunque questa «non trasparenza» nella sua designazione ad aver portato l’intero comitato scientifico del Vimm (scientific advisory board, in sigla Sab) ad annunciare le dimissioni in massa con una lettera in cui si chiede di annullare la nomina per «evitare un grande scandalo» che potrebbe causare «un grave danno alla reputazione del Vimm ma anche dell’Università di Padova».
Le accuse di molestie
Teatro della vicenda il prestigioso Beth Israel Deaconess Medical Center di Harvard, di cui Pandolfi era il capo del cancer center e dei laboratori. Le accuse nei suoi riguardi provengono da una giovane ricercatrice di origini italiane, che dall’autunno 2018 avrebbe ricevuto decine di mail. Una situazione che potrebbe diventare stalking per il rapporto di subordinazione.
Il 24 maggio viene deliberata la sospensione di Pandolfi, che da allora non è più rientrato nei laboratori del Beth. Agli inizi di dicembre Harvard comunica che non sarebbe più rientrato in servizio. Pandolfi fa sapere di essersi dimesso per valutare altri percorsi professionali.
L’ateneo di Harvard, interpellato, non vuole in alcun modo commentare il caso. L’università americana però avrebbe comunicato la sospensione di Pandolfi anche al Nih, il National institutes of health, cioè la prima agenzia del governo degli Stati Uniti per quanto riguarda la ricerca biomedica.
Il ritorno in patria
A fine dello scorso maggio la fondazione che gestisce il Vimm comunica la nomina di Pandolfi a nuovo direttore scientifico dell’istituto, al posto di Luca Scorrano. Una designazione salutata come il ritorno in patria di un “cervello in fuga”, uno dei migliori specialisti in oncologia al mondo che torna al servizio del Paese per sviluppare ricerca di altissimo livello. Una presenza talmente prestigiosa che qualcuno pensa possa anche ottenere una cattedra all’università di Padova. Ma dal Bo fanno sapere che non c’è mai stato alcun contatto in tal senso.
La nomina contestata
Subito dopo la nomina, il 22 maggio, il presidente del comitato scientifico Wolfgang Baumeister, biologo tedesco direttore del Max Planck Institute, aveva segnalato la «frustrazione» per la nomina di Pandolfi «appresa solo tramite i media». Ne era seguita una prima lettera di spiegazioni da parte del presidente della Fondazione Francesco Pagano. Risposta poi definita da Baumeister «dal tono offensivo e con effettive lacune». Una seconda missiva è di giovedì scorso. L’intero board, composto da 11 autorevoli studiosi di tutto il mondo (tra cui un premio Nobel) ha annunciato le dimissioni.
Dimissioni liquidate da Pagano con il fatto che «il board era comunque in scadenza e sarebbe stato sostituito con l’arrivo del nuovo direttore scientifico». Una versione contestata da Baumeister: «Non è mai accaduto in passato e non è una pratica comune – ha spiegato ieri il biologo tedesco al mattino – È un passo senza precedenti che ha lo scopo di inviare un segnale forte a tutti coloro che si rapportano con il Vimm». La guerra, dunque, è appena iniziata.
Cosa è il VIMM
La Fondazione Ricerca Biomedica Avanzata Onlus, presieduta dal Prof. Francesco Pagano, è nata a Padova nel 1996 con lo scopo di promuovere e realizzare progetti e attività di ricerca scientifica nel contesto universitario e sanitario del Nord Est.
La Fondazione oggi rappresenta uno dei poli d’eccellenza a livello internazionale per le ricerche svolte nel campo della biologia cellulare e molecolare. Inoltre, grazie ad un’attenta attività di partnership con l’Università di Padova, l’Azienda Ospedaliera e con le eccellenze private locali, la Fondazione si propone di essere un motore di crescita scientifica, culturale, economica e sociale per il territorio.
Il filo conduttore dei progetti di ricerca è lo studio dei segnali cellulari (signalling). Comprendere i meccanismi attraverso i quali le cellule comunicano tra loro è di primaria importanza per conoscere le cause di molte malattie oggi incurabili e mettere quindi a punto nuove strategie terapeutiche. I ricercatori hanno il compito di coniugare la ricerca di base (in biologia cellulare, molecolare e strutturale) con quella clinica, secondo il binomio comunemente definito come ricerca traslazionale. Lo stretto legame di questi due ambiti di ricerca è strategico per poter trasferire rapidamente sui pazienti i risultati delle ricerche.
La Fondazione Ricerca Biomedica è nata per sostenere il V.I.M.M, l’Istituto Veneto di Medicina Molecolare, rappresentato dai suoi 150 ricercatori suddivisi in 15 gruppi di ricerca coordinati dal Direttore Scientifico Prof. Luca Scorrano.
"Nel nostro centro di ricerca - si legge sul sito - sono impegnati circa 150 ricercatori provenienti dall’Italia ma anche, per il 25%, da tutto il resto del mondo, Cina e Giappone compresi.
"Suddivisi in 17 gruppi di ricerca, sostanzialmente riguardanti il muscolo, il cuore, la cardiochirurgia, il diabete, la bioingegneria, i nostri ricercatori sono medici, ingegneri, biologi, chimici, informatici, con età media al di sotto dei 40 anni. Molti di questi, rientrati dall’estero, sono riusciti ad avviare delle ricerche di altissimo livello attirando fondi sia dagli Stati Uniti sia dalla Comunità Europea.
"I giovani studiosi scelgono il nostro centro perché qui trovano la disponibilità di strumentazione di altissimo livello e l’osmosi con altri ricercatori, quella trasversalità di competenze che è la via migliore per raggiungere traguardi importanti.
"Per garantire la qualità dei progetti è stato costituito un rigoroso sistema di valutazione: un Comitato Scientifico Internazionale, che include tra gli altri due premi Nobel, ogni 2 anni visita il centro, intervista tutti i ricercatori ed esprime un giudizio su ogni singolo programma di ricerca.
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