Uccisi due assalitori di Kuki Gallmann

Nairobi: l’esploratrice trevigiana, operata e fuori pericolo, resta in stretta osservazione. Il Governo: «Episodio isolato»
Una foto del profilo Facebook della scrittrice italiana naturalizzata keniota Kuki Gallmann, che ? stata ferita a colpi di arma da fuoco nel suo ranch, a circa 300 km da Nairobi, presumibilmente da un gruppo di pastori che hanno invaso la tenuta in cerca di pascoli per salvare i loro animali dalla siccit?. Roma, 23 aprile 2017. FACEBOOK +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++
Una foto del profilo Facebook della scrittrice italiana naturalizzata keniota Kuki Gallmann, che ? stata ferita a colpi di arma da fuoco nel suo ranch, a circa 300 km da Nairobi, presumibilmente da un gruppo di pastori che hanno invaso la tenuta in cerca di pascoli per salvare i loro animali dalla siccit?. Roma, 23 aprile 2017. FACEBOOK +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

Kuki Gallmann, operata per sette ore al’ospedale Aga Khan di Nairobi, è in condizioni stabili, ma fuori pericolo. La conferma che l’intervento alla 73 enne scrittrice ed esploratrice trevigiana, figlia di Cino Boccazzi (medico viaggiatore ed esploratore) , icona mondiale dell’ambientalismo, è riuscito. La donna era stata colpita allo stomaco da un colpo di pistola domenica mattina nel suo ranch «Ol ari Nyiro», nella provincia di Laikipia, cuore della Gallmann Foundation, a 300 chilometri da Nairobi.

Kuki era in perlustrazione su una jeep, con il suo autista nonchè scorta armata, quando è stata attaccata da una banda di pastori Pokot, forse rinforzata da bracconieri. Provvidenziale la risposta al fuoco dell’autista e la fuga con Kuki ferita verso un piccolo aeroporto della zona, dove un aereo è decollato alla volta di Nairobi.

«Per 5 giorni resterà sotto stretta osservazione, i medici temono infezioni», precisa la figlia Sveva. È stato perforato il duodeno, ma nessun organo vitale è stato leso, anche se il proiettile ha danneggiato una parte dell’intestino, e va scongiurata ogni complicazione. Il «bollettino medico» è stato riferito da Sveva alla zia Barbara, che da Trieste continua a seguire il decorso della sorella, in Kenya da 44 anni, simbolo mondiale nella difesa degli animali e della natura dai trafficanti di avorio e dai ras locali che non tollerano l’emancipazione e il progresso portato da Kuki Gallmann in quella zona, dove pure ha perso il marito Paolo e il figlio Emanuele fra 1980 e 1983.

Il governo ha annunciato ieri di aver ucciso due dei presunti assalitori di Kuki e di aver arrestato decine di sospetti, ora interrogati. Il ministro della sicurezza interna, Joseph Nkaissery, ha specificato che è stata trovata un'arma, esaminata dagli esperti. «Ma è un fatto isolato di criminalità», ha aggiunto: parole quasi incredibili, accolte con stupore dall’entourage di Kuki e dai suoi 250 dipendenti. E che rilanciano le tesi di chi sospetta che gli stessi politici, che hanno promesso terra a tutti nella durissima campagna elettorale in corso, siano fra chi sobilla la rivolte dei pastori stremati dalla siccità. Rivolta che fa comodo anche ai bracconieri e ai trafficanti di avorio.

I due uomini uccisi si appartengono alla comunità Pokot, i pastori che spinti dalla siccità, avrebbero più volte attaccato la tenuta di 400 chilometri quadrati della Gallmann Foundation vicino alla Rift Valley, in cerca di terra e di acqua. Seminando terrore e morte: 37 sin qui le vittime, fra cui un inglese. Un mese fa era stato bruciato il resort di Mukutan, quello dove Kuki e Sveva accoglievano i turisti vip. E la stessa Sveva, con la figlia di soli 9 mesi, Nashipea, era stata sfiorata da raffiche di mitra AK 47, salvandosi per miracolo.

«Grazie a quanti hanno pregato per mia madre», ha scritto Sveva in rete, «ma c'ancora una lunga strada da percorrere per farla tornare in pista»"

Vastissima l’eco dell’agguato. Lo stesso ambasciatore Usa in Kenya, Robert F. Godec, ha condannato l'agguato: «La violenza non è mai una soluzione ai problemi». (a.p.)

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