Un padovano tra i re del jeans
Nicola Scagnolari e i suoi Evisu: 110 milioni di fatturato

Sembra una fiaba, ma non è solo scritta sui libri; si svolge nella realtà ed è ambientata a Padova. Il protagonista è Nicola Scagnolari. Nic, per gli amici. Ci riceve nella casa della sua infanzia, a pochi metri dalla Basilica del Santo. Studente al «Tito Livio», laureato in Legge, oggi impegnatissimo nel suo lavoro in giro per il mondo. Nic ha 35 anni e vive tra New York, Londra, Hong Kong e Padova. Ieri Evisu, marchio di alta qualità nel settore dei jeans, ha sfilato sulle passerelle di Milano, durante la settimana della Moda-Uomo, con i nomi più importanti nel mondo della moda, come Armani, Versace, Cavalli, Gucci, Prada.
Nicola Scagnolari è il direttore del Global Business Development e presidente di Bestford USA Inc., branch americana del Gruppo Bestford di Hong Kong, proprietario del marchio Evisu, presente il oltre 60 Paesi nel mondo. I numeri misurano il successo: 110 milioni di Euro il giro d’affari retail nel 2006 (55% Europa, 25% Usa, 20% resto del mondo). Evisu rappresenta un marchio di grande prestigio; punta molto sulla sartorialità, tanto da meritare la definizione di «Rolls-Royce dei Jeans».
Destinato ad una fascia di mercato (il prezzo parte da 300 dollari) di veri appassionati e vip. Tra questi: Madonna, George Michael, i Fratelli Gallagher’s degli Oasis. Scagnolari ci racconta la storia di Evisu con entusiasmo: «L’azienda è nata alla fine degli anni’80, ad Osaka, grazie alla genialità di un sarto, Hidehiko Yamane, che aveva una grande passione per il denim (tessuto con il quale si confezionano i jeans). Yamane acquistò un paio di jeans degli anni’40, un pezzo rarissimo; rimise in funzione un vecchio telaio americano e realizzò un tipo di denim fedele a quello originale. Il nome di battesimo è un divertente richiamo a Levis ed Evis (il Dio buddista della prosperità)».
Mentre parla, Scagnolari mostra con disinvoltura i dettagli molto ricercati dei jeans che indossa. Il logo sulle tasche posteriori: un gabbiano stilizzato dipinto a mano che, nell’anno 2000 e per una tiratura molto limitata, fu ricamato in oro 18 carati; la robustezza e la resistenza del tessuto; la combinazione della trama (bianca) e dell’ordito (blu) che determina un effetto molto naturale (quasi un effetto-telaio); la cimosa (estremità laterale del tessuto) più doppia e di una tonalità leggermente diversa dal resto del tessuto. Lui ha abbinato i suoi jeans ad una giacca Burberry in velluto di cotone blu, una camicia celeste con righe e colletto bianco «l’ho fatta confezionare su misura, da un sarto», tiene a puntualizzare. E’ molto elegante, ma il successo non lo ha esaltato: è semplice, spontaneo, diretto. Parla della sfilata di Milano: «Le linee rimangono sempre fedele alla tradizione, ma con nuovo slancio creativo. Quest’anno, infatti, il filo conduttore sarà farmer by day and ninja by night. Pantaloni più aderenti e tanto nero per la sera».
Le tre linee di Evisu ne danno una diversa interpretazione: la Evisu Deluxe riprenderà l’uniforme dei soldati alla fine dell’800, con caratterizzazioni singolari; la Heritage ci farà sentire degli aspiranti Samurai; la linea Mainline si presenta come «One night in Tokio». La sfilata milanese segna il trionfo del design (lo stilista Mark Westmoreland, ex creativo Levis, è un guru del denim); della qualità (la produzione non ha pari nella cura del tessuto e dei dettagli); della originalità «globale», frutto della collaborazione tra team asiatici, americani ed europei; del forte impegno di Nicola Scagnolari, che è stato determinante per lo sviluppo del brand.
E ci tiene a sottolinearlo: «Ho iniziato dal basso. Dalla mia terra ho acquisito la voglia di fare, ho imparato l’arte di arrangiarsi». Scagnolari è entrato in Evisu nel 2001, a Londra, come consulente; nel 2006 il grande salto: l’acquisizione del marchio Evisu, ceduto dal fondatore Yamane al Bestford Group, a cui Scagnolari ha lavorato, ed il suo successivo e prestigioso incarico. Ma ancora non si ritiene soddisfatto: «Di strada ne ho ancora molta da fare. Posso dire che sono contento; ma vedo un futuro molto impegnativo, c’è molta competitività. Quella della moda non è assolutamente un’arena facile». Ma, sicuramente, lui è capace di affrontarla bene.
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