Un prete trevigiano nel girone infernale di Saint Denis

Don Ferruccio Sant opera a due passi dal luogo del blitz: «Qui ci sono troppi giovani privi di lavoro e di speranze»
Passerini Treviso Conferenza stampa Caritas agenzia fotografica foto film
Passerini Treviso Conferenza stampa Caritas agenzia fotografica foto film

TREVISO. Un parroco trevigiano nell’inferno di Saint Denis. Monsignor Ferruccio Sant, 74 anni, di Conegliano, è parroco nella diocesi francese. Da due anni si trova a Parigi, in servizio pastorale nella parrocchia di Tremblay, a due passi da dove le teste di cuoio francesi hanno compiuto, all’alba di mercoledì, il blitz contro il commando terrorista che ha seminato morte a Parigi. «Qui molti si aspettavano quello che purtroppo è accaduto», racconta al telefono «la strage a Charlie Hebdo aveva creato angoscia e la sensazione che vi sarebbero stati altri attentati. Temo non sia finita, vi saranno altre cellule di terroristi. Sono giovani francesi, mossi dalla crisi, dall'assenza di lavoro e prospettive». Componente del Consiglio nazionale delle missioni cattoliche italiane in Francia, don Ferruccio ha trascorso una vita come parroco nel Trevigiano e per tredici anni, fino al 2012, è stato anche responsabile della Caritas della diocesi di Vittorio Veneto. Venerdì sera don Ferruccio era a pochi passi dallo Stade de France, per una riunione con i catecumenali, che si stanno preparando al battesimo. «Ero appena andato via quando mi ha telefonato un conoscente, per informarmi dei kamikaze che s’erano fatti saltare in aria», racconta il sacerdote, «stavo ritornando a casa e da lì ho vissuto le drammatiche ore della notte di Parigi». Il blitz antiterrorismo di mercoledì, invece è avvenuto a pochi metri dalla parrocchia che amministra. «Anche se è morto il capo di quella cellula», dice don Ferruccio, «purtroppo temo ne saranno pronti altri». La sensazione tra la popolazione è che gli attacchi terroristici possano ripetersi. Il sacerdote conferma come la tensione a Parigi e nell'intera Francia, continui ad essere alle stelle.

«C’è nervosismo», evidenzia l'ex responsabile della Caritas diocesana di Vittorio Veneto. Egli stesso è stato testimone di una scena di panico che si è creata in una stazione della metro. Un bagaglio abbandonato ha creato il fuggi fuggi generale. «Tutti hanno subito pensatosi trattasse di una bomba», racconta monsignor Ferruccio Sant, «e sono fuggiti. «Domenica ho celebrato la messa in un clima irreale», dice, «in chiesa c'erano sì e no un centinaio di fedeli». Don Ferruccio ha letto un messaggio arrivato dal vescovo di Saint-Denis, in cui si invitava a pregare per le vittime e le famiglie e a non cedere al terrorismo. Nel quartiere in cui vive, metà della popolazione è di fede musulmana. Vi è una mescolanza di etnie. «C'è una buona convivenza, i musulmani sembrano integrati, anche perché non sono solamente loro, gli “stranieri”. Nelle periferie esiste una mescolanza di nazionalità, tanto che nessuno fa più caso alla diversità». «Ora, parlare di guerra è forte, ma è una guerra contro il fondamentalismo, che fa proseliti nelle zone più povere, nele banlieu», è l'analisi di Monsignor Ferruccio Sant, «Più che per una motivazione religiosa, alcuni giovani si avvicinano al fondamentalismo islamico perché non hanno un lavoro, non hanno prospettive. Sono giovani nati e vissuti in Francia, ma senza un futuro».

Mercoledì don Ferruccio ha scritto una lettera ai suoi ex parrocchiani di San Fior di Sotto, piccola comunità del Coneglianese, dove ha prestato servizio dal 2000 all'ottobre 2013, proprio prima di essere trasferito in Francia. «Nonostante la grave situazione», ha scritto monsignor Sant, «siamo incoraggiati dalla autorità a non cedere alla paura e a condurre una vita per quanto possibile normale. Vi ricordo nella preghiera».

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