Vaccini, scoppia il caso istituti per anziani in Veneto: «Non c’è chiarezza su tempi e modalità»

VENEZIA. Il contingente in arrivo in Veneto entro il 25 gennaio ammonta a 93.858 vaccini contro il Covid, per il personale e gli ospiti di case di riposo e centri riservati alle fragilità sociali.
Poco più della metà del totale delle 186.225 dosi attese, tra le sette province, per la “fase uno” della campagna di vaccinazione di massa. Ma l’impressione che emerge da più parti è che - tra invio dei moduli ai singoli per il consenso informato, addestramento del personale per la somministrazione dei vaccini e reclutamento degli operatori -, nonostante la neve, le dosi circolino comunque più rapidamente degli ingranaggi che muovono il lavoro delle singole Usl.
A sollevare la questione è Elena Di Gregorio, segretaria regionale di Spi Cgil. «Abbiamo ripetutamente sollecitato la Regione, chiedendo un tavolo, che non ci è mai stato concesso. L’assessore Lanzarin lo ha promesso tante volte, ma senza mai convocarlo. Da parte dei familiari degli ospiti delle residenze per anziani avvertiamo una grande preoccupazione, mancando chiarezza sui tempi e sui modi con cui avverranno le vaccinazioni».
Ieri, ad esempio, l’azienda sanitaria veneziana Usl 3 ha incontrato i direttori delle Rsa del territorio, chiedendo a ciascuna di predisporre il proprio piano, con la raccolta dei moduli per il consenso informato e l’individuazione di una finestra temporale entro la quale avverranno le somministrazioni dei vaccini. «Ma tutto questo poteva e doveva essere fatto già a inizio dicembre» tuona Mario Ragno di Uil. «Sono settimane che non facciamo altro che parlare dell’arrivo dei vaccini. Il fatto che non siano già stati predisposti i piani individuali per le singole strutture lascia molta amarezza e molta preoccupazione».
D’altra parte, se è vero, come ricorda Ivan Bernini di Cgil, che le linee di indirizzo del Ministero della salute, recepite dalla Regione, sono state pubblicate solo domenica, è altrettanto vero che l’iter da percorrere fino ad arrivare alla somministrazione fisica del vaccino, all’interno delle case di riposo, appare piuttosto lungo e complesso. Mentre la totalità degli anziani di due case di riposo di Genova, ad esempio, è già stata vaccinata. Senza contare la presenza di “no vax” tra le fila degli operatori, con percentuali elevate anche in diverse Rsa del Veneto. Tanto che Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, chiede l’obbligatorietà del vaccino per tutto il personale della sanità.
Certo, prima le dosi devono arrivare. «Zaia continua a dire che il Veneto è pronto. Non ci sembra proprio, considerando l’intera macchina che deve essere in moto e considerando quello che ancora c’è da fare» dice Di Gregorio. Le questioni sono tante, a partire dall’assenso alla somministrazione del vaccino, soprattutto considerando gli anziani ospiti delle Rsa che hanno perso lucidità. In questo caso, la decisione coinvolge anche le famiglie.
Ma non mancano le situazioni di ospiti senza figli, affiancati da un tutore: potrà essere lui a dare il consenso? «Gli anziani delle Rsa sono spesso non autosufficienti e per questo necessitano di un’attenzione e di una cura particolari» prosegue Di Gregorio. «I quesiti che abbiamo posto alla Regione sono tanti e concernono soprattutto la capacità degli anziani a dare il loro consenso, con procedure che non si esauriranno certo in una manciata di ore». Il timore, quindi, è di rimanere al palo, con i vaccini nei frigoriferi. Continua De Gregorio: «Per questo chiediamo un’interlocuzione con la Regione. Pretendiamo una chiarezza che non c’è. Tali questioni, ben note, dovevano essere affrontate per tempo. L’impressione è quella di trovarsi di fronte a una sottovalutazione complessiva».
Infine, ultima questione riguarda gli operatori che verranno incaricati della somministrazione del vaccino. Con ogni probabilità, saranno gli stessi lavoratori delle strutture, integrati da un notevole contingente proveniente dalla sanità pubblica. «D’altra parte, le Rsa soffrono una grave carenza di operatori anche per le funzioni ordinarie, che si accompagna alla penuria di personale specialistico. Con il Covid, la situazione è diventata esplosiva. Dalle residenze sono stati richiesti contingenti in più, a maggior ragione sarà necessario per l’esecuzione dei vaccini». —
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