Variante inglese, in Veneto il virus modificato è stato rilevato nel 20 per cento dei nuovi casi

VENEZIA. La riclassificazione settimanale del ministero della salute conferma il Veneto nella fascia gialla, quella del rischio moderato, coerente ai valori epidemiologici espressi: indice Rt di trasmissione del virus in lieve risalita ma contenuto allo 0,71; rapporto percentuale tra positive e tamponi inferiore al 2%; tasso di occupazione ospedaliera largamente al di sotto delle soglie d’allerta, ovvero 17% in area medica (il limite è 40) e 16% (30) nelle rianimazioni.
Un quadro abbastanza rassicurante ma non stabilizzato, esposto com’è ai contraccolpi dell’allentamento delle misure più stringenti, degli assembramenti già osservati nel week end precedente - oggi nelle piazze storiche di Padova debutteranno i test random al popolo degli spritz - e della riapertura degli istituti superiori.
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«La prossima settimana è l’ultima valida della mia ordinanza per le scuole con il 50% in presenza, vogliamo esaminare i dati del contagio e poi decidere», fa sapere Luca Zaia, specificando che la decisione riguarderà «anche la percentuale da fissare».
«Ci preoccupa non poco quello che sta accadendo nell’Italia centrale, con questa recrudescenza del virus, e alcune altre comunità vicino a noi che stanno ripartendo con il Covid. Quindi dobbiamo mettere in sicurezza i cittadini».
IL CASO Allarme per un cluster della variante inglese scoperto a Padova
In verità, ad allarmare l’autorità sanitaria è soprattutto l’incidenza delle mutazioni del virus, sempre più diffusa: «Quasi il 20% dei 182 tamponi eseguiti presenta la variante inglese», afferma il governatore illustrando i dati della pandemia.
Più precisamente, le sequenziazioni effettuate dall’Istituto Zooprofilattico sui test “sensibili” trasmessi dalle Ulss ha evidenziato un 17,2% di incidenza “inglese”, più pervasiva rispetto al ceppo originario ma, fortunatamente, neutralizzabile a sua volta dagli anticorpi vaccinali disponibili. —
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