Vendevano false Ferrari d’epoca Nei guai dinasty padovana del caffè
Denunciati i quattro fratelli Dubbini. La polizia ha sequestrato sul piazzale della ditta in via Savonarola tre vetture rifatte. Due imprenditori lamentano pesanti danni: decisiva la perizia dei tecnici di Maranello. A presentare la denuncia il presidente del Cavallino Luca Cordero di Montezemolo

PADOVA.
Assemblavano repliche perfette di auto d’epoca Ferrari (utilizzando anche i numeri di telaio dei veicoli originali di loro proprietà) con le quali partecipavano a gare automobilistiche o, peggio, rivendevano (è questa una delle ipotesi dell’accusa) come fossero vere, guadagnando un sacco di soldi (anche 650 mila euro a 'pezzo'). Nei guai sono finiti i quattro fratelli della dinastia dei Dubbini, famiglia famosa in tutta Italia per la produzione di caffè commercializzato con il marchio Diemme. La polizia, nei mesi scorsi, ha sequestrato sul piazzale della loro ditta in via Caprera (quartiere Savonarola) tre Ferrari 'clonate' e un motore (una quarta, invece, è stata dissequestrata perché in regola).
I quattro fratelli Dubbini - Gianandrea 39 anni, Sebastiano 41 anni, Federico 44 anni e Manuela 47 anni - insieme al meccanico Vittorio Nardo, 73 anni, di Padova - che deteneva in casa quattro scatole di punzoni per 'correggere' i numeri di telaio e due motori Ferrari) dovranno rispondere a vario titolo di falso e ricettazione per aver utilizzato in strada (per gare) o venduto (ad un imprenditore austriaco) auto d’epoca Ferrari false.
L’indagine, durata sei mesi e condotta dalla squadra Mobile di Padova diretta dal vice questore aggiunto Marco Calì e dal suo vice Dante Cosentino in collaborazione con la Polstrada, è partita da un esposto anonimo spedito alla direzione nazionale dell’Inail di Roma, che, in maniera dettagliata, spiegava il meccanismo di «clonazione» delle Ferrari di proprietà della famiglia Dubbini, che poi venivano esposte durante le fiere o commercializzate all’estero.
Ma lo stesso Luca Cordero di Montezemolo, legale rappresentante della Ferrari - tramite il suo avvocato Andrea Mattioli del Foro di Modena - aveva chiesto formalmente e per lettera al procuratore del tribunale di Padova "la punizione del o dei colpevoli", per fatti "di estrema gravità, commessi in danno anche di ferraristi e della Ferrari stessa".
Gli investigatori, partendo proprio dagli esposti, sono riusciti a dar corpo alle accuse sentendo anche alcuni imprenditori in Austria e a Bergamo. Uno di questi, aveva acquistato una Ferrari risultata clonata alla perfezione. Imprenditore che, di colpo, si è ritrovato in mano un clone, assemblato anche con pezzi originali (il meccanico inquisito prima della pensione riparava Ferrari), che valeva molto meno rispetto al prezzo d’acquisto. Tuttavia, la denuncia è scattata solamente quando i tecnici specializzati della casa di Maranello hanno certificato che si trattava di repliche perfette, ma comunque di repliche. La querela ha investito indistintamente tutti e quattro i fratelli, che hanno già fatto sapere di essere all’oscuro della clonazione delle auto storiche, un pallino del loro papà Giulio, deceduto da tempo.
Le repliche delle Ferrari sono state trovate in una delle proprietà dei Dubbini. Ora sarà il tribunale a stabilire se tutti o solo uno o più dei quattro fratelli sono responsabili del raggiro.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video