«Veneto Banca tornerà in positivo»
TREVISO. «È iniziato un delicatissimo percorso per la nostra banca, Veneto Banca, che dovrà decidere le proprie strategie pur in assenza, ancora, della relazione dell’Advisor per uscire dalla crisi». A parlare è Giovanni Schiavon, presidente dell’associazione degli azionisti di Veneto Banca, che continua: «Delicatissimo percorso anche e soprattutto per gli azionisti, non solo perché Veneto Banca non ha ancora delineato il meccanismo attuativo delle liquidazioni delle azioni di quei soci che, dopo aver confermato la volontà di cederle, ma all’attuale valore di 30.50 euro, intendessero immetterle sul mercato; ma anche perché le norme di Bankitalia hanno messo a fuoco uno dei punti più delicati del nuovo sistema: quello delle limitazioni, non all’esercizio del diritto di recesso, ma al diritto al rimborso conseguente a quel recesso, che deve essere assicurato all’azionista di una società che, con il suo dissenso, si trasformi in un diverso tipo di società. Nel nostro caso, il riferimento è alla trasformazione di Veneto Banca da cooperativa a spa». Sotto il primo aspetto, sottolinea Schiavon, «abbiamo già avuto modo di chiarire agli associati il senso della lettera con la quale Veneto Banca ha chiesto l’eventuale conferma dell’intenzione di vendere da parte di quegli azionisti che ne avevano fatto domanda nei mesi antecedenti all’assemblea, con la precisazione che il nuovo prezzo sarebbe stato di 30.50 euro; e si è precisato che la conferma valeva solo a non perdere la priorità nella futura fase della liquidazione». Il secondo punto, invece, per Schiavon rappresenta «un ulteriore problema. In sintesi, sono state previste possibili limitazioni al diritto di rimborso ai soci recedenti per evitare che, proprio a seguito di un eventuale eccesso di esercizio di un tale diritto di recesso, il patrimonio “pregiato” di un istituto scenda sotto l’asticella indicata dalla Bce». È stata perciò prevista una deroga rispetto alle previsioni del codice civile: «La banca può ora introdurre nello statuto una clausola che autorizza il cda a limitare o a rinviare, in tutto o in parte e senza limiti di tempo, il rimborso dei titoli rappresentativi del capitale ai soci recedenti. Il timore del legislatore riformista, è stato che il disorientamento dovuto alla trasformazione di alcune banche, fra cui la nostra, e al venir meno del principio del voto capitario possa determinare, in tali soci, significative reazioni di sfiducia. Il timore è quello di un recesso di massa, che avrebbe conseguenze finanziarie disastrose per la stessa banca e per tutti gli altri azionisti».
Insomma: i decreti attuativi della riforma hanno confermato il diritto dei soci delle banche popolari che si trasformeranno in spa a esercitare la facoltà di recesso, ma hanno anche precisato che il rimborso delle azioni può essere limitato o differito, in tutto o in parte e senza limiti di tempo, nel caso in cui sia in pericolo la stabilità dell’istituto. «Il possibile limite del rimborso», dice Schiavon, «deve essere previsto nello statuto della banca e la sua concreta attuazione è at tribuita alle decisioni del cda. Qualora, però, questo decida di procedere al rimborso, restano comunque fermi i poteri di autorizzazione dell’autorità di vigilanza al rimborso di fondi propri». Ma i dubbi di costituzionalità «non sono pochi»: «La riforma attribuisce all’autorità di vigilanza il potere di limitare il diritto di rimborso conseguente al recesso, senza specificare contenuti e limiti di tale delega. Per questo motivo è necessario che gli associati-azionisti non cedano alle suggestioni del momento e, a nostro parere, resistano alle tante varie lusinghe dei promotori di strumentali e inconsistenti azioni risarcitorie collettive. Ma il superamento di questa crisi sarà possibile solo quando Veneto Banca riprenderà la redditività: l’unico soggetto che potrà tutelare le aspettative dei soci-risparmiatori è la stessa banca, se ritornerà alla redditività».
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