Sentieri aperti ai fuoristrada dei cacciatori, in consiglio regionale 106 emendamenti per dire no

Martedì 29 aprile la discussione a Venezia ed è scontro tra le parti. Europa Verde: «C’è preoccupazione». Calligaro (Fratelli d’Italia): «Il mondo venatorio salvaguarda l’ambiente montano»

Francesco Dal Mas
Una jeep lungo un sentiero in montagna
Una jeep lungo un sentiero in montagna

Via libera a 28.500 fuoristrada dei cacciatori sui sentieri e le mulattiere di montagna, mentre residenti, turisti ed escursionisti in particolare continueranno a salire a piedi.

È l’allarme che lanciano le forze ambientaliste e il Cai in occasione del Consiglio regionale di martedì 29 aprile. In discussione anche il progetto di legge n. 189, depositato il 16 marzo 2023 e licenziato dalla Commissione Agricoltura e Caccia il 6 dicembre dello stesso anno (con il solo voto contrario di Europa Verde).

Protestano i consiglieri regionali Andrea Zanoni e Renzo Masolo di Europa Verde: «La norma, se approvata, rischia di creare una disparità inaccettabile: mentre per tutti i cittadini (turisti, escursionisti, fungaioli, gli stessi residenti) resterà in vigore il divieto di transito, chi possiede una licenza di caccia potrà circolare liberamente con il proprio fuoristrada tra i sentieri montani».

Chiarisce Giampietro Possamai della Lega, il proponente: «Ci limitiamo ad ampliare la possibilità di transito regolamentato su sentieri e strade forestali e pastorali, disciplinando autorizzazioni e modalità di accesso per i mezzi di emergenza, per le categorie professionali di assistenza sanitaria e veterinaria e di gestione forestale, per i gestori di strutture turistiche e di ristorazione in loco e per altri soggetti come quelli impegnati nel contenimento dei cinghiali e di altre specie invasive inselvatichite, per gli accompagnatori di cani da recupero o per quanti operano per il foraggiamento della fauna selvatica».

La replica di Zanoni e Masolo? La presentazione di ben 106 emendamenti: «Abbiamo raccolto lo sgomento di cittadini e organizzazioni preoccupati per l’impatto ambientale e sociale di questa proposta, e per questo abbiamo depositato un così alto numero di emendamenti con cui daremo battaglia in aula. Questo provvedimento è una minaccia senza precedenti per il nostro patrimonio montano e tra l’altro prevede un paradosso normativo: mentre impone un’imposta per il contrassegno dei mezzi di lavoratori agricoli, manutentori degli impianti, operatori sanitari attualmente autorizzati, spalanca le porte ai veicoli a quattro ruote dei cacciatori con la gratuità del contrassegno, creando una disparità di trattamento inaccettabile».

Silvia Calligaro, sindaco di Vigo, è anche consigliere delegato della Provincia. «Dovremmo smetterla di considerare i nostri cacciatori come i devastatori della montagna. Sono fondamentali per la salvaguardia dell’ambiente, a cominciare dalla fauna, poiché si prendono a cuore la sua gestione che punta ad una protezione intelligente. I cacciatori sono, in altre parole, le sentinelle del territorio. Si fanno carico della sua manutenzione, sfalciano prati e pascoli, anche alle quote più alte, provvedono ai censimenti, collaborano con i diversi Enti pubblici nelle più diverse incombenze. E l’azione che intraprende la Regione è orientata alla tutela e all’equilibrio delle varie specie».

La storia di questo progetto di deroghe è lunga. Già nell’ottobre del 2018 c’è stato un tentativo analogo che non è andati a buon fine per la ferma opposizione del Cai Veneto. Oggi a scendere in campo è anche il movimento “Peraltrestrade Dolomiti”. «Aprire ai mezzi a motore la viabilità silvo-pastorale per scopi privatistici (venatori o altro) comporta problemi che vanno ben oltre la tutela della fauna selvatica e incida negativamente sul corretto governo del territorio forestale, montano e delle aree protette».

A tutto questo si aggiunge l’inquinamento ambientale e acustico che un maggiore traffico di mezzi motorizzati comporterebbe in ambienti delicati e di grande pregio naturalistico e il rischio che con l’incremento della viabilità aumenti ancor di più l’opera di bracconaggio, non sempre facile da contenere. Per tutti questi motivi le “sentinelle delle Dolomiti” invitano «i cittadini veneti a mobilitarsi nel modo che riterranno più opportuno affinché almeno i sentieri vietati al traffico privato rimangano liberi da mezzi a motore e restino a disposizione di chi desidera camminare in sicurezza, nel silenzio e nella tranquillità della natura».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova