Ventimila veneti malati d’azzardo Da gennaio spesi nel gioco 3,3 mld

VENEZIA. La dipendenza compulsiva da giochi e scommesse - ludopatia nel lessico dei terapeuti - diventa piaga sociale nel Veneto, prima regione italiana per quattrini spesi in videolottery e slot machine: oltre 3,3 miliardi di “fatturato” stimato nei primi dieci mesi dell’anno, (1072 euro pro-capite) con 20 mila uomini e donne dipendenti dall’azzardo e il 61% dei giovani tra i 15 e i 20 anni che gioca abitualmente per denaro. Numeri espliciti per una patologia di massa dagli effetti devastanti. Giocatori indebitati e preda degli usurai, ragazzi inebetititi davanti ai display, famiglie sul lastrico, delitti persino: tempo fa, nel Padovano, una casalinga di mezza età ha avvelenato il marito per arraffarne l’eredità e dilapidarla al videopoker. Ciclicamente, c’è chi scaglia anatemi contro gli esercenti rei di offrire le slot tentatrici, magari ventilando loro sgravi fiscali in cambio della rinuncia: troppo poco per scalfire la subcultura del guadagno facile e immediato, alimentata peraltro dalla prolungata recessione e incentiva - ebbene sì - dallo Stato.
Di una legislazione regionale di contrasto al fenomeno, neanche l’ombra. Cinque i progetti di legge, malinconicamente arenati in quinta commissione. Diversi per colore i proponenti - Antonino Pipitone (Idv), Claudio Sinigaglia (Pd), Stefano Valdegamberi (Futuro Popolare), Cristiano Corazzari (Lega) e Stefano Peraro (Udc) - coalizzati nell’obiettivo, però. Tanto da trasformare gli originari testi distinti in una proposta unica,la Stop Slot, sostenuta all’unisono: «Il Consiglio deve approvare questa legge nel più breve tempo possibile. Abbiamo ancora i tempi utili per il processo di esame, istruttoria e approvazione: facciamo presto e non perdiamo l’occasione di dare ai veneti una legge civile». Ancora: «Oggi abbiamo in mano una proposta in 14 articoli che prevede uno stanziamento annuo di 250 mila euro e punta sul coinvolgimento del privato sociale, degli enti locali, delle scuole e delle Ulss. È una proposta che si basa su meccanismi di premialità per quegli esercizi commerciali che rifiutano le slot machine, e penalizzazione come deterrente per fermarne l’ulteriore diffusione». Ora il presidente della commissione, Leonardo Padrin, promette una corsia preferenziale al provvedimento.
Sarà la volta buona? «Speriamo», commentano i cinque «se così sarà, il Veneto si adeguerà agli standard già adottati da Lombardia, Toscana, Lazio, Puglia. Viceversa, i Sert, le forze dell’ordine e gli psicanalisti continueranno a censire tragedie personali e fallimenti di aziende provocati dalle malattie, anzi dall’epidemia del gioco».
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