Via San Francesco, dove le bici sono di casa

Via San Francesco è uno degli esempi più significativi di strada medievale padovana: andamento curvilineo, esigua sezione stradale, continuità dei portici, quasi un tunnel. Nel tratto dal Cantòn del Gallo al ponte di San Lorenzo, il più importante dei ponti romani della città, con i suoi 45 metri di lunghezza e ampio circa 9 metri, la strada si chiamava via dei Portici Alti. La via oggi intitolata a San Francesco, asse di collegamento tra Patavium e la Saccisica dove esisteva un agro centuriato romano, segnava, proprio all’altezza del ponte, l’inizio del Decumano Massimo della Cittadella. Percorso da carrozze, quindi, o da viandanti, da milites impegnati in magnis itineribus e da signore eleganti. Invece fino alla metà degli anni ’90, stagione in cui l’auto era strumento delle magnifiche sorti e progressive della civiltà del petrolio, la strada è stata una delle principali direttrici per raggiungere da est il centro storico stando al volante.


Situazione insostenibile che, nel tempo, ha indebolito la statica di molti palazzi e ha regalato all’atmosfera il più alto tasso di benzene del territorio urbano. La battaglia, intrapresa da Legambiente per sfrattare le automobili da questo museo all’aperto (i volontari di Salvalarte sono riusciti a riaprire ponte S. Lorenzo, l’oratorio di S. Margherita e la Scuola della Carità, sono in corso i lavori per la realizzazione a ridosso di San Francesco Grande del Museo della Medicina), è cominciata 20 anni fa e il successo è stato conquistato grazie al pressing di Legambiente, alla sensibilizzazione, alle iniziative dei residenti e alla sponda favorevole offerta dalle ultime amministrazioni. Non poteva mancare, nella serie di servizi dedicati da il mattino in collaborazione con l’associazione ambientalista alla Padova ciclabile, un’analisi di questa strada che dal 1994 è stata inserita nella Zona a Traffico Limitato. Oggi via S.Francesco è percorsa ogni giorno da 5000 bici e da un grande flusso pedonale, ha beneficiato di restauri importanti, gode di un’aria più pulita e va rigenerata dal punto di vista commerciale.


L’ANALISI.
Secondo Legambiente però via San Francesco resta anche oggi una strada a misura d’automobile. E vediamo perché: per metà circa della sua lunghezza, dall’incrocio con via Santa Sofia a quello con via Galileo Galilei, la percorrenza è a senso unico. Tale limitazione è motivata dal passaggio di rare automobili. Il divieto blocca il transito in direzione Pontecorvo a migliaia di biciclette. In realtà però sono molti i ciclisti che percorrono la strada in entrambi i sensi. Dice Andrea Ragona del direttivo di Legambiente: «E’ assurdo che una delle principali arterie ciclabili della città sia vietata alle biciclette in un senso di marcia. In una via come questa, nel cuore del centro storico, le poche auto autorizzate al transito dovrebbero adeguarsi alla vocazione ciclopedonale del luogo, rallentando la velocità e consentendo alle bici di passare in sicurezza. Ciò già accade senza che si frappongano ostacoli. Certo che nel malaugurato caso di un incidente oggi la colpa ricadrebbe sul ciclista che procede contromano». Legambiente porta anche altri esempi che dimostrerebbero il dominio automobilistico anche nelle zone a traffico limitato. All’incrocio di via San Francesco con via del Santo, uno stop impone alle biciclette di fermarsi per dare la precedenza alle auto che escono da via del Santo. In via Zabarella, all’altezza di via Battisti in direzione San Francesco è «fiorito» un divieto di transito per le bici prima delle 9,30 e dopo le 20. Questo per lasciare il passo alle automobili che escono da via del Santo. Si dovrebbe però tener conto che le Riviere sono interdette alle biciclette e ai ciclisti non restano alternative: spostare alle dieci di mattina l’orario di lavoro e rincasare entro le sette di sera oppure andare in macchina o a piedi.


LA PROPOSTA.
L’associazione ambientalista sostiene che bisogna rovesciare i termini del problema. L’obiezione del Comune è che la ristrettezza della carreggiata non permette di segnare a terra i confini della pista ciclabile. Ma in altre realtà cittadine il doppio senso di marcia sussiste utilizzando la segnaletica verticale. Un esempio è Ferrara dove il centro storico è spartito tra una ZTL e una vasta area ciclopedonale. In tutte le strade del centro il transito delle biciclette è consentito in entrambi i sensi di marcia, anche nelle vie a senso unico. La stessa cosa accade a Reggio Emilia dove agli accessi al centro storico si notano cartelli che indicano «Zona 30, transito consentito alle biciclette nei sensi unici del centro storico». In tutte le vie a senso unico sotto il segnale di divieto di transito o sotto la freccia che indica la direzione di marcia obbligatoria, un secondo cartello specifica «eccetto biciclette». Alla base di quella che appare vista una singolarità c’è una tradizione di convivenza tra bici e pedoni preesistente rispetto all’uso delle automobili. Le auto sono quindi ospiti, foranee in un’area la cui popolazione autoctona è formata da bici e pedoni, per le quattro ruote la velocità in zona 30 non deve superare i 30 chilometri orari. Secondo Legambiente è questa la soluzione per via San Francesco. Basterebbe una segnaletica verticale. Ma dal momento che comporta un drastico cambio di mentalità non è così facile da realizzare.


L’OPINIONE.
Davide Saccuman e Cristiano Amadei sono i titolari della libreria antiquaria Minerva che si trova in via San Francesco. Apprezzano la proposta di Legambiente e nemmeno sapevano che quel tratto di strada non poteva essere percorso in bici. Dicono: «Se le bici non passassero sarebbe un brutto colpo anche per le attività commerciali. Il transito delle auto, invece, su suuna strada come questa è una stonatura che non serve».


TIPI DA BICI
. Arturo Lorenzoni, ovvero pedalando sotto la pioggia. «Ci si bagna, ma con la pioggia la bicicletta è il mezzo più idoneo per muoversi in una città paralizzata». Lorenzoni, 41 anni, è docente universitario di Economia dell’Energia a Ingegneria. Per muoversi in città usa esclusivamente la bicicletta, il treno per le lunghe percorrenze. Nota che la difficoltà più grande è portare i figli a scuola nel traffico delle ore di punta. In ambito urbano la bici è più competitiva, economica e compatibile con l’ambiente.
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