Vittime delle banche «Psicologi al telefono per 200 ex azionisti»

VENEZIA. Le voci dei risparmiatori truffati dalla Popolare di Vicenza e da Veneto Banca arrivano al numero verde 800334343. Sono confidenze spesso disperate. Le ascoltano 12 psicologi che si turnano ogni 7 ore. Il telefono è aperto 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno. L’unico sempre in funzione in Italia. Questo personale, esperto in psicologia dell’emergenza è formato da Gian Piero Turchi, docente associato dell’Università di Padova, referente scientifico al quale si è affidato Luca Zaia quando ha varato l’iniziativa nel 2012.
Professor Turchi, il telefono è nato come deterrente ai suicidi. Era una stagione particolare?
«No, è una costante. Che perdura».
Come misurate la gravità del rischio?
«Abbiamo una scala da 1 a 5. Siamo gli unici al mondo ad avere questo tipo di valutazione».
Come vi siete arrivati?
«Con un approccio operativo».
Perché questo approccio non è utilizzato da altri?
«Perché lavoriamo sotto traccia, siamo modesti. La Regione ci ha affidato il servizio perché siamo stati gli unici a teorizzare che l’azienda è un bene della comunità, non solo un bene privato. Appartiene alla comunità perché dà lavoro e benessere economico ma anche perché aumenta le interazioni e apre a tutta una serie di possibilità alle persone. Se l’azienda è un bene della comunità, gli aspetti critici vanno risolti nella e dalla comunità».
Sembra di parlare con un comunista.
«Infatti ho marcato bene la distinzione: non ho detto un bene collettivo, ho detto un bene della comunità. Noi offriamo questo servizio a un bene della comunità».
Lei ci riporta a valori che non sono più di moda.
«In Regione abbiamo trovato persone sensibili a questi ragionamenti, soprattutto il presidente. E’ un fatto che va riconosciuto. Il servizio è operativo da 5 anni. Attualmente abbiamo in carico più di 200 persone in tutto il Veneto».
Cosa vuol dire in carico?
«Che li accompagniamo rispetto al loro iter, alle problematiche che hanno».
Nella scala del rischio a che livello sono?
«Nel rischio 5, il più alto, sono poche unità per fortuna. Tenga conto che quando chiamano quelli che reputiamo di rischio 5 noi allertiamo le forze dell’ordine e i nostri operatori prendono l’auto e vanno sul posto».
Com’è nata questa scala da 1 a 5?
«Dopo 35 anni di ricerche, nel 2002 abbiamo fondato una scienza che si occupa delle interazioni tra i membri della comunità: la scienza dialogica. Noi riusciamo a misurare, letteralmente misurare, il grado di esposizione al rischio di una persona. Rischio suicidario, in questo caso».
In che modo?
«In base a quello che una persona dice. Come il medico valuta se sei da codice bianco o codice rosso, così i nostri operatori sono in grado di dire se chi telefona è un codice bianco o un codice rosso».
Affascinante.
«La ringrazio, perché ci sono decenni di lavoro dietro a questo risultato».
Lei dunque sarebbe in grado di stabilire se io dico una bugia?
«Tranquillamente. Dovrei fare delle domande specifiche, ma certo. Quando una persona chiama porta tutto e il contrario di tutto: bisogna aiutarla a focalizzare l’obiettivo che si può perseguire, che tranquillizza e consente di cominciare di nuovo a vedere una prospettiva. I nostri psicologi sono formati anche sulle fattispecie dell’azienda e del mondo bancario: sanno distinguere se è più importante l’aspetto aziendale o familiare o finanziario».
Sappiamo che lei fa anche mediazione aziendale.
«Capita con una certa frequenza. Le problematiche sono i rapporti dell’imprenditore con i soci, con certi collaboratori, con i familiari. Andiamo dalla multinazionale all’impresa artigianale, al commerciante in conflitto con Equitalia, con l’agenzia delle entrate, con la banca, i fornitori, a volte anche i propri consulenti».
Fate tutto da soli?
«Abbiamo costituito una rete fortissima di consulenti, selezionati sulla capacità di dare le risposte che servono. Il Veneto è una regione ricchissima di personale di alta levatura, che lo fa anche volontariamente. Le nostre sono indicazioni pubbliche, pulite, trasparenti, che non hanno interessi sottostanti».
Che tipo di aiuto date ai risparmiatori?
«Per esempio li indirizziamo verso consulenti diversi da quelli cui si sono rivolti».
Anche lei ritiene che i risparmiatori truffati siano diventati un mercato per professionisti a caccia di onorari facili?
«Assolutamente. Per questo li mettiamo in guardia. Possiamo farlo perché in questi 5 anni ci siamo accreditati come servizio pubblico. Siamo un presidio della comunità».
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