Vuota il sacco anche Colombelli

VENEZIA. Abituato a una vita tra barche sulla costa ligure, auto di lusso, ville, dopo 11 giorni di carcere William Ambrogio Colombelli ha chiesto di parlare con il pm Stefano Ancillotto, che lo accusa di essere stato - con la sua Bmc Broker, sede a San Marino - la fabbrica di fatture false di Piergiorgio Baita (ex ad di Mantovani, in carcere) per 20 milioni di “nero”. Ieri, assistito dall’avvocato Fogliata, per cinque lunghe ore Colombelli - apparso piuttosto provato - ha risposto a tutte le domande dei pm Ancillotto e Stefano Buccini, che avevano cercato di mantenere riservato l’interrogatorio, annunciando di essere impegnati in udienza. Dopo la collaborazione alle indagini di Claudia Minutillo - ex segretaria di Giancarlo Galan, poi ad dell’Adria Infrastrutture, ex compagna di Colombelli, che ha ottenuto gli arresti domiciliari - davanti 6 faldoni e 8 Dvd di intercettazioni, fatture, riscontri bancari, s’incrina il fronte del silenzio. Se i riscontri alle dichiarazioni di Colombelli saranno positivi, c’è da credere che la Procura non si opporrà alla richiesta di arresti domiciliari che la difesa avanzerà venerdì davanti al Tribunale del Riesame. Mentre potrebbe essere sentito dai pm anche il direttore amministrativo della Mantovani, Nicolò Buson - per il quale l’avvocata Fois ha fatto istanza di Riesame - chi mantiene la linea del silenzio è Piergiorgio Baita, accusato di essere il capo dell’associazione a delinquere. «Noi andiamo avanti per la nostra strada, nel chiedere al Riesame l’incompetenza territoriale della Procura di Venezia e, comunque, gli arresti domiciliari», commenta l’avvocata Rubini. Al Riesame è annunciata anche la presenza dell’avvocato Piero Longo, difensore di Berlusconi.
In attesa del seguito di un’inchiesta che non pare certo ultimata, proseguono gli sviluppi politici. Ìeri il presidente della Regione Luca Zaia ha ricevuto dall’ad di Veneto Strade, Vernizzi, la relazione sui rapporti con le imprese del gruppo Mantovani. Il faldone, già trasmesso al responsabile del nucleo ispettivo interno, raccoglie anche la documentazione delle fiere svolte da Veneto Strade sino al 2010 e le relative sei fatture Bmc, tra il 2005 e il 2010. «Atti che non riguardano la mia amministrazione», sottolinea Zaia, «perché da quando siamo arrivati noi è cambiato il mondo e in bilancio abbiamo asciugato circa 700 milioni di euro». Tra le fatture presenti anche quattro relative ad acquisti di Veneto Strade presso tre aziende tedesche ed una austriaca specializzate in prodotti per la cantieristica. Nell’ordinanza di custodia cautelare si fa riferimento a fatture intestate a Veneto strade per 2,1 milioni di euro. In Comune a Venezia, invece, un gruppo di consiglieri ha formalizzato la delibera per la costituzione di una commissione straordinaria d’inchiesta sui rapporti con la Mantovani.
Roberta De Rossi
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