Zaia: "Acquistare i vaccini extra-Ue è legale, attendo il via libera di Speranza"

PADOVA. Il Veneto, con l’Emilia Romagna e il Friuli, più efficiente dell’Unione europea nella corsa ai vaccini con cui costruire il “passaporto” sanitario anti-Covid? La scommessa è lanciata. Se Pfizer, Moderna e soprattutto AstraZeneca hanno tagliato le dosi destinate all’Italia in barba ai contratti firmati con Bruxelles, allora non resta che muoversi nel “mercato parallelo” con procedure trasparenti e nel pieno rispetto della legalità. È questa la sfida che Luca Zaia ha lanciato, negli ultimi giorni del Conte2, al ministro Speranza chiamato a dare il via libera alla procedura avviata dalle Regioni che non si rassegnano al taglio delle forniture deciso in maniera unilaterale dalle big pharma Usa e anglo-svedese.
L’asse costruito da Zaia ha trovato l’appoggio di Bonaccini e Fedriga ed è guardato con interesse da Letizia Moratti, plenipotenziaria della sanità in Lombardia, mentre il governatore della Toscana, Eugenio Giani, ha detto che «intende rispettare le procedure concordate dall’Unione Europea». Che sono le uniche avviate anche dal governo italiano fin dal 27 dicembre, con la partenza a razzo durata dieci giorni: al Veneto sono destinate 48 mila dosi di Pzifer-BionTech alla settimana e per immunizzare 4,9 milioni di persone ci vorranno 100 settimane. Sarà quindi impossibile creare l’immunità di gregge entro settembre, perché ci vorranno due anni, anche se da aprile-maggio con le forniture di Jhonson & Jhonson lo scenario di mercato cambierà. Il target della sicurezza fissato in 3,2 milioni pari al 70% della popolazione, resta quindi un miraggio a meno che non si verifichi un miracolo contrattuale. Un colpo di magia.
L'11 febbraio Luca Zaia, nel suo consueto tg web, ha ribadito che il dg Luciano Flor ha ricevuto tre offerte ufficiali: una dalla Cina per il Coronavac– sviluppato dalla statale Sinovac; una dalla Russia per lo Sputnik V e infine una proposta anche dalla Pfizer, l’unica ad aver ottenuto il via libera da Ema e Aifa e quindi negoziabile in Italia. La bozza di contratto è scritta e verrà ufficializzata a cavallo del passaggio tra il Conte 2 e il Draghi 1. Ieri la questione ha monopolizzato la conferenza Stato-Regioni.
«Nulla verrà fatto in contrapposizione con il Governo e abbiamo già scremato molte offerte giunte da intermediari che alla verifica dei fatti non sono in grado di garantire la fornitura del vaccino», ha spiegato Zaia. In effetti, che il terreno sia minato lo conferma il team di ricercatori dell’università di Londra, guidati da Andrea Baronchelli.
Sul dark web le vendite dei vaccini anti-Covid erano iniziate già dai primi mesi della pandemia, lo scorso marzo. Prima erano generici vaccini per il SarsCov2, poi da novembre anche quelli di Pfizer e Moderna. E c’è anche chi vende i certificati di avvenuta vaccinazione, si legge sul sito Arxiv su cui i ricercatori pubblicano i loro studi. Massima cautela.
Per mettere a tacere le polemiche sollevate anche da Annamaria Parente (Iv), presidente della commissione sanità del Senato secondo cui l’acquisto dei vaccini è prerogativa esclusiva di governo e Ue, Luca Zaia ha ribadito che «le Regioni sono autorizzate a comprare farmaci anche in Paesi stranieri».
Tesi confermata da Agostino Miozzo, direttore del Cts. E come ribatte alla commissione Ue che con un suo portavoce ha bocciato i negoziati delle Regioni? «Da un punto di vista formale, rispetto alla presa di posizione dell’Ue penso non ci sia alcun ostacolo. Non esiste alcuna legge che vieti l’acquisto. Ovviamente dev’essere autorizzato, in questo caso dal ministero della Sanità. Ma prima di fare delle richieste è bene avere qualcosa di molto sicuro in mano».
Il nodo è come sempre politico: Speranza che impegni può prendere nel passaggio di consegne tra Conte e Draghi? Verrà confermato? Sarà un week end di sorprese. Per i nuovi ministri e anche per i vaccini extra Ue.
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