Zaia lavora alla squadra: «No ad alleanze in aula»

VENEZIA. Dopo 24 di interviste no stop, Luca Zaia si è ammutolito, trascorrendo la Festa della Repubblica nella sua “piccola patria” trevigiana. Una visita agli amici, la telefonata di Salvini, un’occhiata al report aggiornato sui promossi e gli esclusi, i dossier di Palazzo Balbi da spulciare. Bocca cucita, sì, e un avviso ai naviganti leghisti che è diventato rapidamente tam tam: «Testa bassa e lavorare, adesso non abbiamo alibi e il programma depositato in tribunale è vincolante per tutti, senza eccezioni né divagazioni sul tema». Comincia a lavorare alla squadra, il governatore più votato d’Italia. E le caselle da riempire sono parecchie: dieci assessorati (inclusa la vicepredisenza), la scelta dei presidenti del Consiglio regionale e delle commissioni - gangli decisivi per assicurare rapidità di esecuzione alle misure dell’esecutivo - la nomina dei capigruppo della Lista Zaia e della Lega; c’è la possibilità che i consiglieri eletti (13+10) confluiscano in un unico gruppone, se così non fosse (vista la presenza di un indipendentista e di un esponente di Fratelli d’Italia) l’orientamento è di designare comunque uno speaker di maggioranza, magari un “mastino” d’aula, come il sindaco uscente di Cittadella Giuseppe Pan.
E le poltrone in Giunta? «Non provate a tirarmi per la giacchetta, deciderò in libertà senza badare al bilancino», ha fatto sapere Zaia per frenare sul nascere gli appetiti diffusi. Il criterio delle preferenze raccolte, pare di capire, peserà ma non sarà determinante. I nomi? Si profilano la conferma del veronese Luca Coletto alla sanità (la delega di gran lunga più importante) mentre Roberto Ciambetti - che nella precedente legislatura ha retto il Bilancio - potrebbe assumere la rinnovata delega ai rapporti con l’Unione europea, fin qui frazionata tra amministratori diversi: il vicentino ha già negoziato progetti e finanziamenti con Bruxelles e l’esperienza con i conti e i regolamenti comunitari gioca a suo favore. E il bilancio? Tra i papabili (ma siamo sul piano dei rumors) c’è il trevigiano Federico Caner, capogruppo uscente: non si è ricandidato ma potrebbe entrare a Palazzo Balbi da esterno; tra gli outsider, Luciano Sandonà, vicesindaco di Campo San Martino, che vanta competenze tecniche - è un commercialista con un centinaio di clienti tra le aziende - ed è apprezzato dal veterano Ciambetti. A proposito di esterni: la legge ne consente fino a cinque e prima delle elezioni Zaia, conversando con i candidati, alluse alla possibilità di affidare le Infrastrutture (versante ad alto rischio di infiltrazioni illegali) ad un magistrato in quiescenza; chissà se ha cambiato idea o se manterrà il proposito, resistendo alle ambizioni della sua truppa, dove spiccano gli scalpitanti consiglieri padovani - da Roberto “bulldog” Marcato (il primatista nelle preferenze) a Fabrizio Boron, fedelissimo del sindaco Massimo Bitonci, che lo sostiene con forza; tutti aspirano ad un posto al sole - secondo la “regola” di una poltrona per provincia - ma esitano a fare la voce grossa per non incorrere nella furia zaiana. Tra i gettonati, sembrerebbe, figura anche il veneziano Gianluca Forcolin, ex deputato. Vabbé. Sul fronte extraleghista, quello di Forza Italia ridotta a tre rappresentanti, la corsa è limitata ai veterani Massimo Giorgetti ed Elena Donazzan; quest’ultima dovrebbe conservare la delega al Lavoro mentre il veronese Giorgetti (dopo quattro legislature trascorse in Giunta) potrebbe concorrere alla presidenza dell’assemblea.
È tutto? Quasi. A dispetto del successo trionfale (50,1%) la coalizione dispone di “appena” 28 seggi (più quello del governatore) su 50: maggioranza risicata, tutt’altro che rassicurante in un Palazzo dove sgambetti, trattative sottobanco e cambi di casacca sono all’ordine del giorno. Perciò, a spoglio concluso, qualche leghista ha ipotizzato un allargamento della maggioranza che guardi ad Area Popolare o addirittura ai pentastellati: «Niente del genere», ha tagliato corto Zaia «in aula dialogheremo con tutti, a cominciare dal M5S, ma la maggioranza è e resterà quella sancita dagli elettori veneti».
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