Zaia, legge bis: bandiera veneta esposta in tutti i luoghi pubblici

La Regione ripropone il progetto bocciato un anno fa dalla Corte Costituzionale  «Non è un capriccio ma un diritto del nostro popolo, il Governo non si opponga»



Se al Viminale imperasse ancora Matteo Salvini, non scommetteremmo un cent sulla carriera del questore di Padova, il catanese Paolo Fassari, che, applicando alla lettera la normativa sugli stadi, ha vietato la bandiera di San Marco all’Euganeo. Per sua fortuna, la stagione gialloverde è alle spalle né il ministro degli Interni in carica, Luciana Lamorgese, pare incline a sanzionare un gesto in sé legittimo che, al più, configura un eccesso di zelo.

decisioNe-lampo

Chi non si rassegna al divieto, giudicandolo «quantomeno incivile», è il governatore del Veneto, lesto a farsi interprete dell’ondata di proteste di marca leghista. Di buon mattino, su proposta di Luca Zaia, la Giunta di Palazzo Balbi ha approvato all’unanimità la “riesumazione” del progetto di legge che prevede l’esposizione obbligatoria del vessillo con il Leone alato in campo porpora (dal 1970 simbolo ufficiale della Regione) negli edifici pubblici «sia statali che facenti capo ad amministrazioni locali». Non si tratta di una novità: nell’agosto 2017 i consiglieri veneti legiferava nella stessa direzione (prevedendo sanzioni fino a mille euro per i trasgressori) salvo incassare la bocciatura della Corte Costituzionale che, un anno fa, ha dichiarato l’assemblea incompetente a riguardo.

l’identitÀ e il tricolore

Siamo al revival, insomma: «È il simbolo dell’identità e della storia di un popolo», la replica di Zaia «e farla sventolare dalle sedi degli uffici pubblici è esclusivamente un atto di rispetto per la nostra comunità. Sì, oggi riproponiamo questa legge e lo facciamo perché abbiamo la certezza che contiene un principio sacrosanto, meritevole di essere difeso. Mi auguro che questa volta non venga impugnata dal Governo; se fosse ancora così tuteleremo, fino in fondo e in tutte le sedi possibili, il diritto di esporre la nostra bandiera»; «Non è un mio capriccio, a suggerirlo è il buon senso», rincara il governatore «penso che nessuno possa vedere un atto di provocazione nell’esposizione di un simbolo identitario, credo anzi che una legge di questo genere dovrebbe essere esportata in ogni regione italiana perché tutti i cittadini hanno questo diritto».

sÌ del m5s, Pd contrario

Mentre i 5 Stelle condividono la critica al divieto («Una follia»), a sinistra - dal Pd a Leu - c’è chi obietta e antepone il tricolore al leone marciano: «L’attaccamento alla bandiera della propria regione non toglie nulla ad alcun cittadino italiano. Chi pensa il contrario, si ricordi dei funerali a Sassari di un Presidente emerito della Repubblica come Francesco Cossiga, che fu anche un grande giurista. Sulla sua bara volle che fosse stesa anche la bandiera sarda con i quattro mori, un simbolo di storia e attaccamento ad una terra come lo è quella veneta con il leone marciano». E c’è chi va oltre: «Per evitare il ripetersi di episodi quali quello accaduto allo stadio di Padova, e In attese delle scuse del questore che ha mancato di rispetto al nostro popolo, proporrò un progetto di legge statale per estendere il reato di vilipendio alla bandiera nazionale a quelle regionali», mostra i denti Nicola Finco, il capogruppo leghista al Ferro-Fini. —



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