Ex dirigenti e giocatori Ecco tutti gli incroci con il Parma di Ghirardi

PADOVA. Calcio Padova e Parma Football Club. Due storie che si sono più volte intrecciate negli ultimi anni, che hanno viaggiato su binari paralleli e che ora rischiano di avere lo stesso, triste,...

PADOVA. Calcio Padova e Parma Football Club. Due storie che si sono più volte intrecciate negli ultimi anni, che hanno viaggiato su binari paralleli e che ora rischiano di avere lo stesso, triste, epilogo. Ci sono parecchi punti di contatto nelle vicende calcistiche e giudiziarie dei due club, i cui rapporti sono tuttora al centro di un’indagine della Guardia di Finanza padovana. Una vicenda in salsa veneto-emiliana, ma con uno spiccato accento bresciano.

In principio fu Baraldi. I rapporti stretti tra Padova e Parma nascono nel gennaio 2012, quando Marcello Cestaro assume Luca Baraldi come consulente personale. In realtà Baraldi è stato chiamato dal gruppo Unicomm con un preciso mandato: gestire la società biancoscudata e preparare la cessione del pacchetto azionario. È un uomo di finanza, entrato nel mondo del calcio proprio a Parma con Callisto Tanzi. Nell’estate 2012 Baraldi prende il controllo anche della gestione sportiva, tagliando i costi e puntando su tanti prestiti. Di questi, cinque arrivano dal Parma, a cui si aggiunge la comproprietà di Galli, rientrata in un affare tortuoso, visto che alla controparte il Padova cede Portin, per un’operazione complessiva di 4 milioni. Una plusvalenza notevole, marchio di fabbrica della gestione Ghirardi a Parma. L’anno successivo Baraldi convince Cestaro a cedere all’imprenditore bresciano Diego Penocchio, per 5 anni vice-presidente del Parma con il concittadino Ghirardi. La partnership tra i due club si rafforza ancora di più e arrivano a Padova altri cinque giocatori dalla via Emilia. Ma è una cifra minuscola, se paragonata ai 300 calciatori mossi sul mercato, nell’estate 2013 dal Parma, che ufficialmente ha anche creato un legame con due società satellite, Gubbio e Nova Gorica, alla quale - via Padova - finisce Bruno Vicente. Come amministratore delegato, in viale Rocco, arriva Andrea Valentini, presidente di Sts, società che cura la gestione di servizi e sicurezza allo stadio Tardini. Valentini, da Parma, porta con sé la consulenza di AB Global Service (società incaricata di curare i campi di Bresseo, oltre a quelli di Collecchio) e il figlio Marco, che da osservatore della società ducale diventa responsabile dell’area tecnica del Padova. I due club condividono anche lo stesso gestore di pubblicità, la bresciana G-Sport, sospettata, nell’indagine della Procura e della Finanza, di essere anche socio occulto di Penocchio nel Padova,anche se i due titolari, Italo e Alessandro Giacomini, non sono indagati.

Il patatrac. La scorsa estate la proprietà biancoscudata, che da gennaio 2014 non ha più pagato i contributi fiscali e da marzo ha lasciato senza stipendio tecnici e giocatori, non trova le risorse per iscriversi in Lega Pro, dopo essere retrocesso, e cessa l’attività sportiva. Nello stesso periodo il Parma si vede revocata la licenza Uefa per il mancato pagamento dell’Irpef. Il primo passo verso la deriva del sistema ducale, che ha portato Ghirardi a cedere la società prima all’albanese Taçi, il quale a sua volta, ad inizio febbraio 2015, la consegna a Giampietro Manenti. Chi è questo Manenti? Titolare della Mapi Group con sede a Nova Gorica (nome già sentito), in passato aveva provato senza successo ad acquistare il Brescia. Il Parma, tuttavia, è sull’orlo del fallimento e Ghirdardi è indagato per bancarotta fraudolenta, insieme al d.g. Pietro Leonardi (accusato di concorso in bancarotta fraudolenta).

Incredibile, però, la latitanza della Procura della Federcalcio: nel giugno scorso la Finanza aveva segnalato l’illecito sportivo a Palazzi per la commistione di interessi fra Parma e Padova. Oggi i “nodi” anche su questo fronte sono venuti al pettine.

Stefano Volpe

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