«Ho battuto il linfoma di Hodgkin così torno a far saltare la Kioene»

Volley Superlega. Ferrari, dj speaker all’Arena, ha vinto il tumore dopo 5 mesi di chemioterapia  

LA STORIA

È la voce della Kioene Arena. Ma pochi sanno che Stefano Ferrari, istruttore subacqueo e dj bassanese, tornato a fare lo speaker alle partite di volley in questa stagione dopo 6 anni lontano dai campi, ha alle spalle una storia tutta da raccontare. In cui al centro c’è stata una partita più difficile delle altre, quella che ha vinto contro il cancro. «Sono un allegro ragazzotto classe 1975», dice presentandosi, «appassionato di fitness e alimentazione, che ha cominciato a fare il dj e lo speaker radiofonico nel 1994. La passione è diventata un lavoro nel 1997, anno in cui ho girato parecchio per poi accasarmi l’anno successivo a Radio Company. Di lì a poco ho cominciato a fare anche lo speaker pubblicitario. Come istruttore subacqueo, invece, mi sono concesso due anni sabbatici in cui ho mollato tutto e mi sono trasferito a Gran Canaria, tra il 2016 e il 2017. Poi ho risposto al richiamo del mio primo amore, la radio».

E tra le tante sfide affrontate c’è stata quella con la malattia.

«A novembre del 2019 mi è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin, terzo stadio: è un tumore che colpisce i linfonodi e di cui non si conosce la causa. Lo stesso di Francesca Schiavone, della sua collega Carla Suarez Navarro, Jeff Bridges, Nanni Moretti, Joey Ramone. Dopo 5 mesi di chemioterapia e uno di radioterapia abbiamo vinto, soprattutto grazie al grande lavoro dell’equipe dello Iov di Padova, che mi ha seguito».

Lei accetta di parlarne di buon grado, non tutti seguono il suo esempio.

«E sinceramente non lo capisco: penso sia semplicemente paura, dovuta al fatto che la sensibilizzazione e la divulgazione non siano recepite per quello che effettivamente sono. C’è il timore di nominare il cancro. Se fosse al centro delle conversazioni social di questi tempi come lo è il Covid, relazionarsi con persone affette da tumore sarebbe davvero più semplice».

Come l’ha cambiata questa battaglia?

«È cambiata la percezione di tutto quello che mi circonda: alcune cose che in passato mi mettevano ansia o mi facevano arrabbiare ora sono decisamente passate in secondo piano, mentre ho cominciato a dare importanza a tutto quello che può rendere migliore la mia vita e quella di chi mi circonda. Le mie priorità ora sono diverse. A tutti quelli che si trovano a contatto con il cancro voglio dire di lottare con tutte le forze, di usare ciò che di più potente abbiamo a disposizione: il cervello!».

È tornato a fare lo speaker per la Kioene Padova in un anno particolare.

«Farlo in un palazzetto vuoto è molto complicato, ma affrontando situazioni difficili si migliora professionalmente».

Ci fa una playlist con le canzoni che dedicherebbe a squadra, staff e tifosi?

«Da rockettaro incallito, penso a tre canzoni piene di chitarre. Alla squadra dedicherei “Jump” dei Van Halen, allo staff “Know your enemy” dei Green Day, mentre per il pubblico la scelta è obbligatoria per questioni coreografiche: “We will rock you” dei Queen, un classico per vedere tutte le mani battere all’unisono». —

DIEGO ZILIO

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