Il discolaccio ora è un’icona «La mia annata più bella»

PADOVA. La rivincita di Trevor Trevisan. Non c’è termine migliore per descrivere la parabola vissuta dal centrale difensivo e la sua strepitosa stagione, coincisa con il ritorno in B del Padova e la vittoria della Supercoppa. Meglio di così proprio non poteva andare, visto come era cominciata l’annata di Trevisan. Arrivato in prova ad agosto inoltrato e subito osteggiato dai tifosi, che lo vedevano come una dei simboli in campo delle ultime annate deludenti vissute dal Padova prima del fallimento sportivo. Eppure il giocatore ha resistito, forte di un grande amore per quella che è diventata la sua città adottiva, dove ha preso casa e messo radici. E anche la società ha resistito, decidendo di tirare dritto per la propria strada e tesserarlo. Trevisan sapeva di non poter sgarrare, non tanto in campo quanto fuori, dove buona parte della tifoseria non gli ha mai perdonato una certa propensione... al divertimento in età giovanile. Ma a 34 anni, con moglie e un figlio appena nato, il suo comportamento è stato non solo inappuntabile, ma anche d’esempio per i compagni meno esperti, sempre spronati e incoraggiati in allenamento. Il resto, con un campionato vissuto da leader della retroguardia più forte della Serie C, è venuto da sé, tanto da far meritare a Trevisan il rinnovo contrattuale di un anno firmato giovedì scorso.
«Onestamente non potevo chiedere di meglio a quest’annata», sorride Trevor. «Devo ringraziare Zamuner, senza il quale molto difficilmente sarei tornato a Padova, e Bisoli, che ha deciso di puntare su di me dopo i primi allenamenti in prova. Vivere da protagonista il ritorno in B e la vittoria della Supercoppa è stato strepitoso, penso di aver passato la stagione più bella da quando gioco a calcio».
E dire che tutto era cominciato tra mille difficoltà. «Sapevo che avrei trovato delle insidie, ma appena mi è stata proposta l’opportunità di poter tornare a Padova non ci ho pensato un secondo. E sono felice di essermi riavvicinato ai tifosi».
Tante volte nel calcio si parla, anche in maniera retorica, della forza del gruppo. Ma il segreto di questa stagione sembra proprio essere stato l’affiatamento tra i giocatori e lo staff. «È così. Anche le altre volte in cui avevo vinto il campionato, a Pisa e Salerno, avevo fatto parte di un gruppo unito, ma in questa occasione c’è stato proprio un legame speciale. Stavamo sempre assieme, anche con le famiglie, e nel calcio è sempre più raro».
Tralasciando i rinforzi, che ovviamente arriveranno, questa rosa può far bene anche in Serie B? «Ce lo siamo detti anche tra noi: se scenderemo in campo con lo stesso spirito, lo stesso approccio e la stessa fame che abbiamo avuto nella stagione appena conclusa, potremo toglierci belle soddisfazioni. Ma la concentrazione dovrà restare sempre alta e da questo punto di vista mister Bisoli è una garanzia. Ma scordiamoci di cullarci sugli allori del campionato appena vinto».
E dal punto di vista personale, invece, come crede di ritrovare una B abbandonata due stagioni fa? «Sento di avere l’entusiasmo di un ragazzino, non vedo l’ora di tornare a giocare in stadi importanti e incrociare anche vecchi amici. Ho veramente tanta voglia di confrontarmi di nuovo con certi palcoscenici. So di non essere più un ragazzino, ma fisicamente sto bene e, per la prima volta da quando gioco, in questa stagione non ho saltato nemmeno una partita per infortunio. Chiudere la carriera a Padova? Assolutamente sì, è quello che vorrei. Ora però vado in vacanza: Spagna, con il mio amico Renzetti».
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