Joseph non diventerà mai Bepi, ma va bene così

Nonostante la piazza lo accolga con diffidenza, chiedendogli più cuore, Oughourlian ha saputo costruire un Padova dalla struttura molto solida, pronto a giocarsi la Serie B

Giovanni Armanini
Oughourlian con il presidente Peghin
Oughourlian con il presidente Peghin

A ben vedere, piaccia o meno, il Padova ha una situazione ideale nella composizione societaria attuale.

È controllato da un fondo che si chiama Amber Capital e opera a livello internazionale sotto l’egida di Joseph Oughourlian, ha un presidente padovano che risponde al nome di Francesco Peghin ed un management qualificato in cui tutti hanno il loro ruolo e distinguono campo e azienda, ovvero parte sportiva e parte strategico organizzativa. «Se un manager parla di calcio coi giocatori fa una figura da bar sport» ha detto recentemente al nostro giornale Alessandra Bianchi, l’amministratore delegato. Nel calcio degli avventurieri alla ricerca di visibilità le andrebbe fatta una standing ovation per averlo detto.

In una delle sue ultime visite in città, Joseph Oughourlian venne accolto da uno striscione di pura poesia: «Joseph, semo quei bianchi». In quelle parole c’è tutta la distanza tra il nostro modo di vivere il calcio e quello che giocoforza è l’approccio di un finanziere franco armeno che gestisce anche un club in Colombia, uno in Francia ed ha una quota di minoranza in uno spagnolo.

I tifosi hanno ragione a chiedergli più cuore, ma è inutile aspettarsi un patron all’italiana, rumoroso, che ogni tanto urla contro il palazzo, che fa qualche scenata contro l’allenatore di turno o si erge a improbabile detrattore del potere. Oughourlian gestisce il club con distacco e misura, si fida dei collaboratori. Non regala siparietti alla Lotito o alla De Laurentiis. Ma a ben pensarci ha realizzato a Padova quel che altri vorrebbero per sè: management locale supportato da capitale internazionale, cosa che (con le dovute proporzioni) l’Atalanta ha egregiamente realizzato dopo l’invidiabile ascesa dell’ultimo decennio.

In una Serie B in cui l’anno prossimo tutti i club tranne i neopromossi dovranno fare i conti con il disastro dei diritti tv che ha imposto almeno un paio di milioni di entrate in meno, il Padova si presenta solido. Non vuole strafare, il patron franco armeno, vuole bilanciare sforzi e obiettivi. Non va tanto d’accordo con le istituzioni locali, ma non risultano nello stivale troppe situazioni in cui politica e calcio stiano andando a braccetto.

Gli viene contestato di non far mandare troppi comunicati stampa, come se fosse un problema, o di non ammorbarci con lunghi monologhi retorici su obiettivi e prospettive, come fanno tanti suoi colleghi. Oughourlian fa con quel che ha, e non è poco. Ha un profilo internazionale, non sarà mai un Giuseppe, Beppe, Pepin o Bepi alla maniera veneta, uguale a come lo vorrebbe la piazza, ma di certo ha dato al Padova una solidità che di questi tempi è grasso che cola. Un filo di gratitudine non guasterebbe.

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